di Ilaria Ester Ramazzotti
Dopo 14 anni di lavori di riordino e catalogazione, l’Archivio Apostolico Vaticano, già Archivio Segreto Vaticano, ha aperto lunedì 2 marzo agli studiosi l’accesso alla documentazione sul pontificato di Pio XII, a 81 anni dalla sua elezione a papa. L’operato di Eugenio Pacelli, eletto pontefice nel 1939, è da tempo oggetto di controverse analisi e critiche per via dell’interpretazione della sua condotta negli anni della seconda guerra mondiale, nei confronti del fascismo e del nazismo. Imputato di essere stato in silenzio di fronte alla Shoah, sono tuttora in corso polemiche e accuse di non essersi adeguatamente adoperato in difesa degli ebrei.
Se da un lato sotto il suo pontificato la Chiesa diede ospitalità agli ebrei perseguitati, anche nella Roma occupata dai nazisti, dall’altro Pio XII viene accusato di disinteresse verso le vicende drammatiche che coinvolsero la comunità ebraica, dal rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre del ’43 alla deportazione nei lager. La disponibilità di nuova documentazione offre oggi agli storici e agli studiosi una nuova possibilità di approfondimento, scavando nella complessità di quegli anni attraverso una enorme serie di carte e atti fino e ieri inaccessibili.
A sorpresa, già dalla serata dello stesso giorno dell’apertura degli Archivi, il 2 marzo, la Santa Sede ha anticipato delle rivelazioni su alcuni documenti che mostrerebbero aiuti prestati ai perseguitati ebrei dalla Chiesa di Pio XII. Fra questi, la distribuzione di certificati falsi da parte di monsignor Ottaviani, al fine di proteggere alcune persone e famiglie. Il rabbino capo di Roma Di Segni è tuttavia intervenuto di nuovo su La Stampa affermando che: “È molto sospetto questo sensazionalismo, con i fascicoli già pronti e le conclusioni facili proposte sul vassoio. Ma basta poco per rendersi conto che già le scarse rivelazioni si riveleranno un boomerang per gli apologeti a ogni costo. Si vede chiaramente che non ci fu volontà di fermare il treno del 16 ottobre e che gli aiuti furono ben mirati a tutela dei battezzati”. “Dopo aver detto che ci vorranno anni di studio, ora la soluzione uscirebbe il primo giorno come il coniglio dal cilindro del prestigiatore. Per favore, fate lavorare gli storici”.
“Quella su Pio XII non è una ‘leggenda nera’, piuttosto una storia grigia, fatta di atti e segnali diversi”, ha scritto a questo proposito il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni a La Stampa dello scorso 18 febbraio. “Le difficoltà tecniche sono complicate dalla natura stessa del materiale che riguarda un periodo storico drammatico sul quale le interpretazioni e le passioni non si sono mai spente. Gli storici ideali dovrebbero lavorare come se fossero in una camera sterile e isolata, liberi da qualsiasi pregiudizio e influsso, concentrati sui loro documenti e quello che significano – ha sottolineato -. Ma vai a trovare storici di questo tipo per la materia di cui parliamo. Da un lato ci sono gli apologeti a ogni costo, dall’altro gli accusatori inflessibili, ognuno con i suoi argomenti. Per amore della verità sarebbe utile trovare prove decisive in un senso o nell’altro, e potersi ricredere in base ai dati oggettivi; ma già è stato detto, e a ragione, che se ci fossero stati documenti decisivi da proporre, sarebbero stati divulgati da molto tempo, e che se ci sono effettivamente documenti decisivi non pubblicati non ci sono garanzie che vengano messi a disposizione degli studiosi”.
“L’attesa da parte di molti ricercatori di tutto il mondo ormai dura, si può dire, da circa 14 o 15 anni, ha spiegato lo scorso febbraio a Radio Vaticana monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano. “Questo è il tempo che hanno impiegato i miei collaboratori, gli archivisti e il resto del personale, per preparare tutta questa ingentissima mole di documenti: numerarla, seguirne la protocollazione e preparare gli inventari. Questi ultimi, per quanto riguarda il Pontificato di Pio XII, oggi sono tutti in forma digitale. Quindi gli studiosi li trovano nella nostra sala e possono consultarli via intranet, cioè via web nelle sale dell’Archivio Apostolico Vaticano. L’attesa è comprensibile, perché il pontificato di Papa Pacelli è rilevantissimo e cruciale. Si colloca in un momento della storia dell’umanità purtroppo devastato e insanguinato dall’ultimo conflitto mondiale ma anche da tutto ciò che avvenne all’interno di quel conflitto e subito dopo la sua conclusione. Balza ovviamente subito agli occhi la drammatica questione della Shoah e quindi gli ebrei si attendono molte rivelazioni da questa apertura”. “Molti documenti proveranno il suo impegno per mettere in salvo gli ebrei durante la Shoah”, ha sottolineato monsignor Pagano.
Intanto, da oggi gli storici che si erano prenotati possono accedere all’Archivio, un tempo segreto, oltre ad altre documentazioni su Pio XII conservate sempre in Vaticano. Fra i primi consultatori si contano anche studiosi israeliani o di organizzazioni ebraiche, come quelli del Museo dell’Olocausto di Washington. Le prenotazioni, per il momento, arrivano fino a giugno. Ma i lavori saranno lunghi e richiederanno anni di studi. Sono infatti circa 20 mila le unità archiviste disponibili, che comprendono 73 archivi di rappresentanze pontificie, 15 serie della Segreteria di Stato, 21 fondi di Congregazioni romane e di uffici curiali, tre dello Stato della Città del Vaticano e altri otto fondi. Le competenze necessarie a trattare la massa e le differenti tipologie dei documenti catalogati spaziano dalla ricerca storiografica all’archivistica, dalla conoscenza diplomatica a quella politica.