di Michael Soncin
Se “non c’è il due senza il tre” per Bibi il quattro vien da sé. Il “Time”, storico settimanale americano, ha dedicato per la quarta volta la copertina a Beniamin Netanyahu oltre ad averlo recentemente inserito nella lista delle 100 persone più influenti nel mondo, assieme a personalità come il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg.
“I forti sopravvivono, al culmine della storia, l’Israele di Beniamin Netanyahu mette alla prova il limite del potere” è il titolo dello speciale a lui dedicato.
“Bibi, com’è universalmente conosciuto –scrive il Time -, ha vinto cinque elezioni e ha coltivato un Presidente degli Stati Uniti che sembra intenzionato ad esaudire ogni desiderio di Netanyahu. Perché allora non è di buon umore?”
“La spiacevole realtà – aggiunge il Time – è che Netanyahu si avvicina al summit della carriera con il suo potere personale, probabilmente a maggior rischio. I pubblici ministeri l’hanno minacciato d’incriminazione per accuse di corruzione. Ha fallito nel formare un governo dopo la sua ultima vittoria elettorale, ad aprile. Invece di passare l’estate distribuendo i ministeri agli alleati, Bibi si sta preparando per l’ennesima campagna, un’elezione per il prossimo settembre che metterà ancora una volta alla prova se l’Israele che è cresciuto fino ad assomigliare al suo primo ministro – prospero, potente e resiliente ma insicuro – lo vuole ancora”.
“Non guardo alla mia sopravvivenza”, dice al Time. “Guardo alla sopravvivenza del Paese, alla sua durabilità, al suo futuro.”
Definito da alcuni un pericolo per la democrazia del paese – ad esempio da Barack Hussein Obama, il quale afferma “Il regime di Netanyahu deve essere rovesciato” – per molti altri è invece una salvezza in grado di guidare un paese così complesso e complicato.
“ Netanyahu – si legge sulla rivista – definisce le accuse, un “intruglio“. “La gente, in generale, i miei sostenitori, è stata, semmai, stimolata da esso”, dice”.
“… A volte il potere della cultura – dalle parole di Netanyahu- e della leadership supera i limiti della geografia. E forse il nuovo paese, il giovane paese di Israele, ne è un esempio…”.