di Marina Gersony
Una giornata per onorare i sopravvissuti alla Shoah in aggiunta alle due ricorrenze già esistenti di commemorazione delle vittime delle atrocità naziste. È la proposta di Jonathan Ornstein, direttore delJCC di Cracovia in Polonia, e di Michael Berenbaum, direttore del Sigi Ziering Institute presso l’American Jewish University. I due dirigenti avrebbero già individuato come data il 26 giugno.
Come noto, le vittime dell’Olocausto vengono commemorate ogni anno il 27 gennaio, anniversario della liberazione del campo di Auschwitz nel 1945, e durante lo Yom Hashoah ogni primavera. Questi giorni sono incentrati sulla commemorazione delle vittime e sulla rievocazione dei pericoli dell’antisemitismo, del pregiudizio e dell’odio. Il nuovo giorno, hanno dichiarato Ornstein e Berenbaum, si concentrerà, tra l’altro, su come aiutare i sopravvissuti, fornendo loro compagnia e ascoltando le loro storie ma fornendo anche il sostegno necessario, a partire dalle provviste e dal cibo.
Come si legge sul sito dell’Holocaust survivor day, Michael Berenbaum e Jonathan Ornstein hanno pubblicato ll 6 marzo scorso un lungo e appassionato editoriale che si può leggere nella sua versione integrale sul Jerusalem Post, in cui i due dirigenti chiedono espressamente la creazione di una Giornata dedicata ai sopravvissuti dell’Olocausto con tanto di motivazione: «I sopravvissuti meritano un giorno di gioia; un giorno di festa. Non un giorno da condividere con la condanna dei nazisti, ma un giorno per celebrare le loro vite che hanno costruito in risposta all’Olocausto. I sopravvissuti rappresentano il meglio di tutti di noi, il meglio dello spirito umano. Sono il nostro tesoro e la nostra luce e dobbiamo far brillare quella luce in ogni angolo oscuro del nostro mondo. Chiediamo al mondo di unirsi a noi e celebrare l’inaugurale Giornata dei sopravvissuti dell’Olocausto, il 26 giugno».
In onore di Marian Turski
Perché proprio il 26 giugno? Il 26 giugno è il compleanno del sopravvissuto ad Auschwitz, Marian Turski, noto storico, giornalista e coscienza morale della comunità ebraica polacca, oggi 94enne. Un riconoscimento che gli viene conferito per il suo impegno e in particolare per il potente discorso che ha pronunciato alla cerimonia dello scorso anno per commemorare il 75° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau. Queste le sue parole:
Auschwitz non è caduto dal cielo. È iniziato con piccole forme di persecuzione degli ebrei. È successo; significa che può accadere ovunque. Ecco perché i diritti umani e le costituzioni democratiche vanno difesi. L’undicesimo comandamento è importante: non essere indifferente. Non essere indifferente quando vedi menzogne storiche, non essere indifferente quando una minoranza è discriminata, non essere indifferente quando il potere viola un contratto sociale.
Nato come Mosze Turbowicz nel 1926, Turski sopravvisse ad Auschwitz e alla marcia della morte dei prigionieri del 1945 da quel campo a Buchenwald. Dopo la liberazione si trasferì a Varsavia, dove collaborò con l’Associazione dell’Istituto Storico Ebraico in Polonia; l’Associazione dei Combattenti Ebrei e delle Vittime della Seconda guerra mondiale; e il Museo Polin di Storia degli ebrei polacchi.
Un impegno per il futuro
Per tornare all’editoriale sul Jerusalem Post, Ornstein e Berenbaum hanno dichiarato: «Noi, le prossime generazioni, abbiamo avuto il privilegio di incontrare queste persone straordinarie e abbiamo cercato di assicurarci che si prendessero cura di loro nella nostra famiglia, nelle nostre sinagoghe e nei nostri centri comunitari. Ma come società dobbiamo porci una domanda: abbiamo fatto abbastanza?».
Secondo quanto riportato da The Times of Israel nei giorni scorsi, Ornstein e Berenbaum sperano vivamente che questa iniziativa possa prendere piede tra gli ebrei di tutto il mondo, in un momento storico in cui il numero dei sopravvissuti sta diminuendo dopo un anno di epidemia che ha colpito in modo particolare i più deboli e anziani.
A proposito, un altro articolo sempre del Jerusalem Post, riporta che 900 sopravvissuti dell’Olocausto sono morti di COVID-19 in Israele nel 2020. Attualmente i sopravvissuti che vivono in Israele sono in totale 179.600; 5.300 sono stati infettati dal coronavirus nell’ultimo anno.