Un evento del gruppo di ebrei in Sardegna

La rinascita degli ebrei in Sardegna

di Nathan Greppi
“Ogni sardo ha del sangue ebreo che scorre nelle sue vene”: con queste parole si apriva nel luglio 2015 un articolo del giornale sardo Vulcano Notizie, che raccontava la storia degli ebrei in Sardegna: dopo che sin dai tempi dei romani ospitò una comunità numerosa, tutto finì con la cacciata nel 1492 voluta dalla corona spagnola, che all’epoca dominava anche l’isola. La maggior parte degli ebrei rimasti si sono totalmente assimilati, e da allora non ci sono più state comunità ebraiche.

Questo fino a poco tempo fa: negli ultimi anni, ha iniziato a ricostituirsi una presenza ebraica organizzata a Cagliari, sotto la guida dell’associazione Chenabura – Sardos pro Israele (Chenabura significa “venerdì” in sardo), che organizza molte attività per riportare alla luce un passato rimasto sepolto troppo a lungo (se si eccettuano alcuni saggi storici sul tema, ad esempio dell’artista Elio Moncelsi e della storica Cecilia Tasca).
Ne parla a Mosaico il presidente dell’associazione, Mario Carboni.

Uno degli eventi organizzato dall’associazione Chenabura – Sardos pro Israel
Uno degli eventi organizzati dall’associazione Chenabura – Sardos pro Israele

 

Come è nata l’associazione?

È stato circa 10 anni fa; in origine era solo un gruppo su Facebook, per chi si interessa di ebraismo e Israele, ma l’accoglienza ricevuta era talmente favorevole che dopo un po’ abbiamo registrato legalmente l’associazione, che oggi conta circa 1.000 soci tutti sardi. Organizzando varie attività, siamo entrati in contatto con un gruppo di amici a Cagliari che festeggiavano lo Shabbat: era composto da 3 israeliani e da 4 o 5 sardi che stavano facendo la conversione. A poco a poco il gruppo si è ampliato, e abbiamo conosciuto ebrei da ogni parte del mondo: italiani, israeliani, francesi, americani, e anche un tunisino, che si trovavano a Cagliari per motivi di studio o lavoro. C’erano anche coppie miste, di ebrei fidanzati o sposati con sardi. Infine, 5 anni fa è avvenuta la prima accensione all’aperto delle candele di Chanukkah, nel Quartiere Castello di Cagliari. Pensavamo che saremmo stati in pochi, e invece vennero circa 300 persone.

logo dell'associazione

Quanti sono gli ebrei in Sardegna oggi?

Non ci sono censimenti, ma di quelli attivi nelle nostre attività ce ne sono almeno 20 a Cagliari, e una quarantina in tutta la Sardegna. Siamo entrati in contatto con ebrei residenti in varie località, tra cui Oristano, Alghero, Sassari, Nuoro e Siniscola. Non c’è una comunità ebraica vera e propria, ma c’è un nucleo ebraico che sta tornando dopo oltre 500 anni dalla cacciata. Inoltre, nell’ultimo periodo ci sono diversi ebrei francesi che si stanno trasferendo qui, perché in Francia non si trovano più bene.

In che rapporti siete con le istituzioni, ebraiche e non?

Siamo in contatto con l’UCEI e con la Comunità Ebraica di Roma, tanto che per 5 anni di fila abbiamo organizzato a Cagliari la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Le istituzioni locali ci trattano con rispetto: oggi abbiamo una sede dentro il Quartiere Castello anche grazie ad un contributo della Regione Sardegna. Di recente abbiamo allestito, in collaborazione con il Comune di Cagliari, una mostra sulla pittrice Eva Fischer. Inoltre, sempre il Comune ci sta aiutando a realizzare un piccolo museo di cultura ebraica.

Tra le nostre attività, a volte organizziamo visite guidate nel vecchio quartiere ebraico, per raccontare la vita che vi si faceva prima del 1492. Un altro nostro progetto è il Juharia Karalitana, una piattaforma digitale che documenta i nomi e le città d’origine degli ebrei vissuti a Cagliari tra il ‘300 e il ‘400.

La Sardegna è tra le regioni italiane con più affiliati al BDS. Avete mai subito discriminazioni?

Antisemitismo non ne abbiamo mai subito. All’Università di Cagliari ci sono un po’ di esaltati, oltre all’associazione Sardegna-Palestina che ha molti soldi, ma sono corpi estranei al sentimento popolare. La cultura ebraica riceve molta simpatia da parte dei sardi, che si sentono molto vicini ad essa. Va aggiunto che l’Università ha un rapporto stretto con atenei israeliani in termini di collaborazioni, e ci sono anche diverse aziende israeliane che operano qui, soprattutto nei campi dell’informatica e dell’agricoltura.