di Paolo Castellano
Si può dire che l’antisemitismo si adatti a tutto, anche ai nuovi servizi di intrattenimento online. In queste settimane ha destato scandalo un’inchiesta della testata israeliana The Times of Israel che ha scoperto che all’interno della popolarissima piattaforma di musica in streaming Spotify (200 milioni di ascoltatori in tutto il mondo) sono presenti delle playlist con titoli e simboli antisemiti, comprese le croci uncinate.
Queste raccolte sono state create da utenti che utilizzano degli pseudonimi – molte volte anch’essi antisemiti – corredati di immagini di Hitler, campi di concentramento o vittime della Shoah. I titoli sono significativi e riservano pochi fraintendimenti: “Sniffare le ceneri di Anne Frank”, “Gasare Anne Frank”, “Canzoni per Auschwitz”, “L’olocausto era uno scherzo” e “Hitler aveva ragione”. Inoltre, sono 110 i profili pubblici registrati su Spotify con il nome Adolf Hitler e altri che sono invece una variazione del nome del dittatore. Non è ancora chiaro se la piattaforma li sospenderà dal servizio.
In Italia sono tuttora visibili, mentre la Germania ha chiesto in via istituzionale la rimozione di questi contenuti. L’azienda musicale ha risposto prontamente, rendendo pubblica una dichiarazione in cui s’impegna a contrastare l’antisemitismo sulla sua piattaforma.
Un portavoce di Spotify intervistato dal Times of Israel ha rassicurato l’opinione pubblica: «I contenuti in questione generati dagli utenti violano la nostra politica e stanno per essere rimossi. Spotify vieta qualsiasi contenuto offensivo, diffamatorio, pornografico, intimidatorio e osceno».
Come abbiamo verificato, le canzoni contenute nelle playlist che inneggiano al nazifascismo appartengono a un gruppo variegato di generi: dalle hit internazionali ai classici del metal. La mancanza di brani apertamente razzisti è frutto delle recenti decisioni dei vertici di Spotify che nel 2017 hanno scelto di eliminare dal loro catalogo i titoli prodotti da artisti e band di suprematisti bianchi e neonazisti.
Nella parte finale del suo comunicato, Spotify ha però specificato che valuterà caso per caso i contenuti antisemiti, d’odio e di violenza. Il Memoriale di Auschwitz ha gradito il nuovo impegno, pubblicando su Twitter un messaggio di incoraggiamento: «Spotify, fai meglio».