di Redazione
Israele pare non piacerle affatto, soltanto l’anno scorso lo aveva definito tout court «uno Stato di apartheid», o meglio ancora, «una potenza colonizzatrice».
Nel 2021, poco dopo l’operazione Guardian of the Walls – la controffensiva lanciata dal Governo israeliano in risposta agli attacchi missilistici provenienti dalla striscia di Gaza – la freschissima vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura, Annie Ernaux, aveva firmato una Lettera contro l’apartheid che elencava pedissequamente gli attacchi contro arabi e palestinesi e gli attacchi israeliani a Gaza, guardandosi bene dal menzionare le rivolte guidate dagli arabi israeliani in Israele o i 4.000 razzi lanciati dalla Striscia di Gaza su Israele: «Inquadrare questa come una guerra tra due parti uguali è falso e fuorviante – sono state le sue parole –. Israele è la potenza colonizzatrice. La Palestina è colonizzata. Questo non è un conflitto: questo è apartheid», si legge nella lettera firmata dalla scrittrice francese oggi ottandaduenne.
E sono pochi al momento i media, impegnati come sono a celebrare la vittoria della scrittrice, a riportare le posizioni politiche e le visioni del mondo di questa femminista molto attiva politicamente nonché sostenitrice di una letteratura che indaga la memoria personale prima di divenire universale… Come si legge in un articolo di Ynetnews, non è infatti la prima volta che Ernaux se la prende con Israele: nel 2019 aveva firmato una petizione chiedendo il boicottaggio del concorso musicale Eurovision in Israele e un anno prima aveva firmato una petizione insieme un centinaio di artisti chiedendo il boicottaggio dell’esibizione della compagnia di ballo israeliana in Francia. La petizione recitava tra l’altro: «quel messaggio suona vuoto nel suo tentativo di distrarci dalle violazioni dei diritti umani dei palestinesi. La discriminazione e l’esclusione sono profondamente radicate in Israele, dove il 19 luglio 2018 è stata adottata la legge “Israele, Stato nazione del popolo ebraico”, che proclama che solo gli ebrei hanno il “diritto all’autodeterminazione nazionale”, quindi l’apartheid è stato ufficialmente sancito legalmente».
Non solo. Come si legge in un altro articolo del Jerusalem Post, il nuovo premio Nobel, dopo aver ha ripetutamente sostenuto il BDS, ha anche firmato una lettera per chiedere il rilascio di Georges Abdallah, un militante libanese che ha co-fondato le Fazioni armate rivoluzionarie libanesi nel 1980 ed è stato condannato all’ergastolo per l’assassinio nel 1982 dell’addetto militare statunitense tenente colonnello Charles R. Ray e il diplomatico israeliano Yaakov Bar-Simantov. La lettera firmata dalla scrittrice, descrive Ray e Bar-Simantov come «agenti attivi del Mossad e della CIA» e Abdallah come «impegnati nei confronti del popolo palestinese e contro la colonizzazione».
Per contro, il mondo letterario internazionale ha anche espresso in passato personaggi come JK Rowling, creatrice della fortunatissima saga di Harry Potter che l’ha resa una delle persone più ricche al mondo. Rowling si è più volte dichiarata contraria al boicottaggio di Israele firmando una lettera aperta pubblicata sul Guardian il 22 ottobre del 2015, intitolata Israele necessita di ponti, non boicottaggi, che incoraggiava il dialogo fra Israele e palestinesi in una comunità creativa e culturale più ampia. Una lettera a cui fece eco la risposta del Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI), firmata da molti noti artisti. (Articolo Mosaico).
Alla scrittrice francese, Annie Ernaux, è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura. «Per me un grande onore e allo stesso tempo una grande responsabilità».