di Michael Soncin
Aldo Zargani luminosa voce dell’ebraismo italiano se n’è andato all’età di 87 anni. Sopravvissuto all’Olocausto, consegna a tutti noi con i suoi scritti e la sua testimonianza, una preziosa eredità. Classe 1933, nativo di Torino, era una personalità amata e stimata da molti, lasciando, con la sua scomparsa un vuoto d’amara dolcezza.
Dopo l’emanazione delle leggi razziali del 1938 suo padre violinista all’Orchestra della Radio di Torino perde il lavoro. Si nasconderà poi col fratellino in un convento, per sfuggire alle persecuzioni antisemite per poi raggiungere i genitori rifugiati sulle montagne.
Terminata la guerra, continua i suoi studi avviando in seguito una carriera di successo presso la Rai.
È il 1995, un anno dopo il pensionamento quando pubblica Per violino solo. La mia infanzia nell’Aldiqua 1938-1945. Un libro di grande successo che ha raccolto apprezzamenti dalla critica e dal pubblico. Tradotto in inglese, francese, tedesco. Racconto autobiografico, peculiare poiché uno dei primi a trattare le conseguenze traumatiche che ebbero i bambini ebrei italiani a causa delle persecuzioni antisemite volute da Mussolini. Sette anni terribili. Dall’esclusione dalla scuola, all’arresto dei genitori, fino alla deportazione dei parenti. Ferite inguaribili, impossibili da scordare. Le vicende di un bambino magistralmente e virtuosamente narrate, con accenti humour qua e là, che lo annoverano tra le principali e imprescindibili letture da affrontare sul tema della Shoah.
Certe promesse d’amore dato alla stampa nel 1997 vuol esser il prosieguo del primo, dove parla del dopoguerra, quando lui è ormai un ragazzo, esplorando temi come “la scommessa del sionismo”, Israele dove si poteva immaginare una società nuova o il tema dell’amore per la sua compagna.
In bilico (noi ebrei e anche gli altri) edito da Marsilio nel recente 2017 è tra gli ultimi lavori da lui pubblicati. «Attraverso l’abile montaggio di voci sempre in bilico tra la commedia e la tragedia, i testi raccolti seguono il ritmo di percorsi narrativi che si alternano e si sovrappongono alla memoria nella personalissima ricerca estetica sulle contraddizioni umane di chi è stato a contatto con il male assoluto e lo sa raccontare. Sfiorandolo».
A Repubblica durante un’intervista del 2017 Zargani affermerà: “Penso di non poter smetter di esser un ebreo. Sebbene sia difficile dire che cosa sia un ebreo. Non è una parola, è una condizione che richiama un senso di alterità e di vuoto”. Il mestiere di scrittore sarà per lui come una “seconda carriera”, ed avrà un modo singolare di raccontare la memoria.
Il mondo ebraico ha accolto la scomparsa di Aldo Zargani definendola una grave perdita. Un personaggio di alto valore intellettuale, ironico, profondamente ebreo, una mente indipendente, libera da qualsiasi condizionamento. Zargani era questo e molto di più.
Ad unirsi al ricordo tutto il Consiglio UCEI e la Presidente dell’Unione Noemi Di Segni.
(Foto: Flickr)