Una scena della rappresentazione fra le montagne dell'esodo alpino dei sopravvissuti alla Shoah

L’Esodo alpino dei sopravvissuti alla Shoah diventa una rievocazione teatrale fra le montagne

Personaggi e Storie

di Sofia Tranchina
Quest’estate, la troupe austriaca di attori-alpinisti del Teatro Caprile ha deciso di mantenere viva la memoria dell’esodo ebraico attraverso le alpi austriache del 1947 organizzando rievocazioni storiche-commemorative nella valle di Krimml, tra cascate, sentieri impervi e rocce scivolose. 

A guerra finita, i sopravvissuti all’Olocausto, rimasti bloccati in campi per sfollati, erano costretti a mettersi alla ricerca di una casa in cui incominciare una nuova vita. Dalla Polonia, dall’Ucraina e dai Paesi baltici, dove l’antisemitismo era ancora molto forte, gli ebrei defluivano a migliaia, ma, come spiega lo storico austriaco Rudi Leo, nessuno voleva avere a che fare con gli ebrei.

L’Europa era in mano alle potenze vincitrici, e i francesi, alleati con gli inglesi, si impegnavano nel Tirolo a bloccare il passaggio degli ebrei diretti verso la Palestina, ai tempi sotto mandato britannico.

Tuttavia, nel vicino passaggio di Salisburgo, gli americani aiutavano i profughi a partire: si consolidò dunque un itinerario che portava dall’Europa dell’Est alle alpi austriache, e di lì a Genova, dove partivano imbarcazioni dirette ad Haifa. Queste traversate della speranza continuarono fino al ’48, quando fu finalmente creato lo Stato d’Israele e l’alyiah (l’immigrazione degli ebrei) venne legalizzata.

Una commemorazione annuale dell’esodo alpino

L’ostico esodo alpino degli ebrei sopravvissuti venne a lungo dimenticato e tralasciato persino dai libri di Storia, fino a quando Ernst Löschner, ex direttore della banca BNP Paribas attivo nel campo dell’assistenza sociale e dei rifugiati, ne sentì parlare da una guida alpina. Commosso dal racconto, nel 2007 Löschner ha deciso di fondare l’associazione Alpine Peace Crossing, che commemora annualmente la marcia ebraica con un’escursione che ripropone lo stesso percorso.

L’evento, a cui ha partecipato anche il presidente della Repubblica Austriaca Alexander Van der Bellen nel 2017, ha un séguito tale che anche l’anno scorso, benché in versione virtuale a causa delle norme anti-covid, ha viso la partecipazione di centinaia di persone.

Alcuni partecipanti alla rappresentazione teatrale dell'esodo ebraico nella valle Krimml
Alcuni partecipanti alla rappresentazione teatrale dell’esodo ebraico nella valle Krimml

Fra storia e spettacolo

E quest’estate, come raccontato dal Times of Israel, anche la troupe del Teatro Caprile ha organizzato una commemorazione dell’esodo, inscenando il cammino in una performance a metà tra l’escursione e lo spettacolo, che include anche il canto di pace Shalom Chaverim.

Gli americani, nel 1947, riuscirono a portare tra le 5mila e le 8mila persone oltre il confine supportati dall’organizzazione internazionale ebraica di soccorso Brichah. Con dei camion, portavano 200 persone per volta attraverso il campo “Givat Avoda” (Collina del lavoro), nella città austriaca di Saalfelden, fino ai piedi delle montagne di Krimml, da dove i profughi proseguivano a piedi per un cammino lungo un giorno e mezzo.

Proprio lì, ai piedi delle montagne, parte l’escursione teatrale di otto ore e otto tappe, che si ferma subito prima del confine italiano. 

Céline Nerbl, artista della troupe alpina, racconta: «c’erano donne incinte, e i padri portavano gli infanti sulle spalle, il tutto senza equipaggiamento… è una storia molto forte». Scappavano nell’oscurità, sperando di non essere individuati.

Gli spettatori, circondati dalle vette innevate delle alpi austriache, seguono la troupe a un’altitudine di 1600 metri, attraverso una fitta foresta di abeti e un pascolo di vacche, fino a una capanna che ai tempi aveva offerto ai rifugiati un tetto, latte fresco e un pasto caldo.

«Il pubblico deve fare uno sforzo fisico per seguire la troupe, e così può immaginare che cosa vivevano i rifugiati costretti a camminare fin lì», racconta il direttore Andreas Kosek. «Seguire la strada che queste persone hanno percorso, è provare a sentire la loro disperazione di fronte a queste montagne incredibilmente ripide», aggiunge Hans Nerbl, che ha fondato nel 2013, insieme a Löschner, il Parco Nazionale APC – Percorso di Pace : 7 targhe commemorative trilingue lungo la storica via di fuga.

Anche da Israele giungono spettatori, che prendono l’aereo e vanno fino a Krimml per rivivere la storia dei loro padri, alcuni persino tra le lacrime.