di Marina Gersony
Una delegazione di sopravvissuti alla Shoah e il Primo ministro israeliano Yair Lapid hanno incontrato lunedì 12 settembre il cancelliere tedesco Olaf Scholz nella Villa Wannsee, in periferia sud di Berlino. La villa, oggi una casa-museo del 1915, apparteneva a un industriale ed è stata utilizzata in seguito, tra il 1941 e il 1945, dalle SS come dimora per gli ospiti. Il 20 gennaio 1942, quindici rappresentanti di alto rango delle SS, del partito nazionalsocialista e di vari ministeri, si incontrarono in occasione della tristemente nota Wannseekonferenz (conferenza di Wannsee), per deliberare la deportazione e lo sterminio degli ebrei europei, ossia la famigerata e criminale «Soluzione Finale della questione ebraica» (Endlösung der Judenfrage).
Di fatto si tratta di un primo incontro del Primo ministro israeliano e dei sopravvissuti Pnina Katzir, Avraham Roth, Shoshana Treister, Yisrael Mila e Zvi Gil e le loro famiglie con il Cancelliere tedesco che hanno potuto confrontarsi su una pagina sconvolgente e devastante della Storia.
Il Primo Ministro Lapid si è rivolto al Cancelliere Scholz affermando di aver molto apprezzato il coraggio e il rispetto che quest’ultimo ha dimostrato nell’ascoltare le agghiaccianti testimonianze dei sopravvissuti all’Olocausto dichiarandosi convinto che sotto la guida del Cancelliere la Germania avrebbe combattuto l’antisemitismo senza la minima tolleranza.
Lapid, il cui padre era un sopravvissuto alla Shoah del ghetto di Budapest e il cui nonno era morto nel campo di concentramento di Mauthausen, ha quindi affermato che questo incontro è stato un momento «di grande vittoria» per i sopravvissuti e per le loro famiglie che hanno viaggiato da Israele sull’aereo di Lapid.
Il Primo ministro israeliano ha anche detto al Cancelliere tedesco di aver trovato l’incontro molto commovente mentre i sopravvissuti all’Olocausto e le loro famiglie hanno ringraziato entrambi i politici per questa visita speciale. Ognuno ha raccontato la propria storia e quella della propria famiglia durante quel periodo tetro, così come la storia della propria aliyah in Israele con la creazione di una nuova famiglia, sottolineando quindi l’importanza di mantenere viva la memoria della Shoah soprattutto nelle giovani generazioni di ebrei, tedeschi e nel mondo intero.
«Un’ora fa sono entrato nell’ufficio del Cancelliere e sono stato accolto da una Guardia d’onore di soldati tedeschi che hanno salutato lo Stato ebraico – ha osservato Lapid –. E ho pensato alla prima volta in cui mio padre ha visto un soldato tedesco».
Il ministro ha quindi ricordato di come suo padre, allora quasi 13enne; un ricordo toccante e insieme tragico e straziante: «Era marzo del 1944. Mio padre era sdraiato sul letto matrimoniale a casa dei genitori. Suo padre si trovava accanto a lui perché mia nonna era a Budapest. Alle cinque del mattino hanno bussato alla porta. Entrò un soldato tedesco. Chiese: “Dov’è il dottor Lampel?”, mio nonno… Mio nonno si alzò. La mia bisnonna Hermina, che parlava tedesco, si avvicinò al soldato, si inginocchiò – era già una vecchia – gli afferrò gli stivali e lo implorò: “Bitte, bitte. Anche tu hai una madre”. Il soldato non disse nulla. Mio nonno andò a vestirsi, prese la sua borsa, si avvicinò a mio padre, sollevò la coperta e mio padre piangeva. Gli disse: “Figlio mio, o ti vedrò o non ti vedrò”. Non lo vide mai più. Oggi il Cancelliere tedesco, l’esercito tedesco e il popolo tedesco sono venuti qui, alla Villa Wannsee, il luogo in cui è stata creata la burocrazia del Male, per onorarci e chiederci perdono. Siamo venuti qui per dire loro che abbiamo vinto. Mio nonno Bela è morto in un campo di concentramento, ma mio padre è sopravvissuto e ha cresciuto una famiglia e hanno fondato un Paese. Quel Paese è orgoglioso di essere qui oggi. Ti ringrazio, amico mio, per essere venuto qui con noi oggi. Ci vuole una buona dose di coraggio morale per farlo. Grazie per essere venuto».