di Sofia Tranchina
Mentre Regno Unito e Israele aprono un nuovo capitolo nelle loro relazioni commerciali, il 9 giugno ELNET (European Leadership Network), la principale ONG dedicata allo sviluppo dei legami tra Europa e Israele, ha annunciato l’apertura di un nuovo ufficio nel Regno Unito, a Londra, nominandone direttore esecutivo Joan Ryan.
L’ex deputata, che ha sempre sostenuto con passione e coerenza Israele, si era unita al partito laburista negli anni ‘80 per il suo impegno contro il razzismo e in favore dell’uguaglianza. Subito dopo la sua elezione in parlamento nel 1997, Ryan è diventata una sostenitrice di Labour Friends of Israel, di cui è stata nominata presidente nel 2015.
Tra i motivi che l’hanno portata a sostenere Israele, è fondamentale il ruolo che questo occupa in Medio Oriente: si tratta non solo dell’unico Stato democratico dell’area, ma anche dell’unico caratterizzato da apertura e inclusione nei confronti delle comunità LGBTQ+ e dalla preponderanza dei diritti delle donne. Tratti che lo mettono in forte contrasto con i suoi vicini geografici.
Inoltre, come scritto da Robert Philpot nel Times of Israel, il suo atteggiamento nei confronti dell’antisemitismo è stato plasmato anche dai suoi genitori, irlandesi, che – avendo subìto all’arrivo in Gran Bretagna diverse discriminazioni – le hanno insegnato sin dall’infanzia il valore dell’inclusione, in contrapposizione con il razzismo e i pregiudizi.
Per questo Ryan è convinta che la lotta all’antisemitismo non debba riguardare solo gli ebrei: «è un problema che riguarda tutti noi; non sono ebrea, e non devi essere ebreo per difendere Israele. […] L’antisemitismo indebolisce la democrazia e corrode i legami che tengono insieme la società».
Ryan ha capito di doversi allontanare dal partito laburista quando questi è stato «infettato dal razzismo antiebraico», 18 mesi fa, dopo che la deputata ebrea Luciana Berger ne è stata cacciata e che il nuovo leader di estrema sinistra Jeremy Corbyn ha portato il partito a una crisi antisemita, il tutto negando l’esistenza stessa dell’antisemitismo.
Tuttavia, la carriera di Ryan ha visto una svolta quando questo mese è tornata a difendere Israele come capo della ELNET, un’organizzazione no-profit che punta a rafforzare le relazioni – basate su valori democratici condivisi e interessi strategici – tra Europa e Israele. Fondata nel 2007 a Bruxelles, ha uffici anche a Madrid, Parigi, Berlino, Varsavia, e adesso anche a Londra.
L’Europa si è spesso dimostrata territorio fertile per il movimento di boicottaggio contro Israele, che prende vita nei campus universitari e ha maggior impatto tra i giovani, influenzando pericolosamente le menti di domani e diffondendo odio. Tuttavia, il Regno Unito rimane il terzo maggiore partner di commercio di Israele e ha recentemente identificato Israele come uno dei suoi primi cinque paesi prioritari per il commercio. Alle basi del partenariato il rapido aumento del commercio tra Regno Unito e Israele e della cooperazione high-tech.
L’organizzazione riunisce leader di tutto lo spettro politico, facilitando discussioni politiche approfondite: «penso che il punto di forza sia l’incredibile rete europea che ELNET ha costruito, e la varietà di responsabili politici e di pensatori che può riunire», afferma Ryan.
Inoltre, ELNET porta in Israele – a sperimentare la realtà sul campo – delegazioni, che hanno un ruolo cruciale nella costruzione del sostegno per lo stato ebraico e per la comprensione delle sfide che deve affrontare. È sempre facile per uno spettatore disinformato configurarsi uno scenario vittima-oppressore, e fare di Israele il super-cattivo. Ed è per questo che, spiega Ryan, è importante portare le persone sul posto, a vedere la situazione di persona e capirne la geografia e le minacce.
Sostenendo la soluzione dei due Stati, Ryan rammenta: «Israele non è in guerra con il popolo palestinese. Israele è in guerra con Hamas e i terroristi della Jihad islamica che vogliono cancellarlo dalla carta geografica».
Il popolo ebraico ha un diritto di autodeterminazione, ma Israele non viene giudicata secondo gli stessi standard delle altre nazioni. Pur distinguendo tra antisemitismo e antisionismo, bisogna infatti tenere a mente che «coloro che criticano con criteri a parte l’unico Stato Ebraico del mondo, e negano soltanto al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, sono puramente e semplicemente antisemiti».
Per questo, la sfida principale dei gruppi pro-Israele oggi è di cambiare la natura stessa del dibattito, superando la simbologia che fa della presa di posizione un manifesto della fazione politica di appartenenza, destra o sinistra che sia.