di Roberto Zadik
Col suo volto affilato e lo sguardo duro e sornione, il volto angoloso di Issur Danielovich Demsky, questo il vero nome di Kirk Douglas, ha rappresentato un simbolo di virilità e di espressività per il cinema internazionale. Stamattina è scomparso 103enne e la notizia ha subito attraversato i siti e i giornali di mezzo mondo. (Qui la notizia pubblicata da Mosaico in occasione del suo 100esimo compleanno).
Ben pochi però hanno approfondito il suo ebraismo e del suo amore per Israele, riscoperto nella terza età. Per molti anni la sua identità di americano figlio di una famiglia ebreo-russa molto povera e scarsamente acculturata, fuggita dalla repressione zarista rimase avvolta nel mistero. Ma nonostante le sue umili origini la sua vita sembra la realizzazione del cosiddetto “Sogno americano” titolo del capolavoro dello scrittore ebreo americano ashkenazita come lui, Norman Mailer, arrivato da umili origini alla fama internazionale con notevole successo di pubblico e critica. Famoso per la sua spigolosa personalità e i suoi ruoli forti e protagonistici, dal glaciale generale Dux di Orizzonti di gloria allo schiavo ribelle di Spartacus, entrambi girati con Kubrick, fino al disperato e inquieto Van Gogh del film Brama di vivere di Vincent Minelli, al cinico giornalista de L’asso nella manica di Billy Wilder, Kirk Douglas passò alla storia per le sue doti istrioniche e la sua espressività magnetica ed energica e per suo figlio Michael, che ne seguì il percorso cinematografico anche se in maniera completamente diversa.
Kirk l’ebreo
Ma quale era il suo rapporto con la sua identità ebraica e con Israele? A svelare alcuni interessanti particolari su questo tema, i siti Jewish Telegraphic Agency (JTA) e Aish.com con due omaggi in sua memoria. Da sempre, oltre alle sue doti di fascino, tenacia e intensità egli aveva anche un lato idealista, generoso e altruista e una forte spiritualità che col tempo si risvegliò soprattutto dopo la morte del quarto figlio, Eric, per overdose e un brutto incidente al quale miracolosamente sopravvisse. Fin da giovane sognava di fare l’attore, quando era all’Università e dopo quando era arruolato nella marina militare e con la sua consueta grinta raggiunse il suo obbiettivo.
Fra i suoi tanti ruoli, solo in una pellicola poco conosciuta e all’inizio della sua lunga carriera, recitò la parte dell’ebreo, nei Perseguitati del 1953 dove interpretò i panni di un reduce della Shoah. Nonostante fosse cresciuto laico, cercava di rispettare alcune festività come il digiuno dello Yom Kippur anche quando era sul set cinematografico, quando rivelò scherzosamente in un’intervista che “non è facile recitare certe scene maliziose con Lana Turner stomaco vuoto” e progressivamente si avvicinò al suo ebraismo.
Scampato miracolosamente nel 1991 a un grave incidente fra l’elicottero su cui viaggiava e un aereo, cominciò a riflettere “su cosa significasse essere ebreo cosa che finora davo per scontato” e sul significato della vita. Da lì è stato un crescendo, con assidue frequentazioni di corsi di Torah al fianco di grandi rabbini, celebrando a 83 anni il suo secondo Bar Mitzva dove dichiarò entusiasta “ora sono un uomo” (JTA).
Dopo aver sposato due donne non ebree, la consorte Anne Buydens invece si convertì all’ebraismo. Nella sua vita questo intenso personaggio ha vissuto momenti di grande successo e gioia e crisi profonde, dopo la morte del suo figlio più piccolo Eric, colpito da ictus che gli tolse la parola, grazie alla sua tenacia e a cure mediche intensive, la recuperò faticosamente anche se non del tutto, parlando lentamente e con difficoltà.
Perseguitato nell’adolescenza da atti di antisemitismo, come altri personaggi del cinema americano, in una America ben poco tollerante verso gli ebrei, egli si dedicò assiduamente allo sport, al wrestling e alla lotta, ma venne emarginato ed espulso dalle confraternite studentesche in quanto ebreo. Filantropo, legato alla sua identità ebraica, ma ben poco o nulla osservante, fece diverse donazioni a sinagoghe e centri di studio ebraici e notevole il suo legame con Israele.
A questo proposito, stando a quanto riportato da Aish, fra i tanti ricordi anche quello del premier israeliano Beniamin Nethanyahu che ha sottolineato come “oggi Israele è in lutto per la morte di un talentuoso ebreo e un grande sostenitore di Israele, come l’attore Kirk Douglas”.