“Israele come la Germania di Hitler”: i nuovi post antisemiti della relatrice dell’ONU Francesca Albanese. La WJC ne chiede le dimissioni

Personaggi e Storie

di Pietro Baragiola
Lunedì 14 ottobre l’inviato speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, si è trovata al centro del ciclone mediatico dopo una serie di aggressivi post anti-israeliani – gli ennesimi – pubblicati in questi giorni sui suoi profili social.

In questi nuovi contenuti, Albanese ha paragonato Israele alla Germania nazista, scatenando l’indignazione di diverse organizzazioni ebraiche, tra cui il Congresso ebraico Mondiale (World Jewish Congress o WJC), che hanno chiesto il suo immediato licenziamento dalle Nazioni Unite.

“Le continue affermazioni antisemite diffuse da Francesca Albanese non sono solo profondamente offensive, ma rappresentano anche una grossolana distorsione della storia” ha affermato il WJC martedì sul proprio profilo X. “Questa palese inversione della Shoah è nata con l’obiettivo di strumentalizzare la tragedia vissuta dal popolo ebraico in modo da demonizzare Israele.”

Anche la Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane ha reagito subito a questi post, dichiarando che “la retorica di Albanese riflette una mancanza di decenza e umanità di base e viola i suoi obblighi ai sensi della Carta delle Nazioni Unite e del Codice di Condotta. Albanese deve quindi essere immediatamente rimossa dall’incarico se si vuole che l’ONU recuperi quel poco di integrità che le è rimasta.”

 

I post di Albanese

“La nostra collettiva dimenticanza di ciò che ha portato, 100 anni fa, all’espansionismo del Terzo Reich e al genocidio di persone non conformi al concetto di ‘razza pura’ è asinina. E sta portando alla commissione di un altro genocidio, di un’altra guerra regionale e, potenzialmente, di un’altra guerra mondiale.”

È questo il post che Albanese ha pubblicato lunedì sul suo account X. Secondo la relatrice, il governo di Israele si sarebbe reso responsabile dell’uccisione di centinaia di dipendenti delle Nazioni Unite, il che ne motiva l’espulsione dall’organizzazione.

Nei contenuti successivi Albanese ha anche deriso la notizia di Sky News sui quattro giovani soldati dell’IDF di appena 19 anni uccisi dai droni di Hezbollah, definendoli ‘bambini-soldato’.

Questa non è la prima volta che Francesca Albanese utilizza i suoi profili social per aizzare il pubblico contro Israele. Già nel 2022, infatti, la relatrice aveva sostenuto che la ‘lobby ebraica’ era in pieno controllo degli Stati Uniti.

Dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente, Albanese è arrivata persino a negare che il massacro di Hamas del 7 ottobre fosse antisemita: “il peggiore massacro antisemita del secolo? No, signor Presidente. Le vittime del 7/10 sono state uccise non a causa del loro ebraismo, ma in risposta all’oppressione di Israele”.

Questi commenti hanno spinto l’International Legal Forum, un ente di oltre 4000 avvocati, ad indirizzare una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a febbraio per chiedere per primi le dimissioni di Albanese.

Nonostante ciò, la relatrice ha continuato la sua propaganda antisemita, esprimendo il proprio sostegno su X per un post pubblicato dal funzionario per i diritti umani Craig Mokhiber in cui il Primo Ministro Benjamin Netanyahu viene paragonato al leader nazista Adolf Hitler: “è esattamente come la penso io.”

A dicembre, Albanese ha taggato le Nazioni Unite in un nuovo post per motivare i suoi membri ad agire contro Israele: “la Shoah avrebbe dovuto insegnare agli europei che il genocidio inizia con la disumanizzazione e se l’attuale attacco di Israele contro i palestinesi non suscita la nostra forte reazione, allora vorrà dire che la pagina più buia della nostra storia recente non ci ha davvero insegnato nulla”.

“Tali discorsi non solo minano l’integrità dell’ONU, ma violano anche i principi su cui è stata fondata, principi nati dal tentativo nazista di distruggere il popolo ebraico” ha commentato il WJC. “È indispensabile che l’ONU si assicuri che le sue piattaforme non vengano dirottate per diffondere l’odio e alimentare le divisioni. Ora più che mai è necessario prendersi le proprie responsabilità”.