di Nathan Greppi
Tra le comunità ebraiche nel mondo che rischiano l’estinzione è esemplare il caso degli ebrei dell’isola caraibica di Barbados. Come racconta una lunga inchiesta del Tablet Magazine, sull’isola vivono appena 50 ebrei, quasi tutti affiliati alla corrente dell’ebraismo conservative, ma di questi quasi nessuno ha meno di 30 anni.
I matrimoni misti sull’isola sono diventati la regola, e siccome i conservative non accettano i figli di padre ebreo, molti dei giovani che avrebbero potuto rimpiazzare la vecchia generazione vengono esclusi dalla comunità.
Le origini
Le prime presenze ebraiche a Barbados risalgono al ‘600: nei secoli precedenti molti ebrei sefarditi erano emigrati in Brasile dopo essere stati cacciati dalla Penisola Iberica; ma quando, nel 1628, il Portogallo ha reclamato il Brasile come una sua colonia, un alto numero di ebrei fuggì dirigendosi verso Barbados, che solo un anno prima era diventata una colonia britannica.
Per 300 anni gli ebrei hanno prosperato sull’isola, anche perché avevano quasi il monopolio del commercio di zucchero. Nel ‘700 la popolazione ebraica arrivò a 800 unità, arrivando a essere l’8% della popolazione. In questo contesto non sono mancati episodi di antisemitismo, che in alcuni periodi cresceva anche a causa del loro successo nell’industria dello zucchero.
La storia di Nidhe Israel
Nidhe Israel è la più antica sinagoga dell’isola, situata nella capitale Bridgetown, e ha 365 anni di storia. Nel 1831 un uragano la distrusse, il che, assieme a una crisi economica della zona, portò molti ebrei a lasciare Barbados. Tuttavia, quelli che restarono ricostruirono la sinagoga, tanto che i lavori si conclusero nel 1833.
Nel corso dei decenni è già capitato che la presenza ebraica a Barbados sparisse: nel 1929 morì l’ultimo ebreo dell’isola, e per due anni non ci fu un solo ebreo barbadiano; questo fino al 1931, quando un ebreo ashkenazita, Moses Altman, emigrò nell’isola portandosi dietro la famiglia e gli amici, dando vita a una nuova comunità. Ma purtroppo non avevano una sinagoga, in quanto l’ultimo sefardita rimasto, prima di morire, aveva venduto Nidhe Israel il cui edificio venne convertito in uffici e biblioteche.
I nuovi arrivati dovettero pregare in una casa privata fino agli anni ’60, quando riuscirono a fondare una nuova sinagoga, Sha’are Tzedek, nella città di Rockley, poche miglia a sud di Bridgetown. Negli anni ’70, il governo volle demolire Nidhe Israel per costruire al suo posto la sede della Corte Suprema. Tuttavia, i discendenti di Moses Altman hanno fatto molta pressione affinché ciò non accadesse, e suo nipote, Paul Altman, ha impiegato più di 30 anni per far tornare ad essere una sinagoga quello che da tempo era un edificio secolarizzato. La sinagoga fu riaperta nel 2017, ma per la sua storia e gli sforzi di Altman di farla tornare ad essere un luogo di culto, già nel 2011 l’area dove è situata è diventata Patrimonio dell’UNESCO.
I problemi oggi
Ma i problemi che affliggono oggi la comunità ebraica barbadiana sono dovuti a errori che risalgono a decenni fa: Steven Altman, cugino di Paul, ha raccontato nell’inchiesta del Tablet Magazine che quando aveva 7 anni un mohel affiliato ai Lubavitch dichiarò tutte le cerimonie di circoncisione avvenute prima del suo arrivo illegittime, occupandosi lui stesso dei ragazzi. In seguito, Steven sposò una non ebrea, ma i suoi genitori gli hanno impedito di portarla a cena da loro. Ciò ha fatto sì che lui non partecipasse più ai sedarim di Pesach per 20 anni.
Oggi i matrimoni con non ebrei coinvolgono la stragrande maggioranza degli ebrei barbadiani, e pesa il fatto che i più anziani non accettano i figli di solo padre ebreo nemmeno se compie il ghiur (la conversione). Se questa tendenza continuerà, in un futuro non lontano le sinagoghe di Nidhe Israel e Sha’are Tzedek non avranno più nessuna comunità da ospitare.