di Pietro Baragiola
Lunedì 21 ottobre l’organizzazione volontaria di avvocati britannici a sostegno di Israele UK Lawyers for Israel (UKLFI) ha accusato l’azienda americana di e-commerce Etsy di aver violato le proprie politiche vendendo merce minacciosa e antisemita.
I prodotti in questione sono magliette e adesivi che riportano lo slogan “F—K Israel”, accompagnato dall’immagine di un triangolo rosso rovesciato sopra le sue parole.
Questo particolare simbolo è stato usato diverse volte dalle campagne pro-palestinesi dell’ultimo anno per annunciare il loro sostegno alla resistenza violenta contro lo Stato ebraico. Il triangolo rosso rovesciato è presente anche in molti video di propaganda pubblicati sui social dai terroristi di Hamas che li mostrano in azione mentre attaccano diversi obiettivi militari israeliani.
Le t-shirt però non sono gli unici prodotti anti-Israele su Etsy: se si cerca ‘f–k Israel’ vengono fuori anche cappellini e magliette con su scritto ‘Make Israel Palestine again’, felpe con la scritta ‘Anti-zionist Social Club’ e con il ritratto del premier Netanyahu con i baffetti di Hitler.
“Magliette e adesivi di questo tipo sono in completa violazione della ‘politica degli articoli proibiti’ promossa dall’azienda, secondo la quale il mercato online non consente la vendita di merci che possano promuovere, sostenere o glorificare l’odio e la violenza” ha segnalato l’UKLFI nel suo comunicato di lunedì. “La vendita di questi articoli costituisce non solo una violazione dell’articolo 127 del Communications Act americano del 2003 ma è considerata illegale anche secondo la norma del 1986 sull’ordine pubblico del Regno Unito. Tale legge, infatti, vieta di esporre materiale minaccioso, offensivo, insultante e destinato o suscettibile ad incitare l’odio razziale.”
I portavoce di Etsy non hanno ancora rilasciato dichiarazioni sull’argomento.
La politica di Etsy
Per spiegare la sua politica contro gli oggetti che promuovono o glorificano l’odio, Etsy afferma sul proprio sito web che aspira a diventare ‘una comunità in cui persone di ogni provenienza, nazionalità, religione, e anche diversi tipi di gusto artistico e umorismo si sentano benvenute’.
Tuttavia, in passato l’azienda era già finita nell’occhio del ciclone mediatico per aver venduto materiale antisemita.
Il 6 gennaio 2021 Robert Keith Parker, uno dei manifestanti che ha fatto preso d’assalto il Campidoglio degli Stati Uniti, è stato ripreso dalle telecamere mentre indossava con fierezza una felpa con la scritta “Camp Auschwitz”, comprata su Etsy.
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Dopo aver visto la notizia, il Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau ha contattato subito i responsabili del sito di e-commerce, chiedendo loro di ritirare tutti gli articoli che ritraessero lo stesso messaggio in quanto era ‘doloroso per i sopravvissuti ed irrispettoso verso la memoria di tutte le vittime di Auschwitz’.
Il sito non ha esitato a rimuovere velocemente dalle sue pagine ogni articolo in vendita che riportasse quella scritta.
“Le politiche di Etsy da sempre vietano gli articoli che promuovono l’odio o la violenza e ci promettiamo di monitorare attentamente il mercato per individuare eventuali inserzioni di questo tipo che potrebbero essere ispirate dai disordini e conflitti presenti in diverse parti del mondo” ha affermato un portavoce dell’azienda a Reuters.
Nonostante questi lodevoli obiettivi, però, il sito di e-commerce viene ancora utilizzato per vendere abbigliamento e adesivi che possono risultare molto offensivi per gli ebrei e gli israeliani e ciò non li fa sentire i benvenuti sulla piattaforma, come spiegato nel comunicato dell’UKLFI.
“Ci auguriamo che Etsy rimuova il prima possibile questi articoli offensivi che violano le sue politiche e che sembrano progettati appositamente per fomentare l’ondata crescente di antisemitismo che sta travolgendo il mondo intero” ha concluso il gruppo britannico.
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