di Redazione
«Come mi sento? Sola e angosciata. Quello che ci scorre davanti agli occhi è talmente orrendo e clamoroso che pensavo ci sarebbe stato uno sconvolgimento condiviso da tutti, ebrei e non. Invece sono cominciati quasi subito i però e i ma. Per la prima volta posso dire dentro di me e anche fuori di me che siamo nuovamente di fronte agli elementi di una possibile Shoah. I terroristi di Hamas non hanno detto “Abbiamo ucciso tot israeliani”: si sono vantati di aver ucciso degli “ebrei”».
Parole di Lia Levi, scrittrice, sceneggiatrice, giornalista, fondatrice di giornali, voce autorevole del mondo ebraico (per trent’anni ha diretto il mensile di informazione e cultura ebraica Shalom) e una vita intensa tutta da raccontare.
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In un’intervista recente a La Stampa, la scrittrice ha condiviso le sue emozioni e l’apprensione di fronte agli eventi in corso che stanno scuotendo il Medioriente. (Per intervista integrale, clicca QUI).
La scrittrice ha spiegato che Israele, compreso il suo governo attuale guidato da Bibi Netanyahu, può avere numerosi difetti. Tuttavia, ha enfatizzato che non si può giustificare in alcun modo la violenza perpetrata da Hamas in nome di preferenze politiche. «Una violenza come quella di Hamas può prosperare solamente sotto un regime, che sia una dittatura totalitaria del passato o una moderna dittatura del terrore. Pur dispiacendomi per la presenza di una persona inadeguata al potere in Israele, non credo che questo giustifichi l’odio del mondo».
Ciò che preoccupa maggiormente la scrittrice è l’aumento dell’antisemitismo in Europa, in particolare all’interno di “una certa sinistra”: «La sinistra sta attualmente riducendo gli ebrei a Israele e, di conseguenza, li considera i “cattivi”. Israele ha commesso errori significativi, ma chi ricorda le proteste degli israeliani contro Netanyahu qualche mese fa? Le proteste simili non si vedono più qui in Europa».
Riguardo a come porre fine all’orrore, in particolare a ciò che accade nella Striscia di Gaza, la soluzione per la scrittrice è la formazione di una coalizione tra Stati Uniti, Unione Europea, Arabia Saudita e Autorità Palestinese. Tuttavia, sottolinea l’importanza di instillare una vera fiducia nella possibilità di pace: «La pace non è una cosa astratta; dobbiamo credere veramente in essa, scavarla nella verità e non lasciarci trascinare dalla disinformazione e dalle notizie false».
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