“Dedicato ai miei amici Italiani”

Personaggi e Storie

di Tamida Bruckmayer

Le tregua fra Israele e Gaza sembra tenere; per domani intanto  si attende il voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per la concessione alla Palestina dello status di Stato non membro osservatore. Mentre la diplomazia fa il suo gioco, mentre si attende l’esito di questo voto che sta dividendo anche l’Unione europea fra paesi a favore e paesi contro – Francia, Spagna, Austria e anche Inghilterra sembrano intenzionate a votare per il si – la gente è tornata alla vita di tutti giorni, fuori dei rifugi anti-missile, e riflette sul futuro. Proprio come fa Tamida Bruckmaier che da Ashkelon ci racconta il suo ritorno alla quotidianità dopo otto giorni di guerra e una settimana di tregua.


Lunedì… per la prima volta dopo una settimana sono andata al lavoro… seduta sull’ autobus la gente non faceva altro che parlare se la tregua era una giusta via d’uscita. Tregua che sulla carta è iniziata alle nove di sera, ma per noi al Sud, io ad Ashkelon e per gli altri miei vicini ad Ashdod e Beer Sheva, per noi è iniziata solo dopo le dodici di notte. Perché fino a quest’ora eravamo nei rifugi sotto pioggia di missili.

Oggi ad Ashkelon piove e ci sono forti tuoni… non ho mai visto gente aver paura del rumore dei tuoni come oggi… poi mi sono resa conto del perché: è lo stesso rumore forte che fino a ieri notte abbiamo sentito come una musica che ci accompagnava nella nostra vita quotidiana: il rumore della Kipat Barzel che lanciava missili per difenderci nei 15 miseri secondi che hai per arrivare al rifugio.
Noi non festeggiamo la vincita di una guerra… noi oggi festeggiamo il silenzio di alzarsi al mattino al suono della sveglia e non dell’allarme… oggi festeggiamo il diritto di poter sedersi domani ad un Shulhan di Shabat senza sirene… Oggi è un nuovo giorno…
Oggi piove dal cielo acqua e non missili… Domani i bambini torneranno all’asilo… domani si potrà andare fisicamente a fare la spesa e non ordinare via internet perché non si può’ uscire dal rifugio, domani si potrà andare in posta… domani si potrà fare tutto ciò che un cittadino normale fa… e che noi non ne abbiamo avuto la possibilità,  perché siamo troppo buoni e abbiamo concesso la striscia di Gaza ad un gruppo di terroristi, marionette dell’Iran.
Noi non lanciamo caramelle quando sentiamo la morte dei nostri vicini, noi durante la guerra abbiamo continuato a dare gas e luce alla popolazione di Gaza.
Loro festeggiano… festeggiano il fatto che siamo cittadini di un mondo civile, occidentale e democratico.
Tra un mese in Israele ci sono le elezioni; in una settimana di guerra non si è sentito parlare di maggioranza ed opposizione, tutti erano lì per appoggiare il nostro esercito. Perché qui in Israele, puoi essere contro i tuoi leader, ma nessuno è  contro il proprio paese ed il proprio esercito. Quando Netanyau ha chiamato i miluim con il Zav 8, peccato che non avete visto una foto unica e spiegante tutto: seduti sulle panchine della stazione centrale, un gruppo di venti ragazzi in uniforme aspettavano gli autobus dell’esercito. Tra di loro ebrei nati in Israele (tzabarim), ebrei nati in Etiopia, in Russia, in Gruzinia, in Yemen, in Europa … ebrei … il mio popolo !!! Questa è la nostra vittoria. Questa è la nostra unione. E’ il nostro desiderio di difendere il nostro paese che non sarà mai sconfitto. Oggi noi festeggiamo solamente il diritto di vivere come ogni cittadino del mondo, in silenzio.
Non vi scordate mai… noi facciamo parte di Israele: se Hamas getta le armi, la guerra può finire. Se Israele getta le armi, scompare.
Noi siamo qui non per attaccare, ma per difendere il nostro piccolo paese e per vivere in silenzio.
Però che tutti i nostri nemici possano sempre ricordare: al fuoco si risponde col fuoco, ogni paese ha il diritto di difendersi.
Am Israel Hai…
Abbracci… From Ashkelon.