di Paolo Castellano
Su Twitter si sta diffondendo una nuova campagna anti-israeliana. Più di 100 account pro-palestinesi stanno attaccando con la frase “questa è la Palestina” qualsiasi post che riguardi lo Stato ebraico. Per conto del Jerusalem Post, il giornalista Seth Frantzman ha scoperto e indagato sul nuovo fenomeno di propaganda pro-pal, dopo aver ricevuto numerosi commenti contro Israele per aver postato il 23 dicembre la foto di un pavone nel deserto del Negev.
La particolarità dei commenti pro-pal è che sono tutti uguali e seguono un medesimo schema. Per questo motivo Frantzman ha ipotizzato che sia un’attività organizzata da qualche associazione o ente. Certamente, non è la prima volta che gruppi di utenti Twitter si coalizzino contro una singola persona per attaccarla politicamente.
Il 12 giugno, Twitter ha pubblicato un documento per denunciare le reti di iscritti che operano per conto di strutture politiche di paesi stranieri. «Oggi riveliamo che 32.242 account del nostro archivio fanno parte di operazioni informative statali – è un caso unico in questo settore. Le modalità degli account che sono presenti nell’archivio si distinguono per tre differenti attività che abbiamo attribuito alla Repubblica popolare cinese, Russia e Turchia», ha sottolineato l’azienda americana. «Ogni account e contenuto associato a queste operazioni è stato definitivamente rimosso dal servizio».
Sebbene Twitter sia impegnato in prima linea a smantellare le organizzazioni di aggressiva propaganda politica all’interno dei propri servizi, pubblicare tweet – anche senza nessuna sfumatura politica – su Israele può attirare decine di commenti contro lo Stato ebraico.
Secondo Frantzman, l’obiettivo delle campagne pro-pal, che avvengono attraverso la reiterazione di contenuti clone in uno stesso ordine di pubblicazione, è quello di aumentare i contenuti anti-israeliani. Tuttavia, il giornalista del Jerusalem Post ha specificato di non aver prove concrete sul coordinamento propagandistico pro-pal. Frantzman ha soltanto effettuato un’analisi delle attività di account pro-palestinesi e anti-israeliani che sono accumunati da un piccolo numero di follower – alcuni sono stati creati di recente, mentre altri risalgono al 2014.
Nessuno sa se per quale motivo sia stata intrapresa questa iniziativa propagandistica e nemmeno se continuerà nelle prossime settimane.