di Ilaria Ester Ramazzotti
Sorgeva ai confini del deserto del Sahara, sulle montagne del Marocco, nel piccolo villaggio di Tamanart. Là sono state rinvenute le rovine della sinagoga e i resti di quella che era la locale comunità ebraica. La scoperta è avvenuta per mano di una equipe di ricercatori israeliani, francesi e marocchini nel corso di uno studio preliminare sui siti ebraici della zona. Lo ha riportato Haaretz lo scorso 3 gennaio.
A contribuire alle fonti storiche, si contano anche le testimonianze della gente del posto, memore dei vicini ebrei che avevano lasciato l’area 70 anni fa. Secondo gli studiosi, una comunità ebraica era vissuta a Tamanart a partire dal XVI secolo fino all’inizio del XIX secolo. È quanto risulta da testi, documenti e amuleti cabalisti ritrovati in buono stato di conservazione nella genizah della sinagoga, nonostante sembri che la struttura sia stata danneggiata e saccheggiata, oltre che colpita da eventi naturali come inondazioni. Lo ha spiegato sempre a Haaretz il ricercatore dell’Università Ben-Gurion del Negev Orit Ouaknine-Yekutieli.
La sinagoga di Tamanart rientra oggi in un generale piano di restauro e ripristino di centinaia di siti ebraici di tutto il Paese, fra cui luoghi di culto e cimiteri, secondo quanto previsto dal provvedimento firmato alcune settimane fa da Re Mohammed VI del Marocco, emesso circa un anno dopo che Israele e Marocco hanno instaurato relazioni diplomatiche formali.
Si ritiene che le prime comunità ebraiche del Marocco siano state fondate più di 2000 anni fa. Alla metà del XX secolo la popolazione ebraica aveva raggiunto il numero di 250 mila persone. Si stima che oggi rimangano nel Paese solo 2 mila ebrei.