di Paolo Castellano
Lo storico e scrittore israeliano Yuval Noah Harari è stato intervistato da James Corden, celebre presentatore inglese e conduttore del programma The Late Late Show, talk show televisivo in tarda serata su CBS. Corden ha chiesto ad Harari quali saranno gli effetti della pandemia sul mondo che verrà e sulle nostre abitudini; se i popoli hanno ancora fiducia nella loro classe politica e nei loro scienziati; come saranno le relazioni umane nel futuro e se il controllo tecnologico per sconfiggere il virus possa tramutarsi in un Grande Fratello in stile Orwell. L’intervista è andata in onda il 16 aprile sul canale CBS ed è disponibile online su Youtube.
Harari ha detto in modo chiaro che i cambiamenti nelle società umane dopo il Coronavirus si baseranno sulle decisioni che in questi momenti gli stati stanno prendendo per fronteggiare l’epidemia. «L’atteggiamento che decideremo di assumere darà forma non solo a questa crisi ma anche al mondo degli anni a venire», ha sottolineato lo storico israeliano. Il pericolo più grande è l’espansione dei nazionalismi. Un mondo più egoista è un mondo in conflitto. Lo scrittore ha sostenuto che gli atteggiamenti di queste settimane siano l’aspetto decisivo del disegno futuro delle democrazie: «Stiamo vedendo i paesi adottare degli approcci molto diversi tra loro e questo influirà sul futuro dei prossimi anni, di certo non solo sulle prossime settimane». «Tutto ciò che verrà dopo sarà come andare a una festa quando è già finita», ha detto Harari.
Per sperare in una ripresa però c’è bisogno di fiducia. A chi credere in questo momento? Ai politici o agli scienziati? Su questo punto Harari ha sostenuto che la maggior parte delle popolazioni fanno fatica a seguire ciecamente le istituzioni statali: la politica in passato ha mentito e ingannato i propri cittadini. «Negli ultimi anni abbiamo avuto politici populisti e irresponsabili che hanno deliberatamente minato la fiducia nelle pubbliche autorità, nella scienza, nei media, e ora ne stiamo pagando il prezzo», ha sottolineato lo scrittore. Tuttavia, Harari ha sostenuto che gli scienziati abbiano conservato la loro autorità nonostante i tempi: «Quando si tratta di scienza e di autorità scientifiche, notiamo che più o meno in tutto il mondo le persone possono attingere a una sorta di serbatoio nascosto di profonda fiducia».
La cosiddetta Fase 2 dei vari paesi mira a riattivare l’economia con le giuste misure per evitare una seconda ondata di Coronavirus. Ma in molti ci chiediamo se potremo tornare a interagire socialmente l’uno con l’altro. Harari ha sostenuto che dovremo sicuramente affidarci ai nuovi strumenti tecnologici. Per un periodo dovremo continuare a parlarci attraverso i social, lavorare in smart-working e a seguire le lezioni universitarie con piattaforme simili alla popolare Zoom. «I fondamenti della natura umana non cambieranno. Siamo animali sociali, amiamo il contatto, quando qualcuno è malato vogliamo raggiungerlo per aiutarlo», Harari ha dichiarato aggiungendo che la natura umana non è stata modificata nemmeno dalle più grandi epidemie della storia. «La peste nera non ha cambiato la natura umana, l’epidemia influenzale del 1918 non lo ha fatto e nemmeno il Covid-19 lo farà».
Corden ha poi chiesto ad Harari se possiamo essere ottimisti per il futuro. Lo storico israeliano ha risposto che nell’ambito sanitario abbiamo più strumenti rispetto al passato – «Durante la peste nera il problema più grosso fu proprio l’ignoranza» – per questo dobbiamo rimanere ottimisti. «Non ho paura del virus, temo molto di più che i demoni interiori dell’umanità possano uscire fuori, che le persone reagiscano non con solidarietà ma con odio, con dolore», ha sottolineato lo scrittore.
Nella parte finale della sua intervista, Harari ha criticato la leadership di Donald Trump, sostenendo che ormai pensi soltanto ai problemi interni degli Stati Uniti piuttosto che alla globalità dell’emergenza: «Adesso gli Stati Uniti stanno in pratica abdicando al loro ruolo di guida mondiale».
Infine Harari si è soffermato sulle tecnologie di tracciamento dei cittadini per sconfiggere il Coronavirus. Questa grande sorveglianza è un bene o un male per la popolazione mondiale? «Stiamo vedendo sistemi di sorveglianza di massa entrare nelle nostre società ed essere adottati in paesi democratici che precedentemente li rifiutavano», ha dichiarato Harari parlando di sorveglianza “sopra la pelle” e “sotto la pelle”. «Non si tratta di fiction, si tratta di qualcosa che è già nel potere delle attuali tecnologie e l’epidemia di Coronavirus potrà essere il punto di svolta in cui il fatto che i governi penetrino al di sotto della nostra pelle diventerà accettabile».
È possibile leggere la trascrizione completa dell’intervista a Yuval Noah Harari sul sito di Gariwo.