Kamala Harris, la candidata alla vicepresidenza dei democratici

Kamala Harris, la candidata a vice di Biden: il marito ebreo e il sostegno a Israele

Personaggi e Storie

di Nathan Greppi
Molto si è detto sulle maggiori testate riguardo alla senatrice Kamala Harris, già candidata alle primarie del Partito Democratico per la presidenza degli Stati Uniti e nominata di recente da Joe Biden candidata alla vicepresidenza: 55 anni, prima donna nera proposta per il ruolo, di origini indiane e giamaicane, Procuratore generale della California dal 2011 al 2017, odiata dai democratici più estremisti per le sue posizioni ritenute moderate e dai repubblicani che al contrario la ritengono troppo estrema.  Quello che non tutti sanno, invece, è che la Harris è sposata con un ebreo di Brooklyn.

La famiglia e i rapporti con il mondo ebraico

Come racconta il Times of Israel, la Harris ha conosciuto il marito, Douglas Emhoff, durante un appuntamento al buio organizzato da comuni amici, e i due si sono sposati nel 2014. Emhoff ha due figli da un precedente matrimonio, che secondo The Forward chiamano la Harris affettuosamente Mamele (“mammina” in lingua yiddish).

Già quando era Procuratore generale ha dimostrato una certa sensibilità sul tema dell’antisemitismo: nel 2012 aveva dichiarato che gli ebrei erano il gruppo religioso maggiormente preso di mira da crimini d’odio, e in tale occasione creò un’unità speciale per monitorarli e contrastarli nell’area di San Francisco. E quando divenne senatrice, nel 2017, una delle prime cose che ha fatto è stato far passare una risoluzione che riconosca le istituzioni religiose come potenziali bersagli di questo tipo di crimini.

Sempre per quanto riguarda la sua carriera da senatrice, la Harris riuscì ad essere eletta anche perché nell’ottobre 2016 la sua candidatura fu ufficialmente sostenuta da due senatrici ebree della California, Barbara Boxer e Dianne Feinstein.

Posizioni su Israele

Sin dalla sua elezione a senatrice, la Harris ha partecipato per due volte alla conferenza annuale dell’AIPAC, la principale lobby filoisraeliana in America. Ha detto di essere a favore della soluzione dei due stati, aggiungendo però che “una soluzione al conflitto non può essere imposta. Le due parti devono accordarsi da sole.” Ha inoltre preso posizione contro il BDS, e raccontato che da giovane partecipava alle raccolte fondi del Keren Kayemeth per piantare alberi in Israele.
Un tema su cui invece è distante dalle posizioni di molti sostenitori d’Israele è l’accordo sul nucleare iraniano, al quale è favorevole. Per questo e per altri motivi, la sua nomina a candidata vicepresidente è stata contestata dalla RJC, associazione che rappresenta gli ebrei repubblicani.