di Pietro Baragiola
Sabato 12 ottobre l’emittente nazionale spagnola RTVE ha mostrato in prima visione assoluta Columbus DNA: le vere origini, il documentario che racconta come il grande navigatore, ritenuto genovese da molti, fosse in realtà un ebreo sefardita.
A dimostrare questo studio, portato avanti per 22 anni, è il professore di medicina legale dell’Università di Granada Miguel Lorente insieme al suo team di esperti di storia, genetica e genealogia.
Analizzando i resti di Colombo, Lorente e la sua squadra sono riusciti a collocare le origini genetiche del noto esploratore nel Mediterraneo Occidentale, in particolare nella ‘Sepharad’ (termine ebraico per indicare la ‘penisola iberica’).
“Abbiamo il DNA di Cristoforo Colombo. È parziale ma sufficiente e abbiamo persino il DNA di Fernando Colombo (Hernando Colón), suo figlio” afferma Lorente nel documentario. “È stato davvero sorprendente appurare che, sia nel cromosoma Y (del padre) che nel DNA mitocondriale (della madre) di Fernando, ci sono tratti compatibili con l’origine ebraica.”
La tesi secondo la quale Cristoforo Colombo avesse origini ebraiche è molto antica: già nel 1944 il docente Salvador de Madariaga ha ipotizzato che l’esploratore discendesse da ebrei catalani emigrati in Liguria nel XIV secolo.
Secondo la ricerca di Lorente, invece, Colombo sarebbe nato nella città di Valencia, per poi nascondere la sua identità ebraica o persino arrivare a convertirsi in modo da sfuggire alle persecuzioni religiose del regno d’Aragona.
La spedizione di Colombo
Erano circa 300.000 gli ebrei che vivevano in Spagna nel XV secolo finché, il 31 marzo del 1492, i monarchi cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona li hanno posti tutti davanti ad una scelta: convertirsi alla fede cattolica o lasciare il Paese.
Il 3 agosto 1492, due flotte sono salpate dal porto spagnolo di Paros: su una nave c’era l’ultimo gruppo di ebrei espulsi mentre, alla guida delle altre tre navi (Nina, Pinta e Santa Maria), c’era Cristoforo Colombo.
Alcuni sostengono che questa partenza contemporanea non fosse una coincidenza ma che Colombo stesso avesse ritardato il suo viaggio (prefissato per il 2 agosto) in modo da rispettare la commemorazione di Tisha b’Av, il giorno di digiuno e di lutto per la caduta dei Templi ebraici.
Questa teoria ha instillato in molti i primi dubbi sulla possibile origine ebraica del noto esploratore. Dubbi avvalorati dal fatto che il viaggio di Colombo non è stato finanziato dalla regina Isabella, come molti credono, bensì da Luis de Santángel e Gabriel Sanchez, due conversos (ebrei convertiti al cristianesimo) che hanno avanzato un prestito senza interessi di 17.000 dollari insieme a Don Isaac Abrabanel, rabbino e statista ebreo.
“L’aiuto fornitogli dai finanziari ebrei dell’epoca può essere spiegato solo con il fatto che fosse ebreo anche lui” ha affermato un articolo della Jewish Telegraphic Agency nel 1934. Per sostenere questa teoria, l’articolo ha citato la frase detta dallo scrittore Herbert B. Adams nel libro del 1892 Colombo e la sua scoperta dell’America: “non i gioielli, ma gli ebrei furono la vera base finanziaria della spedizione di Colombo”.
Le origini ebraiche di Colombo
Dalla fine del 1800 storici di ogni nazionalità si sono contesi le origini di Cristoforo Colombo: per alcuni era un nobile, per altri un pirata e per altri ancora un semplice cittadino spagnolo di nome Cristobal Colón, originario di Pontevedra.
Nel libro Vele di speranza lo scrittore Simon Wiesenthal non solo definisce Colombo ‘di origine ebraica’ ma afferma anche che la sua volontà di attraversare l’Atlantico fosse stata dettata dal desiderio di trovare un rifugio per i suoi connazionali, perseguitati dal regno d’Aragona.
“Il suo passato è oscuro, a quanto pare volutamente” ha dichiarato a The Times of Israel il Professor Ram Ben-Shalom, direttore del Centro Spagna Giudaica dell’Università Ebraica di Gerusalemme. “L’idea comune è che abbia offuscato le sue origini per evitare a sua volta le persecuzioni.”
Il fatto che, secondo molti studiosi, Colombo sia nato da una famiglia di tessitori di seta, è prova ulteriore delle sue origini ebraiche in quanto era un mestiere molto diffuso tra gli ebrei sefarditi.
Nonostante per anni la teoria più diffusa lo ha ritenuto un italiano nato a Genova, non esistono prove che Cristoforo Colombo abbia mai scritto in italiano, come ha spiegato Ben-Shalom: “non c’è una sola lettera in cui il navigatore abbia utilizzato una parola italiana. Ha scritto sempre in spagnolo, anche nelle sue lettere alla banca di Genova”.
Queste prove non sono mai state considerate risolutive da molti Paesi europei che hanno continuato a mettere in discussione le origini del celebre esploratore e persino il suo luogo di sepoltura. Misteri secolari che hanno trovato finalmente una risposta grazie alle scoperte di Miguel Lorente.
Le scoperte di Lorente
Miguel Lorente e il suo team hanno iniziato ad indagare sulle origini di Cristoforo Colombo nel 2001 con l’esumazione dei resti attribuiti all’esploratore e conservati nella Cattedrale di Siviglia.
Nel 2005, però, la ricerca si è fermata perché, come Lorente spiega nel documentario, “la tecnologia non era abbastanza avanti per ottenere risultati certi”.
Il progetto è stato ripreso solo nel 2020, analizzando uno dopo l’altro tutti i 25 potenziali Paesi a cui si attribuivano le origini di Colombo, tra cui: Polonia, Gran Bretagna, Grecia, Portogallo, Ungheria e Scandinavia.
L’analisi del DNA è riuscita ad escludere tutte queste ipotesi e persino le possibili origini genovesi dell’esploratore, arrivando a definire con certezza che Colombo era originario del Mediterraneo occidentale o delle Isole Baleari che, a quei tempi, appartenevano alla Corona d’Aragona.
Attraverso questa indagine, Lorente e il suo team hanno confermato anche che i resti presenti nella Cattedrale di Siviglia sono proprio del grande esploratore e la parzialità del DNA presente sarebbe dovuta ai continui trasferimenti della salma da Valladolid, dove Colombo è morto nel 1506, alle Antille, a Cuba ed infine a Siviglia.
Dopo centinaia di test effettuati dall’equipe dell’Università di Granada anche a Genova e a Milano, i risultati finali sono stati presentati nel documentario della RTVE, mostrato in occasione della festa nazionale della Spagna e dell’anniversario della scoperta dell’America.