di Roberto Zadik
Sono passati settant’anni da quando il pedagogista e medico polacco Janusz Korczak morì tragicamente assieme ai bambini del suo orfanotrofio nel lager di Treblinka nel 1942. Dedicata a lui e alle sue idee innovative – ancora oggi di grande attualità – la conferenza che si è tenuta all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Largo Gemelli 1, il 15 ottobre nella prestigiosa Aula Pio XI. Relatori dell’incontro, patrocinato dall’Ambasciata d’Israele, l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano, Daniele Cohen; Simonetta Polenghi, Docente universitaria e Direttrice del Dipartimento di Pedagogia della Cattolica; il Console della Polonia a Milano, Jerzy Adamczyck; Cesare Rivoltella, Docente di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica e Direttore del Cremit; Jadwiga Chabros, Presidente dell’associazione dei Polacchi a Milano e Morena Modenini, Dirigente Ufficio Scolastico della Regione Lombardia. Insieme hanno analizzato la complessa e affascinante vicenda del dottor Korczak, ebreo polacco, il cui vero nome era Henri Goldsmith. A questo proposito il Console Adamczyk ha detto: “ricorrono due importanti anniversari: il 70esimo anniversario della sua morte e il centesimo anniversario dell’apertura della “Casa degli Orfani” in via Krocmal a Varsavia”.
La conferenza della durata di circa un’ora e mezza ha preceduto la proiezione del bellissimo film di Andrei Waida “Dottor Korczak” illustrando le teorie innovative di questo grande personaggio, come la personalizzazione del metodo didattico degli insegnanti rispetto alla psicologia di ogni singolo studente, evidenziandone la grande originalità, sia rispetto ai suoi tempi che anche in confronto coi giorni nostri. Fra gli interventi l’assessore Cohen ha espresso “il sostegno della Comunità riguardo all’iniziativa” ricordando un altro importante anniversario come, nel 2013 “i cent’anni dell’Hashomer Hatzair, antico movimento sionista e socialista che si ispirò ai principi educativi di Korczak”. Nel suo intervento l’assessore Cohen ha sottolineato l’importanza di Korczak “in un mondo dove i maestri sono molto pochi e lui il maestro lo ha fatto sul serio puntando sul dialogo fra insegnanti e studenti, in un patto siglato fra generazioni diverse di cui lui per primo è stato testimone.” A proposito dell’importanza del tema dell’educazione e del contributo di Korczak in materia, Cohen, ha citato anche la frase del Talmud Babilonese dal Trattato di Shabbat “Il mondo sta in piedi grazie al fiato delle bocche dei bambini”.
Ricordando Korczak, Jadwiga Chabros, Presidente associazione dei Polacchi a Milano, ha affermato “Vorrei soffermarmi su Korczak e sulla sua vita, sui suoi scritti e non solo su come essa è terminata.” Ha citato così “Il Re Matteuccio I”, il romanzo in cui Korczak ha illustrato “tutto quello che voleva fare da giovane”, oltre che alcune delle sue teorie. L’opera racconta di un sovrano bambino che all’età di sette anni viene incaricato di governare il suo regno ma fallisce rovinosamente nel proprio intento. Questa storia, ha osservato la Chabros contiene alcuni importanti insegnamenti, per esempio che non bisogna dimenticare di essere stati bambini, volendo crescere troppo in fretta, oppure che “bisogna sottolineare le responsabilità dei governanti, e che la loro lealtà e il loro rigore garantiscono il benessere sociale della collettività”.
Tanti gli spunti di riflessione emersi nel corso degli interventi e che hanno attinto sia dall’esperienza educativa e pedagogica di Korczak che dal suo passato letterario e giornalistico. Il tutto ha reso l’idea della versatilità e della complessità di questa figura così importante del nostro Novecento.
A conferma della modernità di questo medico e studioso ebreo polacco anche gli interventi di Morena Modenini – che ha ricordato come sia fondamentale che “i ragazzi possano esprimere il loro pensiero condividendo le proprie idee con gli adulti”; Cesare Rivoltella invece ha approfondito il rapporto fra Korczak e i mezzi di comunicazione, mentre Simonetta Polenghi ha messo a confronto l’opera di Korczak con quella di altri celebri pedagogisti, a cominciare dallo svizzero Johann H. Pestalozzi.
“L’attenzione che Korczak rivolgeva verso gli orfani era incredibile” ha sottolineato la Polenghi; “il docente secondo lui deve essere capace di empatia osservando gli stati d’animo del bambino, la cosiddetta comunicazione non verbale”. Insomma è stata un’occasione di confronto e non solo di ricordo di un personaggio straordinario che come ha confermato anche Cesare Rivoltella ha un grande fascino anche oggi “essendo stato un testimone del Novecento”.