La storia di Rav Sacks: il Maestro che ci ha insegnato ad affrontare il futuro senza paura

Personaggi e Storie

di David Zebuloni
Rabbino, politico, accademico, scrittore, teologo, filosofo, uomo di pace e di dialogo, Rabbi Lord Jonathan Sacks è stato una delle autorità ebraiche più influenti dell’ultimo secolo. Scomparso all’età di 72 anni, il compianto Rabbi non ha lasciato solo la moglie e i tre figli, ma miglia e miglia di allievi in Gran Bretagna e nel mondo. Le decine di libri e saggi da lui scritti e tradotti in altrettante decine di lingue, infatti, hanno saputo toccare gli animi di chiunque gli abbia posseduti, letti e studiati. Le sue parole hanno saputo spiegare l’ebraismo in tutto il suo splendore millenario. I suoi insegnamenti hanno saputo coniugare il passato con il presente, il mussar (l’etica ebraica) con l’halachà (la legge ebraica), i giovani con gli anziani, gli ortodossi con i laici.

Con una solida formazione accademica, due lauree magistrali ottenute al Gonville & Caius College di Cambridge e un PhD conferitogli dal King’s College London, Rav Sacks non ha mai trascurato gli studi ebraici. In parallelo al percorso universitario vi è sempre stato quello teologico, ottenendo così l’ambito titolo di Rabbi sia al Jews’ College che alla London’s Etz Chaim Yeshiva. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90 dunque, Rav Sacks ha ricoperto il ruolo di Rabbino della Sinagoga Western Marble Arch nel centro di Londra e di Preside dello stesso Jews’ College in cui aveva studiato qualche anno prima. Il prestigioso titolo di Rabbino Capo della Gran Bretagna e del Commonwealth è arrivato invece nel 1991.

Il suo impegno di Chief Rabbi è stato riconosciuto ed apprezzato sia sul piano locale che quello internazionale. L’impegno di trovare un linguaggio comune, un punto di incontro, un obiettivo per il quale valesse la pena battersi insieme. Quello di costruire un ponte che potesse congiungere gli estremi e permetter loro di capirsi a vicenda, di accettarsi per ciò che sono. L’impegno di vedere proprio nell’ebraismo l’unico strumento capace di unire, di riparare, di ricucire. Di affrontare con spirito un periodo storico così privo di spirito.

In un saggio pubblicato per celebrare il termine della sua cadenza di Rabbino Capo, dal titolo Un ebraismo impegnato con il mondo, Rav Sacks aveva citato tre Maestri che hanno avuto un profondo impatto sul suo pensiero filosofico ebraico: il Rebbe di Lubavitch, Rav Soloveitchik e Rabbi Nachum Rabinovitch. Un’amicizia importante e profonda da ricordare invece, è stata quella con Rav Adin Steinsaltz, scomparso anche lui nel mese di agosto. “Era fantasioso, divertente, non convenzionale, ma profondamente spirituale. Era unico e ora siamo una generazione orfana”, aveva scritto Rav Sacks dopo aver appreso la notizia della morte del suo grande amico.

A proposito del suo rapporto con Israele, il Rabbi Lord si è sempre dichiarato estremamente sionista. In una delle sue conferenze, Rav Jonathan Sacks ha parlato del suo amore viscerale per la Terra Promessa, raccontando così un aneddoto divertente e toccante che spiegasse questo rapporto speciale. “Ero a Eilat in vacanza con la mia famiglia, quando d’un tratto mi fermò un uomo e mi chiese se fossi io il Rabbino Capo del Regno Unito. Io gli risposi di sì e lui mi raccontò entusiasta di essere appena stato a Londra e di essersi divertito moltissimo, di aver trovato affascinante la bellezza locale e l’architettura gotica. Poi aggiunse sorridendo: aval ze shelanu, ovvero che il luogo in cui ci trovavamo però era nostro. Forse meno bello, meno gotico, ma nostro. Oggi dico a voi la stessa cosa: vi sono tanti posti bellissimi nel mondo, ma esiste un solo paese che ci appartiene. E quello è Israele.”

Tra le sue opere più celebri tradotte in italiano, vi sono i due volumi di Lettere per la prossima generazione, le quali sono state distribuite in passato in allegato al Bet Magazine mensile, e il best seller mondiale Non nel nome di Dio, edito Giuntina, che tratta il tema delicato e complesso della violenza religiosa. Un richiamo accorato e severo per tutti coloro che hanno smarrito la via, uccidendo nel nome del Dio della vita. Tra i suoi interventi pubblici più seguiti ed importanti, vi è la conferenza tenuta al Ted Talks nel 2017, dal titolo Come affrontare il futuro senza paura. “Potremo affrontare senza paura il futuro, solo con la consapevolezza che non saremo soli. Che lo faremo insieme”, ha spiegato Rav Sacks. “Per il bene del futuro tu, oggi rafforziamo insieme i futuri noi“. Un testamento spirituale quello del grande Maestro, che pare essere rivolto a noi del futuro. A noi del 2020. Prima ancora che “insieme ce la faremo” diventasse uno slogan universale, Rabbi Lord Jonathan Sacks ci aveva avvertiti: non c’è male che possa sconfiggerci, se a combatterlo ci saremo tutti noi. Uniti, insieme. Senza paura.