di Nathan Greppi
Quando, il 7 dicembre, il comune di Milano ha conferito l’Ambrogino d’Oro all’ex-presidente dell’ANPI provinciale di Milano Roberto Cenati, molti membri della comunità ebraica milanese non hanno potuto essere presenti (era Shabbat). Per questo, martedì 17 dicembre si è tenuto un incontro nella Sala Segre dei locali della comunità, “per rendere omaggio tutti assieme ad un percorso, un impegno e un’amicizia sincera, che non potevano rimanere privi della nostra partecipazione”, ha spiegato il vicepresidente della Comunità Ebraica di Milano, Ilan Boni. Ha ricordato l’impegno di Cenati al loro fianco, rimasto sempre saldo negli oltre 12 anni in cui ha guidato l’ANPI di Milano e provincia, e confermato quando ha scelto di dimettersi dal suo incarico per protestare contro l’abuso del termine “genocidio” da parte dell’ANPI.
La parola alle istituzioni
Per far capire quanto è stata coraggiosa la scelta di Cenati di dimettersi per non venire meno ai propri principi, il rabbino capo di Milano Rav Alfonso Arbib ha rievocato un passo della Mishnà in cui il religioso Akabia ben Mahalalel dice: “Preferisco essere considerato un pazzo dalle persone, piuttosto che essere per un minuto un malvagio davanti a D-o”. Rav Arbib ha spiegato che uno dei maggiori limiti alla libertà “è l’ambiente che ci circonda”, e che ci spinge ad uniformarci. Pertanto, la forza di Cenati sta nel fatto che “ha avuto il coraggio di essere antipatico al suo ambiente”.
Un altro che, come Cenati, ha dovuto abbandonare il proprio ambiente perché contrario alla sua deriva antisraeliana è il consigliere comunale di Milano Daniele Nahum, il quale ha lasciato il PD per questo motivo e che è stato colui che ha promosso la candidatura di Cenati per l’Ambrogino d’Oro. Nahum ha ricordato che “Roberto non è solo colui che ha compiuto il gesto di uscire dall’ANPI. È stato colui che nel 2015 è riuscito a portare la Brigata Ebraica al centro del corteo del 25 aprile. Si è battuto anche per le libertà di altri popoli, oltre che per le donne stuprate da Hamas e per gli ostaggi”. Anche il presidente della Comunità Ebraica di Milano, Walker Meghnagi, ha reso omaggio a Cenati, per “la sua dedizione nella salvaguardia dei valori della Resistenza e della democrazia”.
Quello dei rapporti con l’ANPI rimane un tema scottante, soprattutto in vista della prossima Giornata della Memoria. Milo Hasbani, vicepresidente dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), ha spiegato che l’UCEI non è riuscita a dialogare con il presidente nazionale dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo, anche se loro restano aperti al confronto.
Cenati: con la comunità ebraica mi sento a casa
Nel ringraziare la comunità ebraica per aver organizzato la serata, Cenati ha dichiarato che “riesco a percepire l’affetto, l’amicizia e la solidarietà che dal mio ambiente non è arrivata. Con voi sono come a casa mia, perché con voi ho stabilito non soltanto un rapporto di collaborazione, ma anche di amicizia e di affetto”. Ha ricordato che “la memoria non deve essere soltanto un ricordo, ma deve essere legata alla conoscenza della storia e della cultura”. Secondo lui, “l’ANPI sta deragliando, e proprio perché ha dimenticato questa sua missione scolpita nello Statuto elaborato dai partigiani, rischia di diventare un piccolo partito della sinistra” che interviene su qualunque argomento.
Ha ricordato che a marzo si è dimesso dall’incarico che ricopriva dal 2011 perché contrario all’uso improprio della parola “genocidio”. Questo perché “‘genocidio’ è una parola che non si può usare in modo indifferente per tutte le guerre e i conflitti che si svolgono nel mondo”, poiché implica la volontà di sterminare un intero popolo. Ha inoltre ricordato che è stato Hamas a far scoppiare le ostilità, oltre a mettere in luce l’ipocrisia delle femministe che non hanno mostrato alcuna empatia nei confronti delle donne israeliane stuprate il 7 ottobre.
I premi delle associazioni
Dopo la proiezione di un video della cerimonia di premiazione in cui gli è stato conferito Ambrogino d’Oro, alcuni esponenti dell’associazionismo ebraico milanese hanno voluto conferire a Cenati ulteriori riconoscimenti: l’ADEI-Wizo Milano, rappresentata dalla presidente Sylvia Sabbadini e dalla vice Roberta Vital, gli ha donato una foglia d’oro dal significato particolare: dopo le vacanze invernali, verrà messa nell’Alberto della Vita presso la loro sede, dove vengono riportati i nomi dei giusti che celebrano la vita e la conoscenza del bene.
A seguire, sono venute Daniela Dana Tedeschi e Susy Matalon, dell’Associazione Figli della Shoah, le quali hanno conferito a Cenati un certificato firmato da Liliana Segre, al fine di ringraziarlo per una collaborazione durata tanti anni. Mentre per l’Associazione Italia-Israele di Milano, Paola Massacesi e Maria Teresa Maglioni gli hanno donato un altro certificato in cui viene definito “uno tzaddik”, un giusto. Per lui, verranno piantati 18 alberi nel Kibbutz Holit, uno dei più colpiti dai terroristi il 7 ottobre.