di Nathan Greppi
Nei mesi del lockdown, migliaia di persone in tutto il mondo hanno partecipato al progetto Every Name Counts, organizzato dagli Arolsen Archives, un centro studi avente sede in Germania che conserva 30 milioni di documenti sulle vittime del regime nazista, compresi gli ebrei deportati nei campi.
Come riporta Il Post, negli ultimi 2 mesi sono stati 120.000 i nomi, le date di nascita e i numeri di matricola forniti all’archivio in formato digitale da 3.461 volontari che hanno contribuito da casa.
I documenti conservati in origine furono raccolti dagli alleati e utilizzati dalla Croce Rossa, fondatrice del centro, per riunire famiglie che erano state divise dalla guerra. Infatti, all’inizio gli Arolsen Archives si chiamavano International Tracing Service, poiché aiutavano le persone a rintracciare i propri familiari. Tra i documenti ivi conservati, vi è la “lista di Schindler”, ossia la lista degli ebrei che Oskar Schindler fece lavorare nelle sue fabbriche per salvarli dai campi di sterminio.
Dal 2007 l’archivio è aperto al pubblico, e oggi viene usato soprattutto come centro di ricerca. La digitalizzazione dell’archivio è iniziata già nei primi anni ’80, ma i documenti cartacei sono talmente numerosi da occupare 25 chilometri di scaffali.
L’iniziativa era già cominciata all’inizio del 2020 con la partecipazione di un gruppo di liceali tedeschi. A causa della pandemia è stato accelerato, coinvolgendo migliaia di persone nel mondo; queste si sono messe a leggere e ricopiare in formato digitale decine di migliaia di documenti provenienti dai campi di concentramento di Buchenwald, Dachau e Mauthausen.
Il progetto è ancora in corso. Chi fosse interessato a partecipare può provare cliccando qui.