di David Zebuloni
“L’obiettivo non è quello di creare un mondo senza antisemitismo”, ha dichiarato Natan Sharansky in un’intervista esclusiva rilasciata al Bet Magazine. “Potremmo provarci, certo, ma non otterremmo alcun risultato. L’obiettivo è piuttosto quello di impedire all’antisemitismo di ferirci”, ha poi aggiunto. Nell’era dei social network, dove chiunque può far sentire la propria voce senza doversi nemmeno alzare dal comodo divano di casa, il monito di Sharansky fa riflettere sul confine sottile che divide l’odio dalla violenza. Si può davvero porre fine all’odio? A rispolverare l’antico quesito è stato un episodio accaduto in Inghilterra, che in poche ore ha fatto il giro di tutto il mondo.
Ad esprimersi contro gli ebrei e contro Israele questa volta è stato il rapper britannico Richard Cowie, meglio conosciuto come Wiley, che ha pubblicato sul suo profilo Twitter alcune frasi dal contenuto inequivocabilmente antisemita. “Se lavori in un’azienda di proprietà di due ebrei e ti metti contro la Comunità ebraica, verrai licenziato sicuramente”, “Talvolta gli oppressi diventano oppressori”, “Ascoltatemi bene ebrei: Israele non è il vostro Stato”, ha scritto il cantante in un susseguirsi di tweet.
Con un indugio che non è passato inosservato, Twitter ha deciso di cancellare i tweet pubblicati da Wiley, ma in molti hanno ritenuto che fosse ormai troppo tardi: il danno era già stato fatto. In segno di protesta, è partita la campagna di boicottaggio a Twitter nelle quali è stato chiesto agli utenti di non pubblicare alcun tipo di contenuto sulla piattaforma per 48 ore. Gli hashtag #NoSafeSpaceForJewHate e #48HoursSilence sono diventati tra i più cliccati e personalità del calibro dei deputati laburisti David Lammy e Rosena Allin-Khan, della cantante Sophie Ellis-Bextor, dell’attore Jason Isaacs e dell’ex giocatore di calcio Gary Lineker, hanno aderito alla campagna.
Essendo Wiley stesso di origini africane e avendo partecipato attivamente alle manifestazioni contro l’uccisione di George Floyd, associare le due forme di discriminazione è stato inevitabile. “Dopo che noi ebrei ci siamo battuti per la vostra causa, ci aspettavamo che voi faceste altrettanto per la nostra”, ha commentato un utente sul suo profilo Instagram. Le forze dell’ordine britanniche hanno aperto un’indagine per andare a fondo della questione, ma Wiley sembra non essersi pentito minimamente delle sue affermazioni e ha continuato imperterrito a condividere contenuti in rete. “È forse antisemita dire che gli ebrei hanno potere?”, ha infatti scritto su Twitter dopo la censura.