Oltre il silenzio: nuove indagini svelano la complicità delle Banche svizzere con il nazismo

Personaggi e Storie

di Marina Gersony
Alcune storie sembrano destinate a riaffiorare, come cicatrici che non smettono mai di fare male. La relazione tra le banche svizzere e il regime nazista è una di queste, una ferita che, nonostante il tempo, continua a sanguinare. Con ogni nuovo dettaglio che emerge getta un’ombra sulla tanto decantata neutralità della Svizzera durante la Seconda Guerra Mondiale.

In quegli anni oscuri, la Svizzera era vista come un rifugio, un faro di stabilità in un’Europa dilaniata dalla guerra. Per tanti ebrei europei, questo rappresentava una speranza: affidare i propri beni alle banche elvetiche sembrava l’unica via di uscita per preservare il proprio patrimonio o di ciò che restava. Ma, come si scopre oggi grazie a recenti indagini, quella fiducia fu spesso tradita, gettando una luce sinistra su un capitolo che la storia fatica ancora a digerire.

Le nuove inchieste rivelano che il coinvolgimento delle banche svizzere, in particolare il Credit Suisse con il regime nazista, era molto più profondo di quanto è già noto. La Svizzera pensava di aver fatto i conti con il suo passato di assistenza ai nazisti dopo che le strazianti indagini degli anni Novanta, quando furono denunciate queste complicità, si arrivò a un accordo di risarcimento di 1,25 miliardi di dollari per le vittime della Shoah. Tuttavia, le scoperte recenti dimostrano che quello che sapevamo finora era solo la superficie di una realtà ben più grave. Ed è solo la punta dell’iceberg.

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Infatti, una volta “messa a posto la coscienza”, le banche svizzere non si limitarono a chiudere un occhio: in molti casi furono attivamente coinvolte nel riciclaggio di beni rubati, in particolare quelli sottratti agli ebrei in fuga. Questo non si limitò a un semplice passaggio di denaro o beni, ma si tradusse in una vera e propria collaborazione tacita con la macchina di guerra nazista, un’operazione che avrebbe continuato a lasciare cicatrici su memoria storica e giustizia per decenni.

Oggi, un’indagine condotta da una commissione del Senato degli Stati Uniti, ha scoperto che la banca d’investimento in difficoltà Credit Suisse – oggi sussidiaria della banca d’investimento UBS – ha nascosto informazioni durante precedenti indagini sui conti bancari controllati dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

Decine di migliaia di documenti scoperti durante un esame in corso, hanno fornito nuove prove dell’esistenza di titolari di conti collegati ai nazisti, ha affermato la Commissione Bilancio del Senato in una dichiarazione pubblicata sabato.

Neil Barofsky, l’investigatore a capo di questa indagine, ha affrontato ostacoli non indifferenti per portare alla luce queste verità scomode. Rimosso temporaneamente dal suo incarico e poi reintegrato, Barofsky ha scoperto una mole impressionante di documenti che testimoniano il coinvolgimento diretto delle banche. «Le nostre indagini hanno rivelato una negligenza che sfiora la complicità», ha dichiarato, sollevando interrogativi cruciali sulla responsabilità storica delle istituzioni finanziarie svizzere.

Dietro una parvenza di neutralità, le banche elvetiche avrebbero tratto profitto dalla disperazione degli ebrei, appropriandosi delle loro ricchezze con la complicità del regime nazista. Le scoperte di Barofsky non sono solo numeri e documenti polverosi. Intanto, l’indagine della commissione del Senato prosegue.

Come non ricordare, infine, come dietro ogni conto ci sia una storia di sofferenza e tradimento? Una delle più emblematiche riguarda la famiglia Stern, tra le più rispettate famiglie di banchieri di Francoforte. Dopo la guerra, gli eredi dei Stern lottarono per anni per recuperare i fondi bloccati in Svizzera. Le banche, con la loro fredda burocrazia, richiedevano certificati di morte impossibili da ottenere per chi era perito nei campi di concentramento.

Tra i documenti più significativi emersi negli anni c’è anche il “Rapporto Eizenstat”, un dossier stilato dagli Alleati nel 1946. Questo rapporto dipinge un quadro inquietante: le banche svizzere non solo erano a conoscenza dei fondi rubati agli ebrei e delle risorse sottratte nei territori occupati, ma avevano un ruolo chiave nel nasconderli per conto del regime nazista. Per decenni, questo rapporto è rimasto sepolto nell’oblio, quasi dimenticato, ma oggi rappresenta una delle prove più schiaccianti delle connessioni finanziarie tra la Svizzera e il Terzo Reich. E non è la prima volta che lo scandalo delle banche svizzere affiora con forza.

La letteratura, a sua volta, ha più volte esplorato la questione. Swiss Banks and Jewish Souls di Gregg J. Rickman, pubblicato nel 1999, denunciava con forza queste ingiustizie. Rickman descrive come un numero incalcolabile di ebrei europei avesse depositato i propri beni nelle banche svizzere, fidandosi di una neutralità che si è rivelata, in molti casi, una facciata. Il suo libro è una cronaca dettagliata delle indagini di un piccolo gruppo di persone – un senatore americano, il Congresso Mondiale Ebraico e alcuni sopravvissuti all’Olocausto – che riuscirono a smascherare decenni di insabbiamenti. Nonostante le difficoltà, questa coalizione eterogenea portò alla luce la verità, ottenendo almeno un minimo di giustizia per le vittime e i loro eredi, e contribuendo a ridefinire l’immagine della Svizzera nel mondo.

 

Per approfondire

Esistono diverse opere che trattano il tema della confisca dei beni ebraici in Svizzera durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Eccone alcune di seguito: 

Svizzera: l’oro e i mortiLibro di Jean Ziegler che analizza il ruolo delle banche svizzere nel riciclaggio dei beni e del denaro confiscati agli ebrei durante l’Olocausto. Ziegler sostiene che le banche elvetiche fornirono a Hitler i fondi necessari per l’acquisto di armi.

Nazi Gold: The Full Story of the Fifty-Year Swiss-Nazi Conspiracy
Libro di Tom Bower che esamina la collaborazione tra le banche svizzere e il regime nazista, con particolare attenzione all’oro e ai beni sottratti agli ebrei.

Banking on Hitler: The Secret Financial Dealings of the Third Reich
Libro di Raymond J. Batvinis che esplora le transazioni finanziarie tra la Svizzera e la Germania nazista, inclusa la gestione dei beni ebraici confiscati.

The Rape of Europa: Documentario che tratta del saccheggio dell’arte europea da parte dei nazisti, con riferimenti al ruolo delle istituzioni finanziarie svizzere nella gestione dei beni sottratti.