Jamsin Freyer e il marito Ouriel con i figli nella sinagioga Stadttemple di Vienna ((©riproduzione riservata)

Essere ebrei a Vienna oggi: una testimonianza all’indomani dell’attentato

Personaggi e Storie

di Ilaria Myr
All’indomani dellattentato nel centro di Vienna, in cui sono morte 4 persone, lo sbigottimento in Europa e in particolare nella società austriaca per quello che è successo è ancora molto forte. Le informazioni su ciò che effettivamente è accaduto la sera di lunedì 2 novembre sono arrivate lentamente, mentre era ancora in corso una caccia all’uomo, rendendo ancora più incerto un quadro drammatico. “L’Austria è un Paese tranquillo, piccolo, con solo 9 milioni di abitanti. Perché colpire proprio l’Austria?” si chiede Jasmin Freyer, ebrea di Vienna, membro del consiglio di amministrazione della comunità ebraica e presidente di Esra, associazione di aiuto sociale e psichiatrico della comunità ebraica. Mosaico l’ha contattata la mattina successiva all’attentato, che, come è noto, è iniziato proprio di fronte alla sinagoga centrale di Vienna, l’ottocentesca Stadttempel, situata nella via centrale di Seitenstettengasse, senza però causare danni all’edificio né a persone della comunità ebraica.

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz non ha escluso del tutto il movente antisemita. Dal canto suo, la comunità ebraica locale ha subito chiuso tutte le istituzioni ed esercizi in via precauzionale e ha invitato i propri membri a non uscire di casa. Le stesse indicazioni sono state date dalle istituzioni austriache chiudendo le scuole che avrebbero invece dovuto riaprire dopo una settimana di vacanza.

La sinagoga centrale di Vienna
La sinagoga centrale di Vienna Stadttempel (©riproduzione riservata)

 

Perché colpire la sinagoga Stadttempel?

Jasmin Freyer, ebrea austriaca, membro del consiglio di amministrazione della comunità ebraica e presidente del centro Esra (©riproduzione riservata)

“A quell’ora la sinagoga è chiusa, la preghiera è finita e gli uffici sono chiusi dalle 16.30: tutti lo sanno, e comunque sono informazioni facili da reperire – ci spiega al telefono -. Non si sa quali fossero le intenzioni dei terroristi, tutti gli austriaci sono stati invitati a non fare speculazioni finché i fatti non saranno accertati. Posso però dire che se volevano colpire la comunità ebraica, allora si sono organizzati male … Se invece era seminare il terrore nel centro, come è avvenuto subito dopo, il fatto di iniziare dalla sinagoga è sicuramente un simbolo, perché sarebbero potuti entrare nella zona dalla parte dell’Opera”.

La sinagoga in questione si trova in centro, in una zona piena di bar e ristoranti, anche kasher, dove di solito la gente esce la sera. “Questa fu l’unica sinagoga a rimanere in piedi dopo le distruzioni da parte dei nazisti dal 1938 e, poi, con la seconda Guerra Mondiale – spiega -. Questo perché è parte di un insieme di palazzi molto compatto, incastonato in stradine strette: nel caso di un incendio o distruzione si creerebbe l’effetto ‘domino’, danneggiando tutti gli altri edifici circostanti. Tutto intorno ci sono tanti locali e negozi e tutta la zona è molto facilmente accessibile con i mezzi pubblici. Ma la sera prima del lockdown c’erano molte meno persone del solito in giro. Un po’ a causa del Covid, e un po’ perché in questo periodo dell’anno gli austriaci alle 20 sono a casa, alle 16.30 è buio pesto”, spiega Jasmin.

L’attentato del 2 novembre ha riportato alla memoria un altro attacco terroristico avvenuto il 29 agosto del 1981, quando un commando palestinese lanciò 4 bombe a mano contro la stessa sinagoga Stadttempel mentre si stava svolgendo la cerimonia di un Bar Mitzvah alla quale avevano partecipato 200 persone. I terroristi uccisero due persone e ne ferirono altre 16. Nel 1979, era avvenuto un altro attacco, ma fortunatamente non ci furono vittime.

Ragazzo ebreo fa Bar Mizva a Vienna
Il figlio di Jasmin e Ouriel legge la Torà durante il suo Bar Mizva nella sinagoga Stadttempel (©riproduzione riservata)

 

Essere ebrei a Vienna

Nata e cresciuta a Vienna da una famiglia austriaca da sempre, Jasmin è sposata con Ouriel, un ebreo francese, che si è trasferito a Vienna dopo averla conosciuta grazie al movimento giovanile Hashomer Hatzair, e hanno due figli, di 13 e 10 anni.

“Essere ebrei a Vienna è bello, si vive bene qui – spiega Jasmin -. La comunità ebraica, che conta circa 8mila membri iscritti, è molto eterogenea, ed è perfettamente organizzata, forse la migliore d’Europa da questo punto di vista. I rapporti con il governo austriaco sono ottimi,  abbiamo delle organizzazioni culturali, festival yiddish, klezmer, di cinema ebraico, e così via. Addirittura nel più grande ospedale di Vienna c’è anche un Sefer Torà, pagato dal Comune, e intorno alle zone ebraiche c’è un iruv. La vita ebraica qui è imbattibile. Certo, in quanto ebrei siamo sempre in all’erta, siamo coscienti che possiamo essere attaccati da diversi fronti: islamico, di sinistra, di destra. È sempre stato così, ma come ebrea mi sono sempre sentita bene in Austria.

I nostri figli (qui il video del Bar Mizva del figlio) frequentano i movimenti ebraici e vanno alla scuola francese dove ci sono molti studenti ebrei che possono seguire anche dei corsi di ebraismo. I loro migliori amici sono musulmani, e mio figlio studia anche l’arabo a scuola. Così deve essere il mondo, così noi combattiamo l’antisemitismo: insegnando ai nostri figli che siamo tutti esseri umani, tutti creati per ultimi dopo gli insetti, come si dice in Berehsit….”.

Gli ebrei di Vienna avranno più paura dopo questo attentato? “No, non penso. Vivremo però ancora più consapevoli del pericolo”.

(© Le foto sono state concesse gentilmente a Mosaico Bet-Magazine dalla famiglia. La loro riproduzione è totalmente riservata)