“Cari ebrei della diaspora, è finita”. L’angoscia di un blogger australiano davanti all’antisemitismo di oggi

Personaggi e Storie

di Anna Balestrieri
“Cari ebrei della diaspora, è finita”. È con queste parole che esordisce il blogger ebreo australiano Josh Feldman nel suo articolo. “Il mio senso di orgoglio ebraico richiede che io accetti niente di meno una società che farà tutto ciò che è in suo potere per garantire la mia capacità di vivere in sicurezza come ebreo orgoglioso. Un mondo in cui gli ebrei hanno paura di essere pubblicamente ebrei non è quello in cui voglio vivere”, scrive Feldman nel suo blog sul Times of Israel. L’appello del giornalista a compiere l’aliyah nasce dalla convinzione che non esista Stato eccetto Israele in cui un cittadino ebreo possa sentirsi protetto. Una comunità di centomila anime, quella australiana, che fino a questa fase storica aveva avuto scarsa o nulla esperienza dell’antisemitismo.

L’antisemitismo in Australia dopo il 7 ottobre

La violenta ondata antisemita seguita allo scoppio della guerra tra Hamas ed Israele non ha risparmiato nemmeno l’Australia. Le considerazioni del blogger australiano giungono a risposta del moltiplicarsi di manifestazioni pro-Hamas a Sydney e Melbourne. Entrambe le città vantano storiche comunità ebraiche e contano tra i propri membri numerosi sopravvissuti alla Shoah.

A Sidney

Nei quartieri a sud-ovest della capitale, folle di dimostranti hanno inneggiato al massacro del 7 ottobre con fuochi di artificio domenica 19 novembre, proiettando le scene dell’incursione dei miliziani nel rave a Reim.

Un uomo di 44 anni era stato attaccato da una folla di manifestanti pro-palestinesi l’8 novembre, riportando ferite tali da richiederne l’ospedalizzazione. In un rally pro-palestinese non autorizzato il 9 ottobre all’Opera House, immediatamente successivo allo scoppio della guerra, la polizia era dovuta intervenire per difendere un uomo con una bandiera israeliana e si erano sentiti slogan come “fuck the Jews” e “fuck Israel”.

A Melbourne

L’incendio presso un’hamburgheria a proprietà palestinese nel quartiere di Caulfield aveva generato voci sulla possibilità che avesse natura dolosa. Free Palestine Melbourne ha organizzato una manifestazione in supporto di Gaza marciando nel cuore della comunità ebraica di Melbourne, dandosi appuntamento di fronte al ristorante vittima dell’incendio. La polizia ha dovuto arginare gli scontri tra i dimostranti pro-palestinesi e pro-israeliani.

Nel Regno Unito

Ben più avvezza a manifestazioni antisemite è la Gran Bretagna. Gli ebrei britannici hanno da tempo timore per la propria sicurezza. “Abbiamo sempre saputo che sotto la sottile crosta della civiltà britannica ribolliva una corrente sotterranea di antisemitismo”, le parole di Nicole Lampert su Haaretz, dubbiosa circa il futuro degli ebrei britannici. Nella sua “variante inglese”, l’antisemitismo si mischia ad un incombente senso di colpa postcoloniale in cui il problema della Palestina dev’essere colpa degli ebrei che hanno avuto bisogno di una patria e non colpa degli inglesi che hanno lasciato il paese così profondamente diviso.

(Nella foto: manifestazione pro Israele a Sydney. Fonte: australianjewishnews)