di Pietro Baragiola
Sono ufficialmente iniziati gli Special Olympics World Games, l’evento mondiale durante il quale migliaia di atleti con disabilità mentali si sfideranno dal 17 al 25 giugno in 24 tipologie di sport diversi per promuovere l’inclusività.
Quest’anno ben 35 atleti israeliani sono stati ammessi per rappresentare lo stato ebraico e dovranno competere contro gli altri 7000 sfidanti provenienti da circa 170 paesi per portare a casa la tanto ambita medaglia d’oro.
“Siamo oltremodo contenti e motivati!” afferma Sharon Levy-Blanga, CEO della sede israeliana di Special Olympics che, dopo 30 anni di attività, è stata ufficialmente riconosciuta dal Ministero israeliano della Cultura e degli Sport come un’ufficiale federazione sportiva.
“È la prima volta nelle vite dei nostri campioni che vengono riconosciuti per quello che sono: come atleti e non solo come persone disabili” spiega Levy-Blanga, orgogliosa.
La nascita degli Special Olympics World Games
Gli Special Olympics World Games hanno raggiunto oggi la loro 16esima edizione e, dopo un lungo processo di selezione iniziato nel 2017, si svolgeranno per la prima volta in Germania, nella città di Berlino.
A differenza delle Paralimpiadi dove competono atleti con disabilità fisiche e motorie, gli Special Olympics World Games ospitano sportivi con disabilità mentali anche molto severe: sindrome di Down, autismo, ritardi cognitivi e ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione).
Nel 1960 le persone affette da questo tipo di disabilità vivevano nell’ombra della società, nascoste in case ed istituzioni, senza la possibilità di andare a scuola, lavorare e vivere una vita normale. Nessuno poteva immaginare che potessero acquisire talenti sportivi o beneficiare da esercizio e allenamento costante.
Tutto cambiò nel 1968 quando, grazie alla visione rivoluzionaria di Eunice Kennedy Shriver (sorella dell’ex-presidente americano), 1000 atleti provenienti dagli Stati Uniti e dal Canada entrarono nello stadio Soldier Field di Chicago dando il via ai primi Special Olympics World Games. L’obiettivo chiave era di mettere in luce non le disabilità degli sportivi in gara bensì le loro abilità fuori dal comune e il loro valore nella società.
Questo evento fu un punto di svolta che portò alla nascita dell’iniziativa Special Olympics, volta a promuovere le capacità delle persone affette da disabilità mentali attraverso percorsi di formazione svolti nelle sue sedi in tutti i paesi del mondo.
Oggi Special Olympics è la più grande organizzazione sportiva mondiale rivolta a persone affette da disabilità mentali, includendo oltre 5 milioni di atleti da 174 paesi, e riconosciuta ufficialmente dal Comitato Olimpico Internazionale (IOC).
Gli atleti israeliani
Durante la scorsa edizione degli Special Olympics World Games, tenuta nel 2019 ad Abu Dhabi, Israele ha vinto ben 19 medaglie, di cui 4 ori, e Levy-Blanga è convinta che la nuova delegazione otterrà risultati ancora più importanti.
Tra i 35 sportivi israeliani che quest’anno si cimenteranno in 7 discipline distinte (atletica, judo, nuoto, ciclismo, ping pong, calcio e bowling) vi sono alcuni ex-medaglieri, come i campioni di nuoto Avital Naveh (oro nei 100 metri individuali misti e bronzo nei 100 metri dorso) e Gilad Kalishov (bronzo nei 50 metri stile libero). Molti di questi atleti arrivano a Berlino con sete di rivincita, come Judoka Levav Barkan, la campionessa israeliana di bowling, vincitrice della medaglia d’argento ad Abu Dhabi e oggi pronta a combattere per il primo posto.
La caratteristica che però unisce i concorrenti di questo grande evento sportivo è che molti di loro, se non tutti, hanno provato sulla propria pelle le discriminazioni per la loro condizione mentale e, ciononostante, hanno trovato la forza di raggiungere risultati incredibili. Per la squadra israeliana un esempio di ciò è rappresentato dalla 34enne Pazit Rubens che, come raccontato dal fratello Hanan in un’intervista al magazine The Jerusalem Report, da bambina era stata rifiutata da un gruppo di danza perché l’istruttore temeva che la sua condizione non l’avrebbe tenuta al passo con gli altri allievi. In seguito, grazie all’incoraggiamento di un maestro di ping-pong che la invitò a cimentarsi nel nuovo sport, Pazit dimostrò un’attitudine naturale per il tennis da tavolo, arrivando a vincere la medaglia d’oro a Kiel nel 2018 e a rappresentare Israele negli Special Olympics World Games del 2023.
I giochi di quest’anno segnano inoltre un’importante svolta storica per lo Stato d’Israele che, per la prima volta, ha fatto partecipare una squadra di calcio femminile. La sua allenatrice è l’ex-calciatrice professionista Silvi Jan che si ritiene fiera di condividere la propria esperienza con le giovani atlete per guidarle alla vittoria.
Vittorie unite
“Non siamo più noi e loro: si tratta di lavorare insieme e vincere come una coppia unita” spiega Levy-Blanga durante un’intervista a The Times of Israel quanto, tra le varie discipline presenti nelle Special Olympics World Games, siano soprattutto i giochi unificati a promuovere l’inclusività.
Gli sport unificati sono competizioni che mettono nella stessa squadra persone con e senza disabilità per raggiungere insieme la tanto agognata medaglia d’oro.
Tra gli esempi più giovani, orgoglio della delegazione israeliana, troviamo la coppia composta dalla tennista Sonia Yanushuk di soli 19 anni e dal 16enne Lior Reyach, campioni indiscussi dei giochi di Budapest dello scorso anno.
“Se eravamo abituati a pensare che eravamo noi a fornire un servizio alle persone disabili, stiamo rigirando le carte e dimostrando che sono loro, invece, a dare un servizio a noi” afferma Levy-Blanga.
Un grande passo in avanti verso una maggiore inclusività è stato raggiunto quest’anno con la nuova legislazione emanata dal Ministro della Cultura e dello Sport di Israele, Miki Zohar, che ha riconosciuto la Special Olympics come una federazione sportiva al pari del Comitato Olimpico e Paralimpico. Questo riconoscimento si accompagna ad un sostegno economico di 500.000 NIS (nuovo shekel israeliano), pari a 140.000 dollari.
Secondo Levy-Blanga il supporto del governo darà una spinta ulteriore verso il riconoscimento del ruolo che questi atleti hanno nella società israeliana.
Gli Special Olympics World Games non mostrano dunque solo lo sport puro e semplice ma rappresentano la lotta per i diritti umani. Levy-Blanga sottolinea che ogni atleta con la sua partecipazione sta valorizzando i propri diritti ad essere assunto, a studiare, ad avere una vita normale e che ogni associazione sportiva sia in grado di dargli il benvenuto: “questo è il messaggio più grande che li guiderà a casa, vincitori”.