di Marina Gersony
In un contesto di rivelazioni storiche senza precedenti, emergono nuove prove del coinvolgimento di Papa Pio XII – nato Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli (1876 -1958) – nella conoscenza dei terribili crimini nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
Le recenti scoperte svelate dal giornalista Massimo Franco, nella sua intervista con l’archivista vaticano Giovanni Coco, gettano luce su una lettera datata 14 dicembre 1942 (per adesso l’unica ritrovata ma si presume ce ne siano altre), scritta da Lothar König, un gesuita tedesco antinazista, e indirizzata al segretario particolare di Papa Pio XII, Robert Leiber. Questa missiva, pubblicata su La Lettura del Corriere della Sera lo scorso 17 settembre, conferma che il Pontefice era a conoscenza degli orrori commessi dai nazisti nei campi di sterminio.
Nella lettera di König, si fa riferimento esplicito al forno crematorio delle SS nel lager di Bełzec, situato nella Polonia occupata dai tedeschi, e si menziona anche il campo di concentramento di Auschwitz, anche se un rapporto dettagliato su quest’ultimo non è stato ancora rintracciato. Queste rivelazioni gettano luce sul cuore tenebroso della Soluzione finale di Adolf Hitler per annientare completamente l’ebraismo europeo.
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Ciò che rende questa scoperta ancora più significativa è che questa lettera rappresenta l’unica testimonianza sopravvissuta di una corrispondenza che presumibilmente doveva essere mantenuta nel tempo. Questo fatto costituisce una prova fondamentale dell’esistenza di un flusso costante di informazioni sui crimini nazisti che raggiungeva la Santa Sede durante il genocidio in corso.
Fino a questo momento, in Vaticano si poteva sostenere che i lager fossero semplicemente campi di concentramento, ma le informazioni fornite da König vanno ben oltre questa concezione. Nella lettera, si afferma che nell’“altoforno” presso Rava Rus’ka, ovvero Bełzec, «ogni giorno muoiono fino a 6.000 uomini, soprattutto polacchi ed ebrei». Questa rivelazione espone la macchina della morte nazista nella sua indicibile atrocità.
Del resto il silenzio di Pio XII non è certo una novità, ed è stato oggetto di numerosi dibattiti accesi tra critici e difensori del Pontefice. La sua beatificazione, avviata nel 1967, è stata controversa all’interno della stessa Chiesa cattolica.
Tuttavia, il 2 marzo 2020, si è verificata una svolta importante con l’apertura degli archivi relativi al pontificato di Pio XII, che ha permesso agli studiosi di intensificare il loro lavoro per comprendere meglio il comportamento del Pontefice durante quel periodo cruciale. Si tratta di milioni di documenti relativi al suo Pontificato (1939-1958), i quali hanno il potenziale di essere studiati attraverso molteplici approcci, rilevanti sia per le questioni storiche che teologiche. Ci vorranno ad ogni modo decenni di esame e analisi per accertare il reale valore di questi archivi, stimati in almeno 16 milioni di pagine. Tuttavia, come si legge su Vatican news, alcune importanti scoperte sono pronte per esser condivise con il grande pubblico.
È evidente che durante la Seconda guerra mondiale, Pio XII ha preferito mantenere un profondo silenzio o esprimere la sua pena in termini generici di fronte agli orrori nazisti. Anche se potrebbe essere stato influenzato dalle circostanze, tra cui la possibilità di rappresaglie naziste contro i cattolici polacchi e il peso dell’eredità di secoli di avversione cristiana verso gli ebrei, la recente scoperta di nuovi elementi da parte di Coco rende impossibile negare la conoscenza di Pio XII riguardo al trattamento disumano inflitto alle vittime naziste.
Questi nuovi documenti rimettono in discussione il ruolo e il comportamento della Chiesa durante quel periodo oscuro della storia mondiale, gettando luce su uno dei capitoli più controversi del papato di Pio XII.
Ed è proprio in questi giorni, il 18 settembre, che le ricerche di Giovanni Coco vengono presentate nel volume intitolato Le “carte” di Pio XII oltre il mito. Eugenio Pacelli nelle sue carte personali. Cenni storici e inventario per l’Archivio apostolico vaticano; ricerche che costituiscono una tappa significativa nell’opera di ricostruzione storiografica in corso a partire dalla famosa lettera del dicembre 1942.
Infine, un’occasione per approfondire ulteriormente questi aspetti sarà offerta dal convegno internazionale in programma a Roma dal titolo “I nuovi documenti del Pontificato di Pio XII e il loro significato per le relazioni ebraico-cristiane: un dialogo tra storici e teologi. Come segnalato nei giorni scorsi su questo stesso sito, il convegno avrà luogo da lunedì 9 a mercoledì 11 ottobre presso la Pontificia Università Gregoriana si svolgerà sia in italiano che in inglese presso l’Aula Magna dell’ateneo. Tra gli ospiti, figurano Rav Riccardo Di Segni, Rabbino Capo di Roma; Iael Nidam-Orvieto, Direttrice dell’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme; Claudio Procaccia, Direttore del Dipartimento Cultura della Comunità Ebraica di Roma; e gli storici della Fondazione CDEC di Milano Liliana Picciotto e Michele Sarfatti. Mentre al termine dei lavori, i discorsi conclusivi saranno tenuti dalla Presidente UCEI Noemi Di Segni e da Raphael Schulz, Ambasciatore israeliano presso la Santa Sede. (L’evento verrà trasmesso in diretta streaming sul canale YouTube della Gregoriana).
Il Silenzio di Papa Pio XII: Una Storia Controversa
Il silenzio di Papa Pio XII di fronte ai crimini del Terzo Reich è stato oggetto di dibattito e controversia per decenni. Questo lungo periodo di silenzio e la mancanza di condanne esplicite del regime nazista hanno portato a un’enorme quantità di discussioni, analisi e polemiche sia all’interno che all’esterno della Chiesa cattolica. Ecco alcune delle chiavi di lettura più importanti riguardo al silenzio di Papa Pio XII durante il periodo della Seconda guerra mondiale:
Diplomazia e neutralità: Uno dei principali argomenti a favore del silenzio di Pio XII è che egli stava cercando di mantenere una posizione neutrale e diplomatica durante il conflitto. Questa posizione, sostenuta da alcuni storici e sostenitori della Chiesa, sostiene che una condanna aperta del regime nazista avrebbe potuto comportare rappresaglie contro i cattolici e rendere più difficile l’opera di soccorso ai perseguitati.
Avversione storica verso gli ebrei: Alcuni critici sostengono che il silenzio di Pio XII può essere spiegato anche in base a una lunga storia di avversione cristiana verso gli ebrei. Sebbene il Vaticano abbia smentito il carattere antisemita delle sue azioni e abbia cercato di difendersi da questa accusa, alcuni ritengono che ci fosse un pregiudizio radicato all’interno della Chiesa cattolica.
Timore delle rappresaglie: Come accennato, il timore di rappresaglie naziste contro i cattolici, in particolare in Polonia, potrebbe aver influenzato la decisione di Pio XII di rimanere in silenzio. La paura che una condanna aperta potesse peggiorare la situazione dei cattolici sotto il regime nazista potrebbe averlo portato a mantenere un profilo basso.
La beatificazione controversa: Il processo di beatificazione di Pio XII, avviato nel 1967, è stato controverso fin dall’inizio. Le preoccupazioni riguardo al suo silenzio durante la guerra e alla sua posizione nei confronti degli ebrei hanno portato a un dibattito acceso all’interno della Chiesa e tra gli storici.
La recente apertura degli archivi: Una svolta significativa è avvenuta nel 2020 con l’apertura degli archivi relativi al pontificato di Pio XII. Questo ha permesso agli storici di accedere a una vasta quantità di documenti e di intensificare il lavoro per capire meglio il comportamento del Pontefice durante quel periodo. Gli studi sul tema sono ancora in corso.