di Yehuda Bauer (dal sito Gariwo.net)
Traduzione della riflessione sull’antisemitismo di Yehuda Bauer, professore emerito di studi sull’Olocausto all’Università Ebraica di Gerusalemme, pubblicata su Haaretz.
Naturalmente, la questione dell’odio verso gli ebrei ha inizio prima del cristianesimo, nel periodo ellenistico se non precedentemente. Credo che le sue origini stiano nella differenza tra la cultura ebraica che si andava sviluppando e la civiltà ellenistica “globale” che aspirava all’unificazione culturale, sociale e politica nel suo territorio. Come è detto nel Libro di Ester (scritto da ebrei, non da antisemiti): poiché non seguono la religione (cioè i costumi) del re. La deificazione del sovrano-monarca e il culto degli dei non potevano essere accettati dagli ebrei. Il cristianesimo e successivamente l’Islam hanno approfondito questa polarizzazione.
L’antisemitismo nazista fu anche una continuazione e una mutazione dell’odio verso gli ebrei, che rese quest’ultimo il motivo politico centrale in un momento in cui il nazionalismo si stava evolvendo in razzismo nella seconda metà del XIX secolo e nella prima metà del XX. Il nazismo e il suo retaggio, incluso l’antisemitismo dell’Islam radicale, continuano ancora oggi. L’antisemitismo è diventato un fenomeno di base della società moderna.
Peraltro, sembra che un altro importante fattore catalizzatore a questo proposito si sia aggiunto negli ultimi anni, sullo sfondo di un catastrofico declino del tasso di natalità nelle società sviluppate – in luoghi come Cina, Giappone, Russia, Europa e Nord America. Il tasso di natalità medio in questi Paesi è compreso tra 1.6 e 1.7 per donna. (Il minimo necessario per garantire la stabilità demografica è 2.1.) In Cina è 1.6, in Germania e negli Stati Uniti è tra 1.6 e 1.7, in Russia è ancora più basso e in Italia è 1.4. L’eccezione è Israele, dove il tasso è 3.1.
Prendiamo ad esempio la Polonia. Secondo l’UE, entro il 2040 la sua popolazione si ridurrà a 28 o 29 milioni dagli attuali 38 milioni. Il risultato è una popolazione che invecchia e una riduzione della forza lavoro a sostegno dell’attuale standard di vita. Per mantenerlo, sarà necessaria l’immigrazione; l’uso della robotica nella produzione non è sufficiente.
L’alto tasso di natalità in Africa e le crisi politico-militari-sociali in Medio Oriente, America Latina e in una certa misura in Ucraina potrebbero continuare a fornire la forza lavoro mancante, almeno in parte. Qui entra in gioco il problema dei rifugiati. Essi provengono da culture diverse, a volte opposte. E non si può evitare questa immigrazione; è vitale per molti Paesi.
Nazionalismo e massimizzazione dei profitti
Eppure la risposta è stata pavloviana: molte persone in tutti i Paesi sviluppati si oppongono fortemente a questa invasione che minaccia di alterare la natura tradizionale delle culture locali. Il fatto che queste culture “tradizionali” siano state create anche dall’immigrazione secoli fa, perché il genere umano è stato storicamente migratore, non fa alcuna differenza.
Ciò ha portato alla nascita di forze nazionaliste di destra (e di sinistra radicale). Il risultato sono un’insularità nazionalista e tentativi di autarchia, combinati con l’enorme aumento del potere delle multinazionali (comprese le società dei media) che a vario grado usano il nazionalismo locale per i loro bisogni. E la loro necessità è di massimizzare i profitti.
In altre parole, con l’ascesa del nazionalismo c’è stato anche un aumento del razzismo, e in Occidente la punta della piramide ne è l’antisemitismo, di cui il caso nazista (che persiste ancora) è una continuazione delle precedenti forme. È anche una mutazione causata almeno in parte dai fattori sopra elencati. E bisogna ricordare che questo sta accadendo in un ricco scenario storico di odio verso gli ebrei.
Nelle ultime settimane, gli ebrei sono stati sempre più accusati di aver prodotto e diffuso il coronavirus. Crimine di cui sono spesso accusati di un coinvolgimento anche gli Stati Uniti.
Ecco un esempio delle molte affermazioni a questo proposito dei media mediorientali. Al-Azouni, giornalista giordano, il 16 marzo ha scritto sul giornale web Donia al-Watan che “questo virus è senza dubbio il risultato dell’odio segreto degli ebrei per tutto il mondo“. Continuando dicendo che “quando gli ebrei hanno causato lo scoppio della Prima guerra mondiale, hanno ottenuto la Dichiarazione Balfour, mentre quando hanno provocato la Seconda, hanno ottenuto la loro colonia in Palestina. E ora vogliono dare inizio al terzo conflitto mondiale in modo da istituire ufficialmente il Regno della Grande Israele”.
Siamo tornati alla morte nera del 1348, che gli ebrei furono sempre accusati di aver prodotto e diffuso. Gli argomenti sono gli stessi.
I social media in soccorso
Cosa si può fare? Per prima cosa, non c’è modo in cui gli ebrei possano condurre una battaglia efficace contro l’antisemitismo da soli. Ci sono circa 13 milioni di ebrei nel mondo (a seconda di chi conta e di come) su miliardi di persone.
Certo, le società politeiste sono praticamente libere da questa malattia, perché l’essenza di quello che viene erroneamente chiamato monoteismo è che se non credi a ciò in cui io credo brucerai all’inferno per l’eternità. Il politeismo non ha invece questo elemento. La maggior parte dell’umanità non è monoteista, ma nelle civiltà in cui fiorisce l’antisemitismo – la cui origine ideologica è “monoteista”, vale a dire, nel cristianesimo e nell’Islam – gli ebrei hanno bisogno di alleati. E chi sono questi potenziali alleati?
In primo luogo, è da notare che nelle culture basate sull’eredità cristiana nessun governo sostiene pubblicamente l’antisemitismo e ciò, giustamente, viene sfruttato da organizzazioni e governi, sia ebrei che non ebrei. Questi ultimi stanno lavorando su iniziative legislative ed educative che, sebbene importanti, sono chiaramente insufficienti. La Chiesa cattolica – o più precisamente, i suoi leader – è stata un altro alleato in questo senso da Papa Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II del 1965. Le forze liberali in questi Paesi inoltre – che si interpongono tra membri della destra e dell’estrema sinistra (come Jeremy Corbyn) – fanno anch’esse parte di questo elenco.
Un altro possibile “alleato” può essere costruito sull’eredità e sulla memoria della Seconda guerra mondiale. Ovviamente, l’Olocausto fu un’operazione tedesca, ma non avrebbe potuto “avere successo” senza la vasta collaborazione di altri Paesi europei con i nazisti. Inoltre, la guerra fu condotta dai nazisti – in gran parte, forse principalmente, a causa di un’ideologia centrata sulla convinzione che l’ebraismo globale stesse conquistando il mondo. Questa ideologia, una volta tradotta in azione politica, costò anche la vita a milioni di vittime non ebree durante la Seconda guerra mondiale. I tentativi di contrasto all’antisemitismo che evidenziano il pericolo che lo stesso rappresenta per i non ebrei sono quindi cruciali. A questo punto, i social (o antisocial) media come Facebook, Twitter e Instagram dovrebbero essere utilizzati per portare avanti una campagna contro l’antisemitismo. Dovrebbe essere creata una “scuderia” di siti Web che definiscano gli antisemiti come nemici dell’umanità, traditori della propria patria e assassini de facto.
L’attuale politica di difesa della reputazione del popolo ebraico – sciocchezze del tipo “guarda quanto siamo carini e quanti premi Nobel ebrei ci sono” (chi se ne importa?) – è inefficace. Abbiamo bisogno di una pianificazione intelligente per una risposta combattiva anti-antisemitismo online, basata sull’inquadramento degli antisemiti come minaccia alla sopravvivenza stessa delle società non ebree. Alla fine, la maggior parte delle vittime del nazismo, costruito su un’ideologia incentrata sull’antisemitismo, furono non ebrei – circa 29 milioni secondo la mia stima, compresi milioni di tedeschi che morirono durante il secondo confitto mondiale. Il resto sono solo parole.
Traduzione di Helena Savoldelli