di Marina Gersony
È morto sabato, improvvisamente, forse a causa di una disattenzione o di una fatalità. Isak Andic, 71 anni, ha trovato la morte sulle montagne di Montserrat, nei pressi di Barcellona. Un’escursione con la famiglia si è trasformata in tragedia: un passo falso, una caduta di 150 metri nel vuoto, e si è conclusa così l’esistenza del fondatore di Mango, uno degli imprenditori più influenti di Spagna. La montagna che tanto amava è diventata la sua ultima dimora.
L’incidente è avvenuto nei pressi delle Cuevas de Salnitre, uno spettacolare complesso di grotte, famoso per le sue stratificazioni millenarie e per aver ispirato il genio di Gaudì per il progetto della Sagrada Familia. Secondo quanto riportato, Andic camminava davanti alla compagna, la golfista Estefanía Knuth, e al figlio Jonathan quando ha perso l’equilibrio. I familiari hanno sentito il rumore delle pietre franare e lo hanno visto scivolare nel burrone, impotenti. I primi a intervenire sono stati il Servei d’Emergències Mèdiques (SEM), che hanno inviato un elicottero e un’ambulanza. I soccorritori hanno localizzato il corpo e hanno potuto solo constatare il decesso dell’imprenditore lasciando i familiari sotto choc.
It is with deep regret that we announce the unexpected death of Isak Andic, our non-executive Chairman and founder of Mango, in an accident that occurred this Saturday.
Isak has been an example for all of us. He dedicated his life to Mango, leaving an indelible mark thanks to his… pic.twitter.com/lWoayEcXEh— MANGO (@Mango) December 14, 2024
Andic è divorziato da Neus Raig Tarragó, con cui ha avuto tre figli: Jonathan Andic (nato nel 1981), nominato suo successore nel 2012; Judith Andic (nata nel 1984), che lavora a sua volta per Mango; e Sarah Andic (nata nel 1997).
La morte improvvisa di Andic ha sconvolto anche il suo team. L’imprenditore, pur essendo lontano dalla gestione quotidiana della società da alcuni anni, continuava a essere l’anima della compagnia e a fare notizia, come dimostrato dagli eventi per il 40° anniversario di Mango, che si sono celebrati proprio quest’anno. L’ultimo evento è stato mercoledì scorso con una grande festa di Natale al Palau Sant Jordi, dove Andic ha riunito oltre 3.000 persone e durante la quale è stato visto ballare allegramente al ritmo degli Estopa, una band molto popolare in Spagna. A marzo, il Re gli ha conferito a Barcellona l’VIII premio del Regno di Spagna alla Carriera Imprenditoriale.
Dai jeans alle passerelle globali
Nato a Istanbul nel 1953 in una famiglia di ebrei sefarditi, rappresenta un esempio di ingegno e adattabilità. La sua famiglia, discendente degli ebrei espulsi dalla Spagna nel XV secolo, trovò accoglienza nell’Impero Ottomano, portando con sé una cultura antica che si sarebbe rivelata fondamentale nel corso delle generazioni. Negli anni Sessanta la famiglia si trasferì in Spagna, un cambiamento che segnò l’inizio di un nuovo capitolo nella vita del giovane Isak. Crescendo in un contesto di forte legame con le proprie radici ebraiche, Isak intraprese il suo viaggio imprenditoriale partendo da zero. La sua capacità di adattarsi alle sfide e di innovare si unì alla tradizione della sua famiglia, spingendolo a costruire una carriera di successo che lo avrebbe portato a diventare un influente imprenditore.
Con il fratello Nahman aprì un piccolo negozio a Barcellona, vendendo jeans ricamati a mano. Non ci volle molto perché quel piccolo commercio si trasformasse in qualcosa di straordinario: nel 1984 nacque Mango, un marchio destinato a rivoluzionare il concetto di moda. Il nome fu scelto durante un viaggio nelle Filippine, dove Andic si innamorò del gusto dolce e tropicale del frutto. Il nome simboleggiava freschezza e semplicità, valori che avrebbero guidato il successo del brand.
«Molti conoscono la storia di quel immigrato turco venuto da Istanbul che arrivò in Spagna da adolescente e non parlava nemmeno bene la nostra lingua – ricorda l’amico Marc Puig su L’Avanguardia –. Una persona perseverante che, agli inizi, riempiva l’auto di vestiti e percorreva la Spagna, decidendo di non tornare a casa fino a quando non avesse venduto tutta la merce. Con un occhio clinico, estremamente attento a tutto ciò che lo circondava, che non lasciava sfuggire nessun dettaglio, e con una fame insaziabile di imparare, una curiosità che gli permetteva di assorbire tutto ciò con cui interagiva, e una capacità innata di riconoscere ciò che è bello, l’estetica delle cose. Sono talenti che sfortunatamente non si possono imparare, o li si ha o non li si ha, e Isak li aveva sviluppati in maniera straordinaria».
Da allora, il marchio Mango è diventato sinonimo di moda democratica: capi accessibili, di qualità, ma sempre attenti ai trend. Andic, che amava definirsi «un venditore di sogni» prima ancora che un imprenditore autodidatta, aveva intuito le necessità di un mercato globale frammentato tra lusso e prodotti economici, creando una nicchia che ha conquistato milioni di consumatori in tutto il mondo.
Credeva fermamente che «un abito economico non debba essere brutto», tanto che nel 2011-2012, intuendo le nuove esigenze del mercato, ha ampliato le linee di Mango includendo abbigliamento per uomo, donna e bambini. Contrariamente alle critiche che lo accusavano di perdere glamour, Andic mostrava con orgoglio i prezzi economici nelle sue campagne pubblicitarie.
Tra le sue innovazioni vi fu anche l’uso pionieristico delle celebrità nelle campagne di fast fashion: supermodelle come Kate Moss e Cara Delevingne immortalate da fotografi iconici come Inez e Vinoodh. Non solo: la sua visione non si limitava al prodotto, ma includeva anche un modello di leadership inclusivo. Ancora oggi è ricordato come un leader che dava importanza alle idee dei suoi collaboratori, indipendentemente dalla posizione gerarchica.
Oggi la società – una delle prime aziende catalane a sbarcare sul web con un sito nel 1995 e un negozio online nel 2000 – conta 2.700 punti vendita in 115 Paesi e oltre 14.000 dipendenti. Una visione che ha fatto di Andic un uomo ricchissimo, con un patrimonio netto stimato da Forbes intorno ai 4 miliardi di dollari.
Riservato, ma appassionato
Dietro il successo, secondo gli amici e gli affetti più vicini, si celava un uomo di poche parole e di grandi passioni. Andic amava il mare e la montagna, e adorava viaggiare. La sua barca, la “Nirvana Formentera”, era il rifugio dove ricaricava le energie.
Nonostante il profilo internazionale, Andic non dimenticò mai le sue radici. Era fiero della sua identità ebraica sefardita che lo legava a una comunità dispersa ma vitale. Non mancò di esporsi contro l’antisemitismo e in favore di Israele. Tuttavia, evitò sempre posizioni eccessivamente polarizzanti, preferendo lasciare che fossero i fatti, non le parole, a raccontare chi fosse.
Il cordoglio della Spagna e del mondo della moda
La morte di Andic ha scosso profondamente non solo i suoi cari, ma anche il mondo della moda e la politica spagnola. Il primo ministro Pedro Sánchez ha lodato «il duro lavoro e la visione imprenditoriale» di un uomo che ha trasformato Mango in un leader globale.
Anche Toni Ruiz, CEO dell’azienda, ha reso omaggio al fondatore: «Isak è stato un esempio per tutti noi. La sua visione strategica e la sua leadership hanno lasciato un’impronta indelebile». Ruiz ha promesso di mantenere vivo il sogno di Andic, garantendo che Mango continui a prosperare come il progetto ambizioso che tanto lo rendeva orgoglioso.
Un epilogo amaro e poetico
C’è qualcosa di profondamente simbolico nel fatto che Andic abbia trovato la morte in montagna, un luogo che rappresentava la sua libertà e il suo desiderio di superare continuamente i propri limiti. Le stesse qualità che lo avevano portato a costruire un impero, partendo da un piccolo negozio di jeans fino a raggiungere la vetta di un successo globale. Proprio questa energia vitale lo aveva reso una figura unica nel panorama imprenditoriale mondiale.
(Foto: sito Mango)