di Nathan Greppi
La settimana scorsa la Malesia ha deciso di non permettere alla squadra di nuoto paralimpica israeliana di entrare nel paese per partecipare ai Campionati mondiali di nuoto paralimpico, che si terranno a luglio nel paese del sud-est asiatico. Questo nonostante il Comitato Paralimpico Israeliano abbia passato due mesi a negoziare con i malesiani.
Secondo Ynetnews l’evento, che si terrà nella città di Kuching, è di fondamentale importanza in quanto da esso si decideranno i partecipanti alle Olimpiadi di Tokyo 2020. La città ospiterà 600 nuotatori provenienti da oltre 70 paesi. Il fatto che tra la Malesia, un paese musulmano, e Israele non ci siano relazioni diplomatiche rende difficile agli israeliani ottenere dei visti.
Per ottenerli, i capi del Comitato Paralimpico Israeliano hanno chiesto l’aiuto del Ministero della Cultura e dello Sport, oltre che di Alex Gilady, giornalista sportivo israeliano e membro del Comitato Olimpico Internazionale, ma non hanno ancora ricevuto risposta. Proprio recentemente, il Primo Ministro Malesiano Mahathir Bin Mohammad ha criticato la decisione del governo australiano di riconoscere Gerusalemme Ovest come capitale d’Israele: “Gerusalemme è sempre stata territorio palestinese e tale deve rimanere,” ha detto.
Nisim Sasportas, presidente del Comitato Paralimpico Israeliano, ha rilasciato una dichiarazione a Ynet: “Da qualche tempo abbiamo cercato di garantire la nostra partecipazione ai campionati mondiali. In principio, tutti dicevano che avrebbe funzionato, ma non abbiamo ancora ricevuto un invito o visti. Stiamo continuando a fare pressione. Abbiamo ricevuto lettere di sostegno dal Comitato Paralimpico Internazionale, il Comitato Paralimpico Europeo e il Comitato degli Atleti Olimpici, e speriamo che permettano agli atleti e ai loro accompagnatori di partecipare.”
I precedenti
Nel 2010, il pugile Ilya Grad divenne il primo israeliano a poter entrare in Malesia, in quanto ricevette un permesso speciale per partecipare al reality show AXN Asia. Più di recente, ci sono stati casi di paesi islamici che hanno reso difficile agli israeliani partecipare a competizioni sportive: nel 2015, il surfista israeliano Maayan Davidovich entrò in Oman con un passaporto austriaco per il Campionato Mondiale di Surf, e non poté esporre la bandiera israeliana o cantare l’inno nazionale. Nello stesso anno, il giocatore di Badminton Misha Zilberman ricevette un visto solo all’ultimo minuto per giocare una partita in Indonesia.
Ma ci sono stati anche casi virtuosi rispetto al passato: l’anno scorso, per la prima volta, la squadra di judo israeliana ha potuto esporre la propria bandiera ad Abu Dhabi e recitare l’inno.
Inoltre, il mese prossimo i team israeliani di scherma e sollevamento pesi si recheranno negli Emirati Arabi Uniti dopo aver già ricevuto i visti necessari.