di Ilaria Ester Ramazzotti
L’International Holocaust Remembrance Alliance, IHRA ha annunciato lo scorso 7 luglio a Berlino di aver assunto una dichiarazione di condanna contro ogni tentativo di riabilitare la reputazione di persone che furono complici della Shoah e del genocidio dei rom.
La questione è stata discussa nella prima plenaria del 2020 degli esperti e dei rappresentanti dei governi e delle organizzazioni dei 34 paesi membri dell’IHRA. La riunione, svoltasi online, si è conclusa con l’approvazione all’unanimità della presa di posizione contro la preoccupante tendenza emersa in varie occasioni e nazioni a voler riabilitare storicamente la figura di alcune persone che a vario titolo parteciparono ai crimini dell’Olocausto. L’iniziativa “esprime inoltre la volontà dell’organizzazione di affrontare questo fenomeno promuovendo la ricerca, la consapevolezza pubblica e la responsabilità politica in merito”.
Si tratta della terza dichiarazione assunta dall’IHRA nella sua ventennale storia e segue la dichiarazione d’intenti del 2020, in cui sono stati concordati 14 nuovi punti operativi utili a garantire che il mondo si ricordi dell’Olocausto e si impegni a favore di un mondo senza più genocidi.
“In un’epoca di crisi multiple, quando i fatti della storia vengono sempre più distorti, è essenziale che l’IHRA prenda una posizione chiara quando trattano di riabilitare certe figure problematiche”, ha affermato il portavoce della presidenza dell’IHRA Michaela Küchler. “Questo problema, che viola i nostri principi comuni, riguarda i paesi coinvolti nell’IHRA e altri”.
Robert Williams, presidente del Comitato sull’antisemitismo e la negazione dell’Olocausto dell’IHRA, ha spiegato che “i ricordi condivisi del passato sono intrinsecamente imperfetti e malleabili. Per rendere giustizia alla perdita [causata] dall’Olocausto e per contribuire ad affermarne una migliore comprensione pubblica e comune, le nostre memorie hanno bisogno di una buona storia costruita su fatti e analisi perché, alla fine, la storia ha sempre maggiori possibilità di dimostrare quel vecchio assioma britannico [secondo cui comunque] la verità verrà fuori”.
“Il non ricordare in modo sincero sminuisce i vivi e non rispetta i morti”, ha sottolineato il capo delegazione del Regno Unito Eric Pickles; “il problema è semplice: quelli che hanno partecipato all’Olocausto, direttamente o indirettamente, non sono all’altezza, all’interno di una società civile, di riabilitare la loro reputazione”.
Il capo della delegazione lettone Einars Mikelsons ha dichiarato: “Come rappresentante di un paese che ha vissuto tre occupazioni e ha riguadagnato l’indipendenza solo decenni fa, so che affrontare il passato storico non è facile. Vedo la tendenza a riscrivere la storia della seconda guerra mondiale, per motivi politici, in alcuni paesi, e sostengo con tutto il cuore l’assunzione della dichiarazione dell’IHRA”.