Personalità israeliane chiedono agli Usa di ritirare l’invito al Congresso a Netanyahu

Personaggi e Storie

di Redazione
Ex funzionari e accademici israeliani hanno esortato mercoledì 26 giugno gli Stati Uniti a ritirare l’invito al Primo Ministro Benjamin Netanyahu a rivolgersi a una sessione congiunta del Congresso il mese prossimo. Un gruppo di influenti ex leader israeliani, in un articolo pubblicato sul New York Times, ha chiesto ai legislatori americani di ritirare l’invito per il discorso del 24 luglio.

Tra gli autori figurano David Harel, presidente dell’Accademia israeliana delle scienze e delle scienze umane; Tamir Pardo, ex direttore del Mossad; Talia Sasson, ex direttrice del dipartimento dei compiti speciali della Procura di Stato di Israele; l’ex primo ministro Ehud Barak; il premio Nobel Aaron Ciechanover e lo scrittore David Grossman.

Il gruppo ha sostenuto che l’apparizione di Netanyahu “non rappresenterà lo Stato di Israele e i suoi cittadini, e premierà la sua condotta scandalosa e distruttiva nei confronti del nostro Paese”.

Inoltre, ha espresso preoccupazione per la gestione del conflitto nella Striscia di Gaza da parte di Netanyahu, per il suo fallimento nell’assicurare “il rilascio degli ostaggi” e per la sua resistenza agli “sforzi degli Stati Uniti per stabilire un piano di pace”.

Gli autori hanno affermato che Netanyahu “non si è assunto la responsabilità per gli errori che hanno permesso l’assalto di Hamas” e non ha ancora istituito una “commissione d’inchiesta”.

Hanno inoltre criticato la sua continua spinta verso politiche autoritarie in mezzo ad altri conflitti nella regione e il suo ostacolo a potenziali accordi che avrebbero potuto portare al rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza.

“Molti israeliani hanno perso fiducia nel governo di Netanyahu”, dichiarano citando manifestazioni diffuse e sondaggi che mostrano il desiderio di “elezioni immediate”.

Il gruppo ha avvertito che il discorso di Netanyahu al Congresso sarà probabilmente usato per rafforzare la sua posizione politica e respingere le preoccupazioni espresse dall’opinione pubblica israeliana.

Gli autori hanno affermato che i legislatori statunitensi “dovrebbero chiedere a Netanyahu di rimanere a casa”.

Il 1° giugno, Netanyahu ha accettato l’invito dei quattro principali leader del Congresso degli Stati Uniti, esteso il giorno precedente e firmato da altri leader della Camera dei Rappresentanti e del Senato dei partiti democratico e repubblicano.