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L’esplosione di manifestazioni ed episodi anti-israeliani e antisemiti in tutta Europa e in tutto il mondo è sotto gli occhi di tutti. Italia, Francia, Belgio, Austria, Germania, ma anche Usa, Australia, Sud Africa e perfino Maldive – dove alcuni israeliani sono stati costretti a fuggire a causa di cartelli contro Israele -: purtroppo questi sono solo alcune delle nazioni in cui recentemente si sono verificati fatti gravi, che preoccupano molto anche lo Stato d’Israele. Proprio settimana scorsa alla Knesset si era tenuta una riunione sull’antisemitismo in Europa, con la partecipazione di esponenti di molte Comunità ebraiche del continente, durante la quale i membri israeliani avevano toccato con mano l’atmosfera e il pericolo che si respirano nella Diaspora.
I pareri dalla Diaspora
Molto interessante a questo proposito è un‘inchiesta pubblicata sul Times of Israel, in cui si chiede agli ebrei della Diaspora se la guerra in corso sia per loro uno spartiacque nelle relazioni con i non ebrei.
“Come state vivendo lì? Le cose sono sempre uguali? Sì, no forse”: questa la domanda a cui in una sola settimana hanno risposto più di 400 persone da tutto il mondo. E quello che ne emerge non è certo una sorpresa: a seconda del Paese e della sua composizione demografica, la situazione cambia profondamente. “I racconti dai Paesi classificati nei primi posti come i più antisemiti dalla recente ricerca Global 100 ADL – spiega il quotidiano – sono ben diversi da quelli provenienti da Paesi meno antisemiti, come Canada e Usa”.
Dall’Ungheria, per esempio (al numero 30 della lista dell’ADL), Eszter Fabriczki testimonia: “Anche se a Budapest ci sono state manifestazioni pro-palestinesi, la maggioranza dei partecipanti era del movimento di estrema destra Jobbik, che sono semplicemente contro gli ebrei. Ci sono comunque molte persone non ebree che supportano Israele e che sono sinceramente interessate a quello che succede lì. Non penso che ci sia una crescita dell’antisemitismo come conseguenza del conflitto a Gaza: qui l’antisemitismo c’è sempre stato”.
Diversa è la situazione in Sud Africa, da cui sono arrivate ben 33 risposte alquanto preoccupanti. “mai andata così male come oggi”, dice Bryan Marks da Johannesburg.
In Francia, poi, com’era prevedibile, l’odio verso gli ebrei cresce esponenzialmente. “Gli ebrei sono attaccati, le sinagoghe minacciate e ci sono molte manifestazioni affollate – spiega Gabriel Attali .-Mi chiedo quindi se dovrei tornare alla mia vita di studente di medicina, oppure fare l’aliyà in Israele e rischiare la vita sotto le bombe”.
“Il messaggio è chiaro – aggiunge Marc Amsellem -: l’aria sta cambiando e la nuvola nera è qui per restarci. Ma sfortunatamente, io preferirei vivere qui in Francia, anche senza respirare, piuttosto che andarmene. Ecco cosa sono io oggi: francese, ebreo, disgustato”.
Non molto diversa è la situazione in Belgio, protagonista in pochi giorni di vari episodi di antisemitismo: “In Belgio e in generale in Europa il violento antisemitismo di una minoranza composta dalla terza generazione di immigrati arabi è la sfida più grande che oggi gli ebrei devono affrontare”. E in Germania c’è chi, come Gedalya Shames di Berlino, pensa che “tutto ciò ricorda quello che succedeva negli anni ’30, quando nessuno prestava attenzione a ciò che accadeva agli ebrei”.
E voi cosa ne pensate? qual è la vostra esperienza personale in merito? Il conflitto fra Gaza e Israele ha impattato sul vostro essere ebrei e in generale sull’antisemitismo nel vostro Paese (Italia ma non solo). Scrivete la vostra testimonianza.