Il discorso che Einstein non pronunciò a Yom Ha’atzmaut

Personaggi e Storie

di Nathan Greppi

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Albert Einstein con il primo ministro d’Israele David Ben Gurion nel 1951 all’Università di Princeton

Yom Ha’atzmaut del lontano 1955, era previsto che Albert Einstein tenesse un discorso sulle emittenti televisive ABC, NBC e CBS. Il suo discorso, in difesa dell’allora giovane Stato di Israele, era stato scritto in collaborazione con l’allora ambasciatore israeliano negli USA Abba Eban, che undici anni dopo sarebbe diventato Ministro degli Esteri. Purtroppo il 18 Aprile 1955, otto giorni prima di poter tenere il suo discorso, il grande fisico si spense all’età di 76 anni.

Tuttavia, secondo quanto riportato sul sito Tablet Magazine, grazie a nuovi documenti pubblicati dall’Archivio di Stato Israeliano e dall’Archivio di Albert Einstein all’Università Ebraica di Gerusalemme, dopo 61 anni possiamo finalmente conoscere l’ultimo discorso scritto da Albert Einstein.

Il discorso comincia così: “Oggi è il settimo anniversario della nascita dello Stato di Israele. La fondazione di questo stato è stata largamente approvata e riconosciuta a livello internazionale con l’intento di proteggere i resti del Popolo Ebraico dagli indescrivibili orrori della persecuzione e dell’oppressione.”

Poi continua:“Perciò, la fondazione di Israele è un’ evento che impegna attivamente la coscienza di questa generazione. Pertanto, è un amaro paradosso il fatto che un Paese che è stato creato per difendere un popolo martoriato debba a sua volta affrontare gravi minacce alla sua stessa sicurezza. Le coscienze universali non possono rimanere indifferenti a un tale pericolo.”

Einstein scelse parole rivolte soprattutto a coloro che davano tutta la colpa a Israele per le tensioni con i suoi vicini arabi. “Non è giusto che l’opinione pubblica mondiale critichi solo la reazione di Israele alle ostilità e non si sforzi attivamente di porre fine all’ostilità araba che è alla radice delle tensioni.”

Da qui in poi, Einstein continuò criticando gli accordi unilaterali che gli americani e i sovietici stringevano con i paesi arabi; una politica che, durante la Guerra Fredda, serviva a estendere le rispettive influenze in Medio Oriente.

Al contrario, Einstein argomentò così: “Le politiche internazionali in Medio Oriente dovrebbero essere fondate sugli sforzi di assicurare la pace a Israele e ai suoi vicini. Ciò sarebbe coerente con gli ideali di pace e fratellanza che sono il più grande contributo che il Popolo Ebraico ha dato nella sua lunga storia”.

Il rapporto di Einstein con il sionismo era molto complesso. Viaggiò per gli Stati Uniti insieme al futuro presidente israeliano Chaim Weizmann raccogliendo fondi per l’Organizzazione Sionista Mondiale. Tenne una conferenza all’Università Ebraica di Gerusalemme. Gli fu persino offerta la carica di Presidente d’Israele, che rifiutò. Ma Einstein era scettico all’idea di uno Stato Ebraico, al quale preferiva uno stato bi-nazionale per ebrei e arabi. E non esitò a criticare pubblicamente certe politiche di Israele.

A causa di queste ambiguità, molti antisionisti hanno reclamato Einstein come uno di loro. Ma il suo discorso qui riportato dimostra come Einstein sia rimasto fino alla fine un forte sostenitore di Israele e della pace, convinto che le due cose non si escludessero (e non si escludono) a vicenda.