“Donne di Ferro”: la città di Hedera celebra le eroine del 7 ottobre con una nuova mostra aperta a tutti

Personaggi e Storie

di Pietro Baragiola
Nel centro della città di Hedera, una nuova esposizione onora le eroine israeliane che, grazie al loro coraggio e altruismo, hanno rischiato la propria vita per salvarne altre durante l’attacco di Hamas.

La mostra, intitolata “Donne di Ferro: le leonesse delle Spade di Ferro”, è stata ideata da Revital Fouks, consulente del sindaco di Hedera per le questioni femminili (nella foto), ed include donne che provengono da numerosi settori come la medicina, la comunicazione e l’esercito.

“Questo progetto era stato avviato agli inizi del 2023 ma, dopo il 7 ottobre, abbiamo deciso di riorientarlo per promuovere l’eroismo delle donne coinvolte nella guerra delle Spade di Ferro, il nome ufficiale del conflitto in corso tra Israele e Hamas” ha affermato Fouks durante la sua intervista a The Times of Israel.

Per creare l’esposizione, l’organizzatrice ha reclutato un comitato di residenti di Hadera che si sono dedicate ad inviare raccomandazioni e suggerimenti per le potenziali protagoniste della mostra.

“Abbiamo ricevuto più di 100 candidature e, per motivi di spazio, abbiamo dovuto restringere il campo” ha spiegato Fouks.

Limitare la lista a 25 protagoniste non è stato un compito facile, secondo quanto affermato a The Times of Israel da Liat Polgar, una dei membri del comitato: “abbiamo letto le candidature, abbiamo deliberato ed ogni volta siamo rimaste impressionate dalla forza di queste donne, dal loro potere, dalla rapidità del loro ragionamento nel mezzo del conflitto e dalla loro immensa saggezza.”

La stessa Fouks ha dichiarato di aver imparato molto durante la creazione del progetto: “leggendo delle donne vedetta che hanno avvertito che ci sarebbe stata una guerra, delle donne della brigata dei carri armati che sono state le prime ad arrivare sul posto e di tutte le donne che si sono sacrificate, hanno combattuto e stanno ancora combattendo, ho imparato quanto potere abbiamo noi come donne e a non sottovalutarlo mai.”

La mostra

L’intera esposizione consiste in sette cartelloni quadrati, alti circa 7 piedi, e di un palo rettangolare. Sul lato di ogni cartellone sono infisse due storie di eroismo, alcune delle quali coinvolgono più di una protagonista.

Questo allestimento, completo di foto e citazioni personali, invita i passanti a girare tra i pannelli a proprio piacimento.

“Era fondamentale collocare la mostra all’aperto in modo tale che fosse accessibili a tutti” ha affermato Meital Fisher, membro del comitato dell’esposizione.

Una residente di Hadera, Meitar Bernstein, ha raccontato a The Times of Israel di aver attraversato più volte la piazza mentre faceva commissioni con le sue tre figlie e che, ogni volta, si è fermata davanti ai cartelloni per leggere una storia diversa.

“Sono orgogliosa che la mia città abbia pensato di allestire una mostra così importante” ha affermato Bernstein. “Leggere con i miei occhi tutto quello che queste donne hanno passato e vissuto mi tocca davvero il cuore.”

Le donne di ferro

Nurit Bublil

Tra le 25 storie raccontate nell’esposizione troviamo quella della dottoressa Nurit Bublil, direttrice dei laboratori dell’Istituto forense di Abu Kabir, che, attraverso il suo duro lavoro, ha contribuito a ridare un nome al corpo di ciascuna vittima irriconoscibile.

“La dottoressa Bublil ha condotto rigorosamente centinaia di test del DNA ed ha consentito alle famiglie di portare i loro cari alla sepoltura con dignità” ha spiegato Kalanit Sharon, membro del comitato dell’esposizione.

Un’altra protagonista è la Miss Mondo Linor Abargil, sopravvissuta ad uno stupro e sostenitrice della lotta contro la violenza sessuale. Nelle settimane successive al 7 ottobre, Abargil ha combattuto per portare alla luce le storie dei numerosi stupri avvenuti durante quel sabato nero, insistendo sul fatto che le prove di questi crimini esistono e non possono essere ignorate.

Non solo medici e celebrità, infatti l’esposizione racconta anche la storia di donne comuni diventate eroine per aver salvato le proprie comunità dall’attacco di Hamas.

Tra questi racconti uno dei più singolari è quello di Nasreen Yousef, la madre di quattro figli che ha salvato il suo villaggio, la comunità agricola di Yated, ingannando i terroristi e convincendoli a divulgare informazioni sulla loro missione.

Eroica anche Rachel Edri di Ofakim che è riuscita a ritardare la missione dei militari di Hamas, ospitandoli nella sua dimora e offrendo loro i suoi famosi biscotti marocchini, dando ai suoi vicini di casa il tempo di fuggire.

In questi giorni la mostra è stata utilizzata come parte del programma “Breaking the Glass Ceiling”, organizzato dalle ragazze della scuola superiore di Hadera per diffondere il concetto di women empowerment.

Fouks spera che la fama dell’esposizione si espanda presto in ogni angolo di Israele affinché il Paese riconosca pubblicamente il potere delle donne.

“Al momento non c’è una sola donna nel gabinetto politico che abbia il potere di decidere cosa deve accadere allo Stato di Israele e spero che il nostro progetto possa contribuire a cambiare le cose” ha concluso Fouks.

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