di Fiona Diwan
Pubblichiamo un interessante articolo firmato dal direttore di Mosaico Fiona Diwan apparso sul sito Informazione Corretta.
Spesso ci si dimentica che dietro a un accadimento cruciale, davanti all’inaspettata e repentina direzione impressa a fatti o circostanze, si nasconde il cosiddetto fattore umano. E che per spingere gli eventi verso una certa direzione a volte ci vogliono personaggi animati di cieca determinazione, figure dotate della facoltà di far accadere le cose, “deus ex machina”. Come Jonny Daniels. Stiamo parlando dell’uomo che ha reso la questione della Legge Polacca sull’Olocausto un affare internazionale, il “regista” di un casus belli – una questione esplosiva che rischia di far saltare i rapporti tra la Polonia da una parte, e Israele e Usa dall’altra – rimbalzato su tutti i giornali. Jonny Daniels: ovvero il polacco più scomodo e controverso del momento, il più odiato e insieme lodato, il più chiacchierato sui media polacchi e israeliani, considerato un bizzarro “sacerdote” del post-antisemitismo, una specie di “poliziotto” della Shoah che vigila, a modo suo, sul destino ebraico consumatosi sul suolo polacco durante la Seconda Guerra Mondiale. Se non fosse per la precoce calvizie e per una appena accennata pinguedine, il romanzesco personaggio potrebbe essere uscito da un libro di Le Carrè. Il suo nome sembra non lasciar freddo nessuno. C’è chi ha scomodato il solito Mossad, chi la CIA, chi la Russia, chi lo descrive come una spia tout court, chi ne parla come un impostore, chi come un benefattore, chi come un fasullo, egocentrico truffatore, o addirittura – specie nel mondo ebraico liberal – come un utile idiota o lestofante di basso rango.
Identikit dell’uomo della crisi israelo-polacca
Ma chi è veramente Jonny Daniels? E, soprattutto, che cosa ha fatto? Laureato in Scienze politiche all’Università di Bar Ilan, paracadutista nelle file dell’esercito israeliano, nato in Inghilterra 31 anni fa da una famiglia ebraica religiosa, cittadino inglese e israeliano, assistente dell’ex Ministro della Difesa, Danny Danon oggi ambasciatore all’Onu, Daniels figura adesso come Presidente di una minuscola fondazione dedicata alla memoria della Shoah in Polonia, From the Depths, e di fatto sembrerebbe occuparsi di fundraising per cause ebraiche legate alla Shoah nonché di monitoraggio in materia di politica internazionale. Pochi anni fa, ad esempio, riuscì a far restaurare i cimiteri ebraici polacchi con fondi pubblici e privati. Oggi è considerato l’uomo chiave della crisi israelo-polacca che ruota intorno all’affare scoppiato sulla Legge Polacca sull’Olocausto, un mediatore pronto a spiegare ai polacchi – in numerosi talk show televisivi -, perché Israele si è sentita offesa e tradita da questa Legge, e di spiegare agli israeliani perché i polacchi avrebbero tutto il diritto a prendere le distanze dai campi di sterminio costruiti dai nazisti.
Se le domande sembrano scontate, le risposte profumano tutte di complottismo: chi c’è dietro di lui? Chi lo manda? Da dove prende i soldi? Daniels risponde serafico con un mantra più volte collaudato: ciò che conta è “star fuori dalla folla”. Eppure, lo si vede dappertutto. Ha incontrato Trump numerose volte, prima che diventasse Presidente; frequenta le stanze del potere, intrattiene rapporti praticamente con tutto l’arco parlamentare israeliano, senza preclusioni ideologiche. E’ riuscito a mettere insieme circa un milione di dollari per sponsorizzare un viaggio ad Aushwitz – un mega evento per i 69 anni della liberazione del campo -, e far volare, in un viaggio di gruppo in Polonia, mezza litigiosissima Knesset israeliana, parlamentari che abitualmente si detestano visti andare a braccetto per le vie di Cracovia, acerrimi nemici che mai si saluterebbero davanti alla macchinetta del caffè, seduti vicini sui sedili dell’aereo per la Polonia.
Intendiamoci: ebrei di corte ce ne sono sempre stati nella storia europea. Figure che per ragioni di opportunità o sopravvivenza, vivevano accanto a Re o Ministri per poter schivare, arrivata la mala parata, il fango e le ondate ricorrenti di rabbia popolare. Oggi, grazie all’esistenza di Israele, questo non è più possibile. Eppure, sembrerebbe che Daniels incarni, mutatis mutandis, proprio quel modello, quel tipo di personaggio. Oggi, a chi lo accusa di ambiguità, attitudine manipolatoria e conflitto di interessi (è stato anche pierre e responsabile delle pubbliche relazione per la LOT, compagnia aerea di bandiera polacca), Daniels dichiara con candore di essere trasparente e leggibile «come un libro aperto» (lo ha dichiarato all’emittente israeliana i24news e a Times of Israel). Dotato di una capacità prodigiosa di attrarre risorse e creare networking, una spregiudicatezza politica che se ne infischia di tessere alleanze – se ritenute utili e opportune -, con parti politiche apparentemente in forte disaccordo tra loro (è comunque ritenuto politicamente vicino alla destra polacca), Daniels sembra seguire una sua personale bussola progettuale, non del tutto decodificabile a un primo sguardo e incurante delle accuse di danneggiare l’immagine degli ebrei in Polonia. Criticato per i suoi multipli e variegati legami coi leader politici ed economici – amico di Trump, di Netanyahu, di ministri del Parlamento polacco – Daniels ha rapporti stretti anche con padre Tadeusz Rydzyk, un prete che è il direttore di Radio Maryja, media tra i più antisemiti d’Europa. Una strana coppia. Fatto sta che dopo una disinvolta e malvista frequentazione, e un numero imprecisato di cene offerte il sabato sera nel suo appartamento a Varsavia, Daniels è riuscito a “convertire” Rydzyk, il quale ha cessato improvvisamente, dal giorno all’indomani, di ospitare sermoni antisemiti su Radio Maryja.
Ciò che muove Daniels ha radici nella storia della sua famiglia, raccontano i media di Varsavia e Tel Aviv. Le pianure polacche appartengono al suo retaggio e alla sua memoria. Suo nonno fuggì in Inghilterra, scampando a un linciaggio. Da dove abbia ereditato questo formidabile talento nell’arte del fundraising, non si sa. Fatto sta che la sua microscopica Fondazione, From the Depth, fa più rumore di corazzate ben più voluminose. Grazie a questo, Daniels è riuscito, nel 2014, a fare incetta di fondi e sensibilizzare il governo polacco sul tema del recupero dei numerosi cimiteri ebraici in Polonia che versavano in stato di vergognoso abbandono, una trascuratezza inaccettabile per quelle pietre che rappresentano oggi le uniche testimonianze tangibili di una presenza ebraica secolare e numerosissima. Messo alla berlina dalla sinistra polacca, criticato dal mondo ebraico ma anche dall’estrema destra, Daniels è accusato di voler fare un uso strumentale, disinvolto e politico della Shoah. Ma, tra le righe, la sensazione è che Daniels oggi stia lavorando ai fianchi il governo di Varsavia al fine di trovare una soluzione migliorativa della Legge polacca sull’Olocausto e di evitare una crisi diplomatica perniciosa. Come? Cercando di far cambiare la Legge “dal di dentro”, usando le proprie conoscenze. Il disegno che sembra emergere in filigrana parrebbe quello di evitare che uno scontro frontale tra Polonia e Israele abbia come esito finale – e nefasto – il successo del nazionalismo e dell’estrema destra. Evitando così che si verifichi ciò che accadde anni fa in Austria, con il caso di Kurt Waldheim: scoperta la sua appartenenza alle gerarchie militari naziste, scoppiato il pubblico scandalo, l’effetto che ne scaturì fu paradossale.
Il riverbero mediatico e lo scontro politico consegnarono, per reazione, all’estrema destra l’esito delle elezioni austriache. Risultato? Kurt Waldheim, ex ufficiale delle SS, uno tra i responsabili della deportazione dei 60 mila ebrei di Salonicco, fu eletto come Presidente dello Stato austriaco dal 1986 al 1992. Ma torniamo a lui, Daniels. Un politico fuori dagli schemi? Un cerchiobottista di rara lungimiranza? Un benefattore che riesce a coagulare intorno a se interessi politici e slanci solidali? Di certo un animale politico capace di muoversi negli ambienti più disparati, dalla potente Chiesa cattolica polacca alla destra di governo, fino alle stanze del potere americane e israeliane. Con, alla fine, una domanda che resta aperta: chi è veramente Jonny Daniels?
(Photo credits: Franciszek Mazur / Agencja Gazeta)