In India la comunità ebraica dei Bnei Menashe celebra Sukkot in attesa dell’aliya di 722 persone

Personaggi e Storie

di Ilaria Eser Ramazzotti
Nell’India nord-orientale, la comunità ebraica dei Bnei Menashe sta celebrando Sukkot e attende di fare aliya in Israele dopo la conclusione delle festività. In accordo con il Ministero per l’Assorbimento e il Ministero dell’Interno israeliani, sono attese in Eretz Israel 722 persone provenienti da questo gruppo.

Molti ritengono che questa peculiare comunità indiana, che conta circa 10 mila componenti, discenda dalla tribù israelitica perduta di Menashe. Come tale è stata effettivamente riconosciuta nel 2005 dall’allora rabbino capo sefardita Shlomo Atar, che ha tuttavia specificato che tutti i membri avrebbero dovuto convertirsi formalmente. Ad oggi, più di 4 mila di loro hanno già fatto l’aliya, mentre altri 6.500 vivono ancora in India.

L’immigrazione in Israele del prossimo gruppo è prevista per la metà di ottobre e avverrà in collaborazione con Shavei Israel, l’organizzazione non governativa che aveva già supportato gli oltre 4 mila ebrei Bnei Menashe emigrati negli ultimi vent’anni. “Anche negli angoli più remoti dell’India nord-orientale, i Bnei Menashe hanno continuato a sostenere l’antica tradizione di costruire Sukkot in onore della festa – ha detto questa settimana al Jerusalem Post il fondatore e presidente di Shavei Israel Michael Freund -. Ci auguriamo vivamente che il prossimo anno potranno farlo in Israele”.

La ministra israeliana dell’Aliyah e dell’Integrazione Pnina Tamano-Shata ha sostenuto la prevista aliyah dei 722 ebrei indiani con un’apposita voce del budget del suo ufficio. I costi del viaggio saranno invece coperti da Shavei Israel. Lo ha riportato lo scorso agosto il Jewish News Syndicate, insieme a una dichiarazione di Tamano-Shata: “Sono orgogliosa di attuare in questo momento una decisione del governo che consente a circa 750 membri della comunità di Bnei Menashe di immigrare in Israele, poiché hanno il diritto di farlo, in collaborazione con il ministero dell’Interno – ha spiegato la ministra -. Agli immigrati della comunità di Bnei Menashe voglio dire che la mia porta è sempre aperta per loro e che intendo lavorare nel miglior modo possibile per assistere la loro immigrazione e integrazione”.

La sukkà dei Bne Menashe

Almeno fino alla scorsa estate, non sembrava chiaro dove questi nuovi immigrati si sarebbero potuti trasferire, ma la città israeliana di Nof Hagalil ha dichiarato di essere disposta ad accettarli: “Invito gli immigrati Bnei Menashe a venire a vivere nella nostra città e unirsi alla comunità forte e di successo [di ebrei Bnei Menashe già residenti], che è stata completamente integrata ed è parte integrante del panorama di Hof Hagalil – ha detto sempre al Jewish News Syndicate Ronen Plot, sindaco di Nof Hagalil -. Li riceveremo a braccia aperte e li assisteremo durante il loro assorbimento in modo che si sentano a casa e parte della famiglia allargata dei Bnei Menashe, insieme a tutti i residenti della nostra città. Ho promesso al ministro che mi sarei assicurato personalmente del loro regolare assorbimento”.