di Paolo Castellano
A inizio febbraio, in Polonia si è riacceso il dibattito sulla libertà di pensiero legato alle attività di ricerca storica sulle presunte collaborazioni polacche con i nazisti nello sterminio degli ebrei durante la Shoah. Le polemiche hanno ripreso forma dopo l’annuncio di una causa per diffamazione intentata contro due rispettati storici della Shoah. La coppia di ricercatori è finita nell’occhio del ciclone per aver scritto alcune frasi su un sindaco polacco che fu complice di un massacro.
Barbara Engelking, presidente del Consiglio internazionale di Auschwitz della Polonia, e il professor Jan Grabowski dell’Università di Ottawa hanno dato alle stampe e co-curato un saggio intitolato Night Without End che documenta i casi di complicità dei polacchi cattolici nell’attuazione del genocidio degli ebrei durante l’occupazione nazista nella Seconda guerra mondiale.
A denunciare i due studiosi per diffamazione è stata Filomena Leszczynska, anziana nipote di Edward Malinowski, sindaco del villaggio di Malinowo nel Nord-Est della Polonia che esercitò la sua carica durante il secondo conflitto mondiale.
Come riporta il Times of Israel, Leszczynska sostiene che il libro contenga “omissioni” ed “errori metodologici” che hanno danneggiato la reputazione dello zio defunto che invece si era prodigato nella protezione degli ebrei. Il centro della discussione è un breve passaggio del libro in cui si legge che il sindaco potrebbe essere stato implicato nel massacro locale di 22 ebrei per mano nazista.
Per di più, la battaglia legale della nipote del sindaco è supportata da Maciej Swirski, capo della Polish League Against Defamation, che organizza iniziative per “correggere le false informazioni sulla storia polacca e promuovere la conoscenza della storia e della cultura della Polonia”.
Infatti, Swirski ha rilasciato un’intervista all’AFP in cui ha affermato che gli errori commessi dagli storici “danneggiano il popolo polacco“. «La ricerca accademica deve essere condotta con probità», ha dichiarato l’attivista, aggiungendo che gli accademici stiano tentando di stabilire un consenso sulle corresponsabilità polacche durante la Shoah.
Pareri opposti dalla maggior parte delle istituzioni storiche ed ebraiche che promuove lo studio della tragedia ebraica. Per esempio lo Yad Vashem ha dichiarato che le accuse “equivalgono a un attacco agli sforzi per ottenere un quadro completo ed equilibrato della storia della Shoah“.
Nel marzo del 2018, il governo polacco ha approvato una legge che vieta a chiunque di attribuire una responsabilità polacca alle azioni dei nazisti in Polonia durante la Seconda guerra mondiale. Inizialmente era prevista una pena detentiva di tre anni che dopo molte critiche internazionali è stata abolita.