di Ilaria Myr
Il 20 gennaio 2006 veniva rapito a Bagneux (Haute-Seine) Ilan Halimi, un giovane ebreo di 23 anni, da un gruppo antisemita che per 24 giorni lo torturò e poi lasciò morire barbaramente. Una delle pagine più brutte della storia francese contemporanea, che vide le istituzioni francesi temporeggiare colpevolmente prima di riconoscere, quando ormai era troppo tardi, che si trattava di un atto antisemita. Purtroppo, da allora, gli atti antisemiti in Francia si sono ripetuti con una frequenza agghiacciante.
In occasione dell’anniversario, molti sono i messaggi in memoria del giovane. Fra questi quello di Francis Kalifat – presidente di CRIF, l’organizzazione comunale che rappresenta gli ebrei francesi – che ha scritto su Twitter: “Penso alla sua famiglia ea tutte le vittime dell’antisemitismo. Né perdono né oblio. ”
Le 20 janvier 2006 #IlanHalimi était enlevé, séquestré, torturé et assassiné 24 jours plus tard uniquement parce qu’il était Juif. Son calvaire nous oblige. Je pense à sa famille et à toutes les victimes de #antisémitisme. Ni pardon ni oubli. pic.twitter.com/4wte7hPjrb
— Francis Kalifat (@FrancisKalifat) January 20, 2021
24 giorni di tortura
Il 20 gennaio 2006, il giovane di 23 anni, venditore di telefoni in Boulevard Voltaire a Parigi, ha un incontro con una certa Emma, incontrata pochi giorni prima. Ma non c’è niente di galante nella data. Questa è un’esca. Presto, i rapitori chiedono un riscatto. Ma l’importo varia nel corso dei giorni, tra € 5.000 e € 450.000. La motivazione antisemita: “gli ebrei hanno i soldi”.
Per 24 giorni Ilan Halimi vive l’inferno. Se è previsto che venga rilasciato dopo quattro giorni, come aveva raccontato uno dei suoi aguzzini, alla fine non lo è. Il giovane è stato martirizzato in un edificio nella città di Pierre-Plate a Bagneux, al freddo, senza cibo né acqua, e non è stato trovato fino al 13 febbraio, morente, 25 km più a sud, lungo i binari della RER C a Sainte-Geneviève-des-Bois. (Essonne). Scoperto al mattino, nudo, bruciato all’80%, coperto di contusioni e contusioni, presentando ferite alla guancia e alla gola, è stato curato dai servizi di emergenza ma non è sopravvissuto. È morto prima di arrivare in ospedale. Il giovane è stato prima sepolto in Francia e poi, per volontà della famiglia, a Gerusalemme.
Questi orribili fatti sono raccontati dalla madre di Ilan Halimi, Ruth Halimi, nel libro ’24 Jours’ (Le Seuil), edito in
italiano da Salomone Belforte Editore con il titolo ’24 giorni. La verità sulla morte di Ilan Halimi, e nel film di Alexandre Arcady 24 jours. La verité sur l’Affaire Ilan Halimi.
La banda dei barbari
Colpevoli dei fatti è un gruppo di 27 persone, accusate di aver partecipato a questa sordida impresa, a loro volta, da vicino e da lontano. Il gruppo viene quindi chiamato “la banda dei barbari”. Alla sua testa, Youssouf Fofana. Due giorni dopo la morte della vittima, l’allora 26enne è fuggito in Costa d’Avorio. Ma è stato arrestato sul posto e poi estradato, prima di essere processato insieme agli altri carnefici.
Il processo si apre il 29 aprile 2009. Il “cervello” è condannato all’ergastolo, con 22 anni di sicurezza. La giovane donna che ha teso un’imboscata a Ilan Halimi, da parte sua, riceve una condanna a 9 anni. Altre 22 persone saranno condannate e tre assolte.
Memoria profanata
A Bagneux, una targa in sua memoria si trova nel Richelieu Park. Sebbene ripetutamente profanato, è sempre stato reinsediato. A Essonne è stato inoltre piantato un albero in omaggio a Ilan Halimi lungo la linea ferroviaria RER C. Scié, ne è stato ripiantato uno nuovo.