di Paolo Castellano
Se non fosse una vicenda realmente accaduta, il caso di Jonathan Pollard sarebbe stato la trama perfetta per un thriller di spionaggio. La conclusione della vicenda della spia del Mossad è arrivata il 22 novembre quando la giustizia degli Stati Uniti ha determinato la fine della sua condanna, dopo aver scontato 30 anni di carcere e 5 in semi-libertà. L’evento è stato salutato con favore dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dal presidente Reuven Rivlin.
Pollard lascerà gli USA e si trasferirà in Israele grazie all’intervento dell’uscente presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha voluto compiere un ultimo gesto in favore dell’attuale premier israeliano, annullando la clausola del divieto di espatrio.
Come riporta il Jerusalem Post, la storia di Pollard inizia nel 1985 quando l’ebreo americano, che lavorava nell’intelligence della Marina USA, venne arrestato dall’FBI per aver passato allo Stato ebraico delle informazioni segrete in possesso del governo degli Stati Uniti. 35 anni fa, la spia aveva tentato di sfuggire alla cattura, chiedendo asilo politico all’ambasciata israeliana di Washington.
Dunque, un ebreo di 31 anni nato in Texas ma cresciuto in Indiana, e figlio di un noto biologo, si apprestava ad entrare in carcere con l’accusa di spionaggio dove avrebbe passato 30 lunghi anni. Inoltre, il caso di Pollard è particolare: era la prima volta che un cittadino americano veniva arrestato per aver trasmesso informazioni “top-secret” a un alleato.
Per molto tempo, il caso Pollard provocò una spaccatura nei rapporti diplomatici tra Israele e Stati Uniti. Lo Stato ebraico chiese più volte la liberazione della spia del Mossad ma l’FBI e altri esponenti della politica americana respinsero le richieste israeliane. Israele era consapevole che le informazioni della spia del Mossad erano servite a rafforzare la sicurezza dei propri cittadini. Durante l’attività di spionaggio, Pollard informò il Mossad dello sviluppo delle armi chimiche in Iraq e Siria, degli eserciti arabi e della posizione del quartier generale dell’OLP a Tunisi attraverso preziose immagini satellitari – l’aviazione israeliana bombardò la base nel 1985.
«L’establishment dei servizi segreti americani ha messo in pericolo la sicurezza di Israele nascondendo informazioni cruciali», dichiarò Pollard, giustificando le sue azioni di spionaggio.