di Viviana Kasam
Passare ai giovani il testimone della lotta all’antisemitismo è uno degli obiettivi indispensabili affinché il passato non si ripeta. Ma ci si scontra spesso con il disinteresse delle nuove generazioni verso una realtà storica nella quale non si sentono coinvolti, soprattutto in Italia dove lo studio della storia del Novecento è spesso affidato alla buona volontà degli insegnanti a fine percorso scolastico.
Fa perciò piacere apprendere che una ragazza di 23 anni, Dasha Bough, studentessa all’Università di Harvard, ha realizzato un film di animazione rivolto in particolar modo ai giovani, per sfidare una delle più antiche, pericolose e persistenti teorie antisemite, ovvero che gli ebrei siano i protagonisti di una cospirazione segreta per il dominare il mondo.
“The Conspiracy” (da non confondere con l’omonimo film horror con Anthony Hopkins e Al Pacino, apparso l’anno scorso sugli schermi per la regia di Shintaro Shimosawa) ripercorre le origini di questo pregiudizio e racconta la storia di tre importanti famiglie ebraiche vittime delle teorie complottistiche negli ultimi due secoli: i banchieri Warburg in Germania e negli Stati Uniti, i Bronštejn dell’Ucraina, il cui figlio Lev Davidovič cambiò poi il suo nome in Trotsky, e i Dreyfus francesi, protagonisti dell’affaire Dreyfus che divise la Francia all’inizio del Novecento, e mise in luce la profonda vena di antisemitismo di un Paese che veniva erroneamente indentificato con la cosmopolita e tollerante Ville Lumière. Un antisemitismo confermato poi dal comportamento di una buona parte dei francesi durante la seconda guerra mondiale, una pagina vergognosa con cui la Francia non ha voluto fare i conti, esattamente come è successo in Italia -solo negli ultimi anni, grazie anche all’istituzione del Giorno della Memoria le cose stanno cambiando.
“Quando ho iniziato questo lavoro” spiega Dasha ”sapevo relativamente poco delle insidiose e antiche teorie della cospirazione. Ignoravo tutto sugli Anziani di Sion e sui loro Protocolli, che sono la radice delle teorie del complotto ebraico per il dominio del mondo. Un’opera di fantasia che continua a fare proseliti pur essendo stata ripetutamente screditata fin dalla sua comparsa all’inizio del XX secolo”. E che influenza purtroppo l’immaginario dei social, dove la teoria della cospirazione internazionale degli ebrei continua a imperversare. Basta pensare alle accuse rivolte al finanziere ebreo George Soros, diventato il capro espiatorio dei complottisti di estrema destra in tutto il mondo. Oppure alle dichiarazioni del giornalista trumpiano Tucker Carlson, o ancora alle recenti polemiche cha hanno coinvolto il rapper americano Kanye West e il comico afroamericano Dave Chapelle.
Originariamente il film era stato pensato come un tradizionale documentario realizzato attraverso interviste, ma la pandemia ha spinto il regista Maxim Pozdorovkin a optare, grazie alla collaborazione con la giovanissima Dasha Bough, che gli era stata segnalata da un professore di Harvard, per una insolita forma di animazione. Ogni personaggio, ambientazione e spazio architettonico è stato creato digitalmente da zero. I movimenti dei personaggi sono stati registrati in uno studio in Svizzera con attori professionisti di motion-capture, che Bough ha diretto tramite Zoom, causa Covid. I dati registrati dei movimenti sono stati poi mappati su modelli 3D. Ogni scena è stata disegnata a mano sui fotogrammi 3D, compresi i personaggi e l’ambiente, con un processo assolutamente innovativo nel settore dell’animazione. Un lavoro titanico realizzato da un piccolo gruppo di artisti, illustratori e compositori under-30. Nel dare spazio ai giovani l’America è ancora straordinaria.
“C’è voluto molto coraggio e un pizzico di follia per accettare la sfida di realizzare un lungometraggio completamente animato con un team così piccolo”, ha dichiarato Dasha alla Gazzetta di Harvard. “Avevamo 100 personaggi diversi da mostrare sullo schermo, tutti basati su figure storiche reali”. Noti attori ebrei, tra cui Liev Schreiber, Lake Bell, Ben Shenkman e Jason Alexander, hanno dato voce ai personaggi di Trotsky, Dreyfus e Max Warburg. Le vicende sono narrate dall’attrice Mayim Bialik.
Il documentario, in prossima uscita in America, ha dato a Bough l’opportunità di scavare in profondità nei pregiudizi antiebraici, un processo di ricerca che ha trovato allo stesso tempo coinvolgente e angosciante. “Le teorie cospiratorie, soprattutto oggi – dichiara- sono così seducenti nel modo in cui vengono raccontate dai media e dai social. Sono così facili da accettare. È ben più difficile rintracciare e analizzare le radici delle teorie complottistiche e raccontarle in un modo che catturi l’attenzione dei giovani e li faccia riflettere. La mia speranza è che il lavoro che abbiamo fatto ci riesca. E’ un modo esteticamente, tematicamente e narrativamente abbastanza diverso da tutto quello che c’è in giro e ci auguriamo che riesca a essere seducente quanto le teorie della cospirazione”. E aggiunge: “È stato un film pesante a cui lavorare e in cui immergersi per due anni, ma è stato bello. Mi sono convinta ogni giorno di più della necessità di fare un film che comunicasse l’orrore e l’assurdità di tutto ciò che stavamo imparando dalla ricerca. Ne sono uscita totalmente consapevole di quanto siano dannose, folli e intrecciate queste teorie cospirative, ma anche della difficoltà di comunicarlo in modo convincente. Spero di esserci riuscita e che questo film possa incidere nella coscienza degli spettatori”.
Non c’è che da augurarselo.