di Ilaria Myr
È scomparsa all’età di 90 anni la filosofa ungherese Agnes Heller, aveva 90 anni. Sopravvissuta alla Shoah, Heller era considerata una delle menti più celebri del pensiero critico e della sfida a ogni totalitarismo e ad ogni autocrate. La triste notizia è confermata dalla Hungarian Academy of Sciences. È rimasta attiva fino all’ultimo giorno. Secondo i media ungheresi, è morta mentre andava a fare una nuotata nel lago Balaton.
Qui pubblichiamo un’intervista che Bet Magazine-Mosaico le ha fatto nel 2017, nell’ambito di un’inchiesta sulla situazione degli ebrei in Ungheria.
«L’antisemitismo in Ungheria è sempre esistito, come ovunque in Europa. Anche dopo l’emancipazione (1867), con cui gli ebrei hanno ottenuto uguali opportunità, l’antisemitismo nel popolo rimase comunque forte. Quello odierno di destra non dipende da un partito: dopo il crollo dell’Urss il MIEP già pronunciava discorsi antisemiti, poi è stata la volta dello Jobbik, e ora il partito al governo, Fidesz, lavora con una propaganda dal forte retrogusto antisemita. Tutti dichiarano di non essere antisemiti, ma i casi sono due: o lo sono, oppure lo usano come ideologia utile per guadagnare voti».
Non usa mezzi termini la filosofa ungherese Agnes Heller, massimo esponente della “Scuola di Budapest”, corrente filosofica del marxismo facente parte del cosiddetto “dissenso dei paesi dell’est europeo”, allieva di György Lukàcs, tra le pensatrici più feconde del dopoguerra nell’ambito della filosofia politica e morale, nonché una delle voci più critiche contro l’attuale governo di Orbán e la sua politica antilibertaria e anti-immigrati. «Pochi ebrei oggi lasciano il Paese, neanche per Israele – spiega -. La vecchia generazione dei sopravvissuti alla Shoah vive in uno stato costante di paura. Allo stesso tempo, i più giovani organizzano eventi culturali ebraici e religiosi, sempre più numerosi a Budapest e in alcuni centri in campagna e molto seguiti dai non ebrei. Eppure, l’antisemitismo continua a esistere e a minacciare. Bisogna rimanere vigili».
Alla Heller è stato dedicato recentemente un bel docu-film firmato da Raphael Tobia Vogel.