di Marina Gersony
Nelle sue aule hanno sfilato docenti, alunni, premi Nobel passati alla storia: da Albert Einstein a Yuval Noah Harari, da Ada Yonath a Gershom Sholem a Daniel Kahneman… Un’incredibile avventura del sapere che continua. Sorta nel 1925 per dare asilo alle menti eccelse del XX secolo, la Hebrew University of Jerusalem ha ospitato di recente una conferenza per celebrare i 100 anni del suo Istituto di Studi Ebraici. L’evento è stato inaugurato con una cerimonia speciale alla presenza di Isaac Herzog, Presidente dello Stato di Israele
C’era una volta una terra arida, dove le pietre e gli arbusti disegnavano un paesaggio brullo e sospeso nel tempo. Una terra che raccontava storie dimenticate, come antiche cicatrici di un passato che non voleva essere sepolto. Eppure, in quel vuoto riarso un giorno apparvero figure insolite. Uomini e donne, vestiti di panciotti, gilet e abiti eleganti, come fossero scivolati fuori da un altro tempo, da un altro luogo. Non erano viaggiatori: erano intellettuali, studiosi, scrittori, professori in fuga, venuti per restare, cuori ardenti di studio che portavano con sé la determinazione a costruire qualcosa di ebraicamente nuovo, di radicalmente diverso. Siamo tra il 1910 e il 1930. Provate a immaginarli questi europei, quasi tutti tedeschi, con radici profonde nei sogni e nelle sofferenze dell’esilio ebraico. Ebrei assimilati e laici, religiosi e no, che avevano lottato per affermarsi nel cuore di tenebra di un’Europa preda di conflitti e di una follia crescente. Venivano dalla Germania, dal sancta sanctorum della filosofia e della scienza moderne: qui, il vento del razzismo soffiava sempre più forte, pronto a spegnere il fuoco delle menti più brillanti. Il Partito Nazista stava sollevando la testa, mentre l’antica maledizione dell’antisemitismo si diffondeva, intossicando ogni angolo d’Europa.
La vicenda è nota. Ma in quel buio, la Palestina, un tempo marginale e ignorata, stava emergendo come il cuore di una inusitata rivoluzione intellettuale. È stato così che, per la prima volta, il sogno di un’Università ebraica ha preso forma. Non si trattava solo di un progetto educativo, ma di un gesto di resurrezione, una promessa di rinascita. Fu inizialmente lo stesso Theodor Herzl a immaginarla, sebbene l’Università sia stata poi fondata da altri: voleva una patria che non fosse solo fisica ma anche spirituale e intellettuale. Nel 1902, pensatori e leader sionisti, tra cui Chaim Weizmann, Martin Buber e Berthold Feivel, pubblicarono un manifesto – Eine Jüdische Hochschule – che esponeva i principi per la creazione di un’Università ebraica a Gerusalemme che non solo avrebbe insegnato scienza e filosofia, ma che avrebbe incarnato il rinascimento culturale del popolo ebraico.
Nel 1913, l’11° Congresso sionista approvò finalmente il progetto, decidendone la creazione. La magia si concretizzò il 24 luglio 1918, il primo colpo di piccone dato davanti a migliaia di persone, ebrei e non ebrei, radunati sul Monte Scopus. Il panorama che si stendeva fino ai Monti di Moab pareva amplificare la solennità del momento. «Mi sembrava come se le montagne avessero cambiato forma e fossero stupite. Come se avessero intuito che questo fosse l’inizio del ritorno dei loro figli», le parole di Chaim Weizmann. Non fu solo l’atto di fondazione di un’università, fu l’incipit di una nazione. Ebrei fuggiti dalla distruzione dell’Europa portarono con sé la loro cultura, le loro storie, i loro sogni. Albert Einstein, Sigmund Freud, Chaim Weizmann e tanti altri si unirono a quella visione. Non ultimo, Shmuel Yosef Agnon, lo scrittore premio Nobel ponte tra il mondo ashkenazita, Ostjuden, e la nuova realtà dell’Yishuv: Agnon nel 1908 si era trasferito a Jaffa, nella Palestina ottomana, per poi tornare in Europa – da dove collaborava con Martin Buber – e infine per tornare a Gerusalemme.
«Questo ateneo è un luogo dove le tradizioni ebraiche incontrano il pensiero moderno, creando un dialogo unico tra passato e futuro», aveva detto Buber diventato docente dell’università. In brevissimo tempo la Hebrew University divenne un punto di riferimento, il porto che accoglieva le teste più brillanti della Germania, decine di pensatori, scrittori, intellettuali perseguitati. Persino Walter Benjamin e Franz Kafka (che stava studiando l’ebraico e meditava di fare l’alyià con l’amico Max Brod), stavano progettando di giungere a Gerusalemme.
E così, nel 1925, nasce l’Università Ebraica con un’impronta metodologica e culturale decisamente germanica: filologia, archeologia, letteratura e infine studi ebraici ispirati inizialmente allo spirito della Scienza del Giudaismo (Wissenschaft des Judentums) come l’avevano concepita in Germania i fondatori (Leopold Zunz, Eduard Gans, Heinrich Graetz, Leo Baeck…).
Gerusalemme, non più solo centro spirituale ma cuore del sapere. Quasi tutte le grandi menti del Novecento hanno attraversato i suoi corridoi e insegnato in queste aule. Gli alunni eccellenti e i premi Nobel non si contano. Non solo Martin Buber e Gershom Scholem o lo stesso Albert Einstein che tenne il discorso inaugurale e vi insegnò. In una lettera del 1925, Einstein espresse il suo entusiasmo per l’istituzione: «L’Università Ebraica rappresenta un faro di luce per l’intero popolo ebraico», diceva. Al galà inaugurale c’erano Lord Balfour e Winston Churchill. Guardando le immagini d’epoca di quel primo edificio storico, colpisce quanto in verità somigli a una fortezza o a un castello che si erge nel nulla circostante. Un baluardo tirato su per resistere, più che al tempo, alle spinte della semplificazione e alla seduzione delle ideologie e dei cervelli omologati. «Devo a questo luogo gli strumenti per esplorare l’animo umano e raccontare le storie del nostro popolo», aveva detto un giorno Amoz Oz. Alunni eccellenti, dicevamo: la lista potrebbe essere infinita. Da Yuval Noah Harari a Nouriel Rubini, da Aharon Barak a A. B. Yehoshua, da Ygal Yadin a Benny Morris, da Meir Shalev a David Grossman. E poi i premi Nobel Ada Yonath e Daniel Kahneman (vedi box); e ancora i romanzieri Aharon Appelfeld e Zeruya Shalev, i poeti Nathan Zach e Yehuda Amichai… Se inizialmente l’Ateneo nasce con una impronta decisamente umanistica, oggi la sua comunità scientifica e di scienze sociali è tra le più illustri e celebri del pianeta. La sua facoltà di matematica è tra le migliori del mondo.
Ma torniamo alla storia. Nel 1934, una svolta ulteriore, decisiva per il tessuto sociale circostante: la posa della prima pietra per un ospedale universitario, che avrebbe portato speranza e cura nella regione. Intanto, anche la facoltà di Scienze cresceva, e la scienza dell’educazione diventava sempre più un punto di riferimento. Nel 1936, vengono conferiti i primi dottorati, un segno che l’università era ormai riconosciuta come una delle voci più importanti nel panorama culturale internazionale.
Ricerca, insegnamento, dibattiti (a volte furibondi). Nonostante le difficoltà economiche e le guerre, l’università non ha mai smesso di crescere, né di essere una roccaforte del dibattito delle idee. Gli anni, però, non furono sempre facili. L’ateneo ha dovuto lottare ogni giorno per sopravvivere. Molti studenti, pur di continuare, lavoravano part-time o si affidavano a borse di studio. La sua attività non si è mai fermata, neppure durante la Seconda Guerra Mondiale, con tutto il dolore che portò. Anzi, in quel periodo divenne un rifugio per chi fuggiva dalle atrocità, un luogo che offriva non solo asilo fisico ma anche un rifugio per lo spirito e lo studio.
Moltissime le tappe che meritano di essere raccontate in questo percorso. Non ultima, nel 1958, il campus di Givat Ram diventa il simbolo di una nuova era, e Gerusalemme il centro di un grande fervore intellettuale. «Un simbolo del nostro impegno per l’istruzione e la cultura», diceva Golda Meir. «Una fonte inesauribile di innovazione e conoscenza», aveva rincarato Shimon Peres. L’orgoglio di una nazione.
Impressionante resta la sua biblioteca, che possiede una delle collezioni di libri antichi e manoscritti più importanti al mondo, quelli di Kafka, i 55 mila scritti di Einstein (incluse le sue lettere d’amore), i primi scritti di Maimonide e quelli di Scholem, e poi l’Archivio cinematografico ebraico Steven Spielberg, solo per citare una minima parte di questo immenso giacimento. Così, tra luci e ombre, fioriscono i numerosi dipartimenti di eccellenza. Ad esempio, l’Institute of Jewish Studies della Hebrew University – acquisendo nel corso degli anni nuovi spazi, programmi, sfide e spingendo costantemente i suoi limiti – continua a evolversi e trasformarsi. O ancora il Dipartimento di matematica. Una realtà che ancora oggi resiste e ci ricorda che, nonostante tutto, è nella mente umana che risiede la forza di infrangere i confini e tracciare nuovi cammini.
Hebrew University: curiosità
Alcuni degli aspetti affascinanti della Hebrew University of Jerusalem, che ha contribuito enormemente all’avanzamento delle scienze, della cultura e del dialogo internazionale.
L’ateneo oggi
Casa di oltre 23.000 studenti provenienti da 90 paesi, l’Università Ebraica guida gran parte della ricerca scientifica civile in Israele, con oltre 11.000 brevetti e contributi pionieristici. Classificata 81ª a livello globale dal Shanghai Ranking (2024), celebra un secolo di eccellenza nella ricerca, nell’educazione e nell’innovazione. Per saperne di più sui programmi accademici, le ricerche e i successi dell’università, visita il sito ufficiale https://new.huji.ac.il/en.
Il Nobel e la Scienza di frontiera
L’Università Ebraica di Gerusalemme ha avuto otto vincitori del Premio Nobel, due Premi Turing e una Medaglia Fields, Premi Wolf e Abel.
Le ricerche contro il cancro
Il Prof. Yuval Shaked ha condotto ricerche pionieristiche in campo oncologico, con un particolare focus sull’uso di anticorpi monoclonali. Il suo lavoro è legato alla Hadassah Medical School dell’Università Ebraica.
Il Libro Sacro di Gerusalemme
L’Università Ebraica possiede una delle collezioni più complete di manoscritti ebraici. Questi comprendono documenti di grande valore storico e religioso, tra cui manoscritti biblici antichi.
Un monumento alla diversità
L’Università Ebraica è conosciuta per il suo ambiente multiculturale, con studenti provenienti da oltre 90 paesi. È un luogo di incontro e di dialogo tra culture diverse, inclusi eventi che promuovono il dialogo tra ebrei, musulmani e cristiani.
Una vista unica
La vista mozzafiato dal Monte Scopus è una delle caratteristiche dell’Università Ebraica. Essa offre una panoramica unica su Gerusalemme e sui suoi luoghi storici.
La posa della prima pietra
Nel 1934, fu posata la prima pietra per la facoltà di Medicina, simbolo di un nuovo inizio per l’Università e la nascente nazione israeliana.
Il collegamento con il Cosmo
L’Università Ebraica ospita anche l’osservatorio astronomico sul Monte Scopus, che supporta ricerche in astronomia e scienze spaziali.
Albert Einstein
Il grande scienziato fu uno dei primi membri del consiglio dell’Università. Invitato a diventare il Presidente, rifiutò l’offerta, lasciando comunque un’impronta fondamentale sulla storia dell’ateneo.
Università Ebraica di Gerusalemme: le eccellenze in cattedra (e sui banchi)
L’Università Ebraica di Gerusalemme conta tra i suoi docenti ed ex-Alumni diversi vincitori del premio Nobel, premio Turing e una Medaglia Fields (il Nobel della matematica). Tra loro, Joshua D. Angrist, vincitore del premio Nobel per l’economia nel 2021 assieme a Guido W. Imbens e David Card. Oltre che all’Università di Gerusalemme, Angrist è docente a Harvard e al MIT. Mentre il ragazzo prodigio Elon Lindenstrauss, nato a Gerusalemme nel 1970, ha vinto la medaglia Fields nel 2010, a soli 40 anni.
Nel 2009 è invece Ada Yonath a vincere il premio Nobel per la chimica, assieme a Thomas Arthur Steitz e a Venkatraman Ramakrishnan per i suoi studi sulla struttura e sulla funzione dei ribosomi. È per la chimica anche il Nobel di Roger Kornberg nel 2006. Roger è “figlio d’arte”: infatti il padre, Arthur Kornberg, è stato professore alla Stanford University e ha vinto il premio Nobel per la medicina nel 1959.
Yisrael Aumann, matematico alla HUJ fin dal 1956, ha vinto nel 2005 il premio Nobel per l’economia per “avere accresciuto la comprensione del conflitto e della cooperazione attraverso l’analisi della teoria dei giochi”. Poi c’è David Gross, laureato alla HUJ nel 1962, che ha vinto il premio Nobel per la fisica del 2004, insieme a Hugh David Politzer e Frank Wilczek, per una scoperta nella cromodinamica quantistica, mentre nello stesso anno 2004 ad Avram Hershko, insieme ad Aaron Ciechanover, altro docente dell’Università Ebraica di Gerusalemme, e Irwin Rose, è stato conferito il premio Nobel per la chimica. Aaron Ciechanover è nato a Haifa nel 1947 e si è laureato alla HUJ in Medicina; oltre al Nobel, ha vinto il Premio Lasker per la ricerca medica di base e l’EMET Prize in Life Sciences. Un altro premio Nobel, conseguito per l’Economia nel 2002, è Daniel Kahneman, laureato in psicologia e matematica all’Università Ebraica di Gerusalemme, nato a Tel Aviv nel 1934 e scomparso a New York nel 2024, “per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica”. Ma il primo docente dell’HUJ al quale è stato conferito il Premio Nobel (1921) è stato niente meno che Albert Einstein.