di Michael Soncin
“Troppe persone, organizzazioni e istituzioni non prendono sul serio l’antisemitismo”. Parole di Deborah Lipstadt pronunciate nel mese di maggio, durante il suo primo discorso pubblico, da quando è stata nominata responsabile per la lotta contro l’antisemitismo nell’amministrazione Biden. L’evento ha avuto luogo presso l’US Holocaust Memorial Museum.
La studiosa dell’Olocausto ha sottolineato che l’antisemitismo non proviene solamente dalla parte estrema degli appartenenti ad un certo ramo politico, ma è onnipresente, in persone che al contrario, hanno invece molto spesso idee contrastanti su tutto il resto; motivo per il quale mira ad un monitoraggio da tutte le parti da cui esso proviene.
Ha infatti citato l’estrema destra, prendendo come riferimento la marcia neonazista del 2017 a Charlottesville, ma anche la sinistra. “Troppo frequentemente, quando si verifica un atto antisemita, coloro che lo condannano, non riescono a concentrarsi nello specifico su questo particolare pregiudizio”, ha affermato. Basta ricordare, come evidenza anche il Times of Israel, quando nel 2019 ad una risoluzione che condannava l’antisemitismo venne fatta una modifica per aggiungere altre forme di razzismo, una tra queste era l’islamofobia. Così facendo l’antisemitismo viene messo in secondo piano, viene edulcorato, minimizzato, spostandone l’attenzione.
“L’antisemitismo non viene preso sul serio finché non è troppo tardi, fino a quando non diventa mortale”, ha dichiarato, menzionando gli attentati nel 2018 a Pittsburgh, nel 2019 nel New Jersey, o nel 2015 a Parigi. Addirittura, si assiste al solito cliché saturo di pregiudizi, tanto da non includere l’odio antiebraico nella lista, con persone che affermano: “Di cosa si lamentano gli ebrei? Dopotutto sono ricchi e potenti”, in uno fra gli esempi riportati da Lipstadt.
Nel corso del suo intervento si è poi parlato della maggiore difficoltà nel distinguere tra l’antisemitismo locale e quello d’importazione, come il caso ad inizio 2022, della presa di ostaggi in una sinagoga in Texas per mano di un musulmano britannico radicalizzato.
Quanto agli Accordi di Abramo, essi hanno rappresentato una svolta storica, permettendo la normalizzazione delle relazioni di Israele con i paesi arabi firmatari. Una mossa che Lipstadt ha elogiato, essendo un aiuto per una cooperazione che si estende anche per la lotta contro l’antisemitismo.
L’antisemitismo è un camaleonte dai cupi colori. Come ha fatto notare l’esperta della Shoah, spesso si nasconde attaccando Israele, con l’antisionismo, che non è altro che antisemitismo, anche se coloro che lo professano non lo vogliono ammettere; nell’abuso della storia, come quando la Russia giustifica la guerra contro l’Ucraina, con l’intenzione di denazificare un paese; oppure i negazionisti che affermano che non esistevano le camere a gas ad Auschwitz.
Proprio sul negazionismo la professoressa Deborah Lipstadt è nota per aver vinto una causa perpetrata dal negazionista della Shoah, lo storico David Irving. Una sentenza storica narrata nel libro “Denial”, diventato poi un film.
L’antisemitismo continua a crescere negli Stati Uniti, come in tutto il resto dal mondo, una grave minaccia che riguarda tutti, non solo gli ebrei. Forse sarebbe il caso di prenderlo sul serio, passando dalle formali parole ai concreti fatti.