La storica comunità ebraica della città indiana di Kochi sta scomparendo

Personaggi e Storie

di Paolo Castellano
La diminuzione delle comunità ebraiche della diaspora è uno dei fenomeni di una modernità in cui, per diversi motivi, gli ebrei preferiscono trasferirsi in grandi centri o direttamente in Israele. Tuttavia, i luoghi abitati in passato da individui di fede ebraica sono stati influenzati dalle tradizioni di queste comunità e lo testimoniano le antiche sinagoghe che rischiano di essere dimenticate a causa dello spopolamento.

In tal senso, Kochi, la città ebraica dell’India, sta attraversando questo drammatico passaggio. Qui sono rimasti una manciata di ebrei rispetto ai 5mila presenti negli anni Cinquanta. Tuttavia, sono chiaramente percepibili i segni di storia e coesistenza.

Il legame tra Kochi, un’importante città portuale del Sud dell’India famosa per il commercio di spezie, è rappresentato da una via segnalata da una targa “Jew-Town Road”. 60 anni fa, la via era popolata da una vivace comunità ebraica che gestiva negozi e luoghi di culto – tutto ciò senza subire discriminazioni religiose. Invece oggi, nel quartiere ebraico sono spuntati i negozi kashmiri che vendono antichità persiane, scialli di pashmina od oggetti di artigianato islamico.

Shalva Weil, ricercatrice alla Seymour Fox School of Education dell’Università ebraica di Gerusalemme, ha raccontato al Time of Israel la condizione degli ebrei di Kochi: «Sono rimaste solo due persone a Jew Town. Una molto anziana, che passa molto del suo tempo a Los Angeles, e un’altra». Dunque, sono lontanissimi gli anni in cui quasi 3mila ebrei popolavano il quartiere indiano di una città che ha una popolazione di 677mila abitanti.

Secondo Weil, ormai a Kochi la vita ebraica si è estinta. «Troverete a malapena 5 o 10 ebrei», ha sottolineato la ricercatrice.

Diversamente dal calo di altre comunità ebraiche sparse per il mondo, gli ebrei di Kochi non hanno abbandonato il loro paese a causa delle persecuzioni o delle difficoltà. La maggior parte degli ebrei ortodossi indiani ha deciso di trasferirsi in Israele dopo la creazione dello Stato ebraico nel 1948, dando inizio a una nuova vita nella terra dei padri.

Essie Sasson, ostetrica e ginecologa in pensione, è una delle emigranti indiane che scelse di lasciare Kochi per vivere in Israele. Lasciò il quartiere ebraico indiano nel 1973 per lavorare come medico volontario durante la Guerra del Kippur.

«Quando mia sorella partì per Israele con la sua famiglia, ho capito che non avrei più avuto parenti stretti in India. Ero molto legata a mia sorella. È stata una decisione molto difficile da prendere perché amo molto l’India, e all’epoca avevo un’ottima posizione lavorativa e stavo facendo carriera. Ma poi è successo», ha dichiarato Sasson.

Una delle testimonianze di un passato ebraico a Kochi è rappresentata dalla sinagoga, costruita 452 anni fa, in cui risuonava il suono dello shofar durante le celebrazioni annuali di Rosh Hashanah. Per non parlare delle tradizioni culinarie ebraiche, come le ricette dei pasticcini o la torta di spezie di Kochi.

Si pensa che i primi ebrei siano approdati a Kochi, che anticamente si chiamava Cochin, nel I secolo prima dell’età volgare. Si tratterebbe probabilmente dei marinai di Re Salomone che raggiunsero l’antica città portuale di Muziris, odierna Kodungallur, a 45 km di distanza da Kochi.

Nel 2018, è avvenuta una grande celebrazione per i 450 anni della sinagoga locale. «Praticamente da tutto il mondo, sono arrivati a Kochi ebrei che facevano parte di quella comunità. È stato tutto fantastico, ma fondamentalmente si è celebrata la fine della comunità. In fondo, lo sapevano tutti», ha detto Weil.

(Foto: IndianExpress)