di Paolo Castellano
Meritocrazia. Quante volte è stata invocata nel nostro paese per stimolare un ricambio di qualità della classe dirigente, imprenditoriale, politica. Eppure, nonostante un ritardo che dura ormai da più di un trentennio, c’è ancora speranza. Come sottolinea il giornalista ed editorialista del Corriere della Sera Roger Abravanel nel suo ultimo saggio Aristocrazia 2.0. Una nuova élite per salvare l’Italia (Solferino), toccherà agli aristocratici 2.0 riscrivere il futuro della penisola italiana.
Ma chi sono questi individui che potrebbero innescare un circolo virtuoso economico, sfruttando la meritocrazia? «Siamo difronte all’emergere di una nuova aristocrazia, un’aristocrazia 2.0, in cui i genitori passano ai figli non denaro o beni, ma l’accesso alla migliore educazione. Aspetto tra l’altro presente nell’ebraismo», dichiara Abravanel.
Sebbene il concetto di meritocrazia sia nato nel secolo scorso nell’università americana di Harvard, la tradizione ebraica ha da sempre incoraggiato il processo meritocratico all’interno delle proprie comunità: «In Cina il Talmud è diventato un best seller. C’è infatti un saggio curato da Rachel Brodie e Vicky Kelman intitolato Jewish Family Education che ha venduto un milione di copie». «In Asia l’antisemitismo è stato sostituito dal desiderio di apprendere i segreti della meritocrazia ebraica che nel corso dei secoli ha portato gli ebrei ad avere successo», ha sottolineato il giornalista.
Dunque, come nel passato anche al giorno d’oggi, l’etica giudaica ha coltivato i valori legati all’istruzione e all’educazione, favorendo lo sviluppo della meritocrazia all’interno e all’esterno dalla propria comunità.
Come uscire dalla stasi economica?
Il saggio Aristocrazia 2.0 propone valide alternative per portare l’Italia fuori dalle sabbie mobili dell’impoverimento e della decadenza capitalistica in cui si trova da quarant’anni. Questa stasi economica e imprenditoriale, aggravatasi dall’epidemia di Covid-19, danneggerà irreversibilmente le future generazioni se non verrà affrontata nell’immediato. Nei prossimi mesi il governo italiano riceverà i fondi europei previsti dal Recovery Fund che dovranno essere impiegati adeguatamente per stimolare la crescita del nostro paese. Una ripresa che potrebbe essere guidata proprio dagli aristocratici 2.0 per investire sull’economia della conoscenza, come sta accadendo nel mondo nel campo dei vaccini e del digitale.
«Tutto il paese dovrà cambiare. Dovranno nascere molti di questi aristocratici 2.0 perché i problemi dell’Italia non sono dati dalla politica o dai governi. Non siamo fermi da 10 o 20 anni come la gente pensa. Siamo fermi da 40 anni. Non abbiamo inseguito l’economia della conoscenza», sostiene Abravanel che poi ha aggiunto come l’opinione pubblica italiana sia ancora ancorata a una concezione di economia fondata sulla fabbrica e gli operai. «Invece oggi l’economia è passata dalle fabbriche ai servizi: assicurazioni, telecomunicazioni e conoscenza. Quest’ultimo settore è cresciuto molto negli ultimi 20-30 anni. Vediamo adesso i risultati sui vaccini e il digitale».
Dunque, qual è il percorso che il capitalismo italiano dovrà intraprendere per favorire la crescita economica dell’Italia? L’autore del saggio non ha dubbi: abbandonare l’idea del “piccolo è bello” puntando sulla creazione di aziende-colosso. «La nostra economia non ha compreso questa transizione e si è giocata l’equivalente del PIL del Portogallo. Ciò è accaduto perché gli aristocratici 2.0 non hanno potuto esprimere il proprio capitale umano», ha dichiarato Abravanel. Infatti, l’Italia ha preferito appoggiarsi a un capitalismo familista che però negli ultimi decenni ha contribuito a smantellare le grandi aziende del Made in Italy. «La Pfizer è un colosso. Moderna è diventata un colosso da una start-up. Per questo motivo il nostro ecosistema capitalistico, dove i genitori assegnano ai figli posizioni di comando all’interno delle aziende, non funziona», ha sottolineato Abravanel, aggiungendo che saranno necessari incentivi economici (capitali smart) per aiutare gli imprenditori più virtuosi a crescere.
Il potenziale dell’università italiana
All’interno del libro Aristocrazia 2.0 è poi presente una riflessione sulle potenzialità inespresse dell’università italiana. Abravanel scrive che nelle nazioni più avanzate, come Israele e Stati Uniti, gli atenei siano la fucina degli high value jobs. Perché l’Italia non fa lo stesso? «La nostra prima università italiana è il Politecnico di Milano che si trova al 149° posto nella classifica internazionale. Questo accade perché in grandissima parte i docenti universitari si rifiutano di competere sulla meritocrazia. Non vogliono essere valutati sulla qualità dei loro insegnamenti», ha affermato il giornalista.
A parte le mancanze del sistema capitalistico e del funzionamento della formazione universitaria, nel saggio di Abravanel viene individuato un terzo ostacolo alla realizzazione di un efficiente sistema meritocratico italiano, ovvero la Magistratura che contribuisce alla paralisi decisionale degli organi di governo. Secondo l’autore, la lentezza e la problematicità della burocrazia non sarebbe provocata dai “fannulloni” ma dallo strapotere giudiziario italiano unico al mondo. In questo senso, essere consapevoli delle criticità economiche italiane sarebbe già un passo avanti per evitare lo “scenario Argentina”.